Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 155 del 04/03/2010

>> La nuova enologia, da Marsala al Vinitaly

04 Marzo 2010

La nuova enologia, da Marsala al Vinitaly

A Marsala cresce una nuova enologia e debutterà al Vinitaly, per la prima volta, con uno stand. Nel corso di laurea di viticoltura ed enologia della facoltà di Agraria dell’Università degli studi di Palermo, si punta sulla qualità dell’uva in cantina e sull’ottenimento di prodotti naturali. Il presidente del corso di laurea, Giancarlo Moschetti, ha individuato nelle potenzialità del territorio la strada per fare crescere e rafforzare il brand Sicilia. “Solo con un’uva di qualità si può diminuire il ricorso a prodotti aggiunti nel vino – spiega Moschetti -. L’enologia del futuro è un’enologia pulita, che valorizzi i vitigni autoctoni, che sfrutti le enormi potenzialità ampelografiche che vanta l’Isola, e che investa sulla tracciabilità”.
Il corso già attivo da otto anni e finanziato dalla Regione, ha una specializzazione sul clima mediterraneo caldo arido. Dalla zonazione alla selezione di lieviti selvaggi, i progetti di ricerca del corso mirano a fornire un ausilio tecnico scientifico alle aziende per la produzione, anche in termini di risparmio. “Basta avere un’uva di qualità per risparmiare nella produzione, afferma il presidente del corso -. Abbiamo circa una settantina di vitigni autoctoni censiti che potrebbero essere portati a vinificazione. Inoltre abbiamo scoperto che in Sicilia gli uccelli migratori transariani portano dall’Africa un lievito selvaggio, il Sacharomyces cerevisiae”. Un vantaggio per le aziende, come conferma l’enologo campano, poiché possono usare un lievito già pronto per l’ambiente del 2010, cosa che i lieviti attualmente utilizzati non sono perché selezionati negli anni passati”. Questa nuova enologia secondo Moschetti è la risorsa decisiva per il futuro della viticoltura siciliana, in grado di darle strumenti in più. Come lo è stata per la Campania, dove ha stimolato un’attenta ed oculata gestione del territorio con progetti di zonazione, consentendo di portare in auge vitigni come il Sagrentino o il Greco Musco, oggi divenuti vitigni di alto livello. “Le potenzialità ci sono. La Sicilia ha spazi immensi. Però si produce ancora troppo vino sfuso. Solo il 25% delle aziende imbottiglia ed è tracciabile. La Regione deve farsi carico della tracciabilità”. E aggiunge: “Bisogna pretendere l’imbottigliamento in loco, per favorire anche i piccoli produttori”. La nuova enologia in Sicilia però manca ancora di una progettualità a lungo termine. “La ricerca può far fare il salto di qualità. Perché consente di avvalersi delle innovazioni di processi e prodotti che si sviluppano in ambito internazionale”. Già pronte ad accogliere questa nuova generazione di enologi sono le piccole cantine e quelle emergenti. “I piccoli e medi produttori sono disposti a rischiare di più. Capiscono le potenzialità del territorio e che possono fare uscire, grazie alla ricerca,  prodotti di alto livello”.

M.L.