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Il dibattito

Vendite nella grande distribuzione, parlano i produttori

14 Settembre 2012
produttori produttori


Da sinistra Antonio Capaldo, Daniele Turozzi, Fabio Rizzoli, Filippo Cesarini Sforza,
Francesco Zonin, Josè Rallo, Riccardo Ravasio e Tobias Zingerle

Nessun calo. O, semmai cali minimi. Quasi nulli. I maggiori produttori di vino italiani sono d’accordo sul fatto che i dati Ismea che avevano evidenziato un calo di vendita di vino al dettaglio, non corrispondono alla realtà.

O meglio, dipingono una realtà diversa da quella che vivono i grossi produttori. Perché, come hanno detto quasi tutti, i consumatori di vino stanno più attenti ad acquistare il vino. Ma comunque si rivolgono sempre alle aziende che hanno un “nome” e di cui si fidano. Da Ferrari, passando per Zonin, fino a Capaldo. I maggiori produttori di vino in esclusiva per Cronache di Gusto ci raccontano i loro dati.
 
Daniele Turozzi, direttore commerciale di Ferrari: «Quando c’è crisi il marchio affermato offre sempre certezze, il “grande spumante” è da “grande avvenimento” e noi sappiamo che c’è sempre un battesimo, un matrimonio, un evento da celebrare col botto e il pubblico ci premia infatti abbiamo registrato un aumento del 10% sui volumi e un 8% sul valore», dice Turozzi. Per Ferrari, però, il calo che registra il mercato italiano c’è. «Ci sono sempre meno soldi e si cerca di risparmiare da qualche parte. Ma noi abbiamo lo sguardo fisso sul comparto che più ci interessa, quello delle bollicine ed lì che noi la sappiamo più lunga, per l’ un aumento del 0,6 per noi, è l’effetto del traino che ne fa il Prosecco a discapito di tutti gli altri segmenti delle bollicine, con i secchi in prima fila, seguiti dai dolci, dal classico, che lascia sul campo due punti in volumi e mentre l’aumento in dello 0,6 è solo l’effetto di un piccolo rialzo di listino».

Per Filippo Cesarini Sforza, direttore generale di Duca di Salaparuta, i dati Ismea non sono attendibili. «I dati che facciamo fare noi dall’Iri Infoscan, sono più affidabili. Se entriamo nell’ambito del vetro che esclude i brik e altri contenitori che non sono le bottiglie, l’aumento medio reale del valore cresce per noi del 2,1% in valore e che perde quasi l’1% in volumi, dati che ci fanno riflettere  perché 5/7 anni fa il mondo del vino cresceva a due cifre
 
Dati positivi anche per il consorzio Chianti Classico. Michele Cassano, vicepresidente del consorzio Chianti Classico, fornisce un dato inconfutabile: 23 milioni di bottiglie in otto mesi che vuol dire  + 12 % di crescita rispetto al 2011 che diventa 15 % se rapportato agli ultimi sei mesi. «Le aziende hanno privilegiato la qualità. Sottoponendosi a dei sacrifici, organizzando con azioni capillari i canali di vendita  e mirando ad elevare la il tasso di tipicità propria del Chianti e sondare e conquistare i marcati esteri».
 
Calma piatta senza turbolenze di mercato anche all’altoatesina Cantina di Caldaro una cooperativa di 450 soci che gestiscono quasi 300 ettari di vigne pregiate per affidare le uve al giovane e qualificato enologo Andreas Prast e si inseriscono di conseguenza nella schiera delle aziende vinicole di qualità più importanti d’Italia. Anche qui vendite, prezzi ed utili dall’andamento costante, senza flessioni ed in linea con l’ultimo semestre. Lo conferma anche Tobias Zingerle direttore commerciale: «Facciamo preminentemente Doc e la relazione vendite stilata un mese fa dimostra come ci sia un perfetto equilibrio nei gusti e nel consumo fra vini bianchi e rossi. Ma non siamo in grado di fare un distinguo relativo ai diversi canali. Di certo il nostro fiore all’occhiello è il Lago Caldara una Schiava in purezza molto apprezzato all’estero verso il quale finisce il 25% della nostra produzione».
 
Antonio Capaldo è il presidente di Feudi di San Gregorio. «C’è una flessione, ma siamo a livello contenuto e non certo di allarme. La fascia media, cioè il mercato che produce ottimi prodotti a prezzi accessibili, quello in cui siamo noi, ha fatto registrare un calo del 2 %. Poca cosa, paragonati ai numeri di fascia alta. Credo che stia calando in genere il consumo di vino. Ma i marchi conosciuti o le aziende che si sono distinte sul territorio, tengono abbastanza bene. Noi ci riteniamo fortunati. La gente fa delle rinunce anche dal punto di vista alimentare. E la bottiglia di vino è la prima cosa “che salta” nel carrello della spesa». 
 
Non ha letto i dati Ismea Fabio Rizzoli, AD del gruppo Mezzacorona. «Siamo proiettati principalmente verso l’estero. E lì i consumi ci sono e continuano a crescere. In Italia teniamo il passo. Usando una metafora sportiva, chiudiamo con un pareggio. Ma ci siamo accorti che si stanno abbassando le fasce di prodotto maggiormente acquistate. La gente tende ad acquistare prodotti di fascia inferiore. E stanno, però, aumentando i prezzi dei vini da tavola, proprio per questa richiesta dei consumatori».
 
Per Josè Rallo, produttrice a capo con i suoi familiari dell’azienda Donnafugata di Marsala, il calo dei consumi non è da imputare solo alla crisi economica che ha colpito il nostro Paese, ma ad un cambiamento nelle abitudini degli italiani. «Oggi facciamo tutti una vita più sedentaria. Prima il vino era considerato un alimento. Oggi non lo è più». Donnafugata, grazie alle vendite all’estere, registra un pareggio tra produzione e vendita. «Se dovessi vendere solo in Italia sarei nei guai – dice la Rallo – Per fortuna il mercato estero, con Usa e Russia in testa, ci da grandi soddisfazioni. Tanto che riusciamo a piazzare i nostri “top” con un incremento del prezzo del 5 %».
 
Francesco Zonin, vicepresidente con delega alla supervisione commerciale e del marketing dell’azienda Zonin: «Non passerà ala storia come uno dei momenti più floridi del mercato – dice ma rimango sempre ottimista perché bisogna sempre contestualizzare questi dati. È un mercato ampio, in cui aziende leader hanno quote di mercato estremamente basse. Stiamo perdendo consumi e questo vuol dire che come insieme di aziende vitivinicole e viticultori dobbiamo trovare modo per rilanciare ed invogliare le persone al vino di qualità. Stanno comunque cambiando le abitudini delle persone. Il bicchiere di vino è praticamente scomparso dalle tavole. E “la caccia alle streghe” con l’etilometro ha dato un’ulteriore mazzata ai consumi nei ristoranti».
 
Riccardo Ravasio direttore vendite del gruppo Giv: «I dati divulgati dell’Ismea sono poco attendibili e comunque insignificanti. Da due tre anni si registra il solito andamento del punto in più e del punto in meno. Mai una cifra significativa. La media tra volume e valore  somma un dato insignificante del 3,2%.
Il mercato è stazionario da almeno tre anni.
La crescita c’è stata solo per il Prosecco che dopo aver goduto per cinque anni successi a due cifre ora si è posizionato stabilmente ad un +4 %.Per il resto il vino balla in parità da qualche anno».

Stefano Gurrera
Giorgio Vaiana