Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
La provocazione

La Champagne nella toilette: quando il marketing è tutto

16 Luglio 2013
toilette toilette

da Epernay Manuela Laiacona e Maria Antonietta Pioppo

“Sono più avanti di noi”, non c’è niente da fare.

Arrivano a promuovere il loro territorio e il loro patrimonio persino in luoghi, diciamo, non consoni, o come invece sosterrebbe qualche architetto designer “di grande effetto”. E viene da pensare che quel gap che ci differenzia dai cugini francesi possiamo ben dichiararlo incolmabile.


Toilette al ristorante Les Avises ad Avize

In Italia vedreste mai tutte e quattro le pareti di un bagno interamente tappezzate con la cartina del Chianti, o con la mappa del Franciacorta, o ancora con quella delle Langhe? La carta igienica sporgere dal muro proprio all’altezza dell’areale del Collio, o i campi Flegrei stare accanto al water a fare da sfondo allo spazzolone? Il Salento come scenografia al lavabo? Nella Champagne, a quanto pare, questo è un dignitosissimo modo per ricordare all’ospite dove si trova. Marketing del territorio in tutte le salse e ad ogni costo. Non è solo la trovata di un locale, il bagno citato si trova nell’Hotel Les Avises ad Avize gestito dal produttore Jacques Selosse, è più che altro manifestazione di una forma mentis che sottende la vita da queste parti. Qui non si perde occasione. Anche la più intima e fisiologica diventa buona per inculcare il brand Champagne. Non c’è particolare che non si riferisca al tesoro che vanta l’areale e che lo ha reso e lo rende icona in tutto il mondo. Così da Marilyn Monroe alla tavolozza del water tutto serve per radicarsi nell’immaginario dei wine lover. Viaggiare per la Champagne significa sottoporsi ad un bombardamento continuo, strategicamente ben pensato, che si traduce in forme di comunicazione efficienti ed efficaci, pittoresche, che prendono forma in elementi decorativi e organizzati per raccontare una grande e perenne storia suggestiva, nella quale il visitatore è chiamato a farne parte in prima persona. Niente di diverso poi da quello che si fa nelle altre grandi regioni del vino del Paese, con la Borgogna in testa o in quelli oltreoceano (vedi Napa Valley e Sonoma). E niente di nuovo da ribadire, del resto scriviamo in continuazione e raccogliamo sempre testimonianze su come altrove si è più evoluti in fatto di comunicazione del territorio sottolineando, fino alla nausea, l’arretratezza dell’Italia. Ma non ci si stanca mai di farlo notare, e diventa allora urgente, inevitabile, “uno sfogo” a caldo dopo avere fatto lì una breve incursione

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Così “vengono i nervi” (concedete l’espressione) a notare certe cose. A partire dalla cartellonistica. Impera capillare, coerente ed organizzata, dalle grandi arterie alle stradine di contrada. Un sistema di promozione alla fine elementare e, non si capisce perché, a cui noi sembriamo completamente essere refrattari (a parte qualche caso sparuto): la comunicazione della strada del vino della Champagne; la pubblicità del villaggio che sponsorizza la propria classificazione e dà il ben venuto al visitatore; le insegne dei grandi marchi e delle famiglie di vigneron; poi le segnaletiche a tutti gli incroci, all’ingresso e all’interno dei villaggi, che indicano le cantine lì presenti e la direzione da prendere; per non parlare delle installazioni. Da botti vere, a torchi dismessi, da antiche imbottigliatrici a trattori decorati con i fiori, da giganti sciampagnotte a centinaia di motti, frasi, aforismi, murales che arricchiscono finestre, cancelli e portoni, anche di privati, fino ad arrivare alle “cappelle votive” dedicate a Dom Perignon, c’è un proliferare di dettagli che concorre a condire il tutto. Sembra che il motto sia “meglio sempre abbondare, che non guasta mai”. Insomma allo Champagne davvero non si sfugge. Accompagna sempre la sensazione di trovarsi, in qualche modo, in una Disneyland del vino o in un mondo delle favole. Scenografia a parte, c’è poi la nota dolente (per noi): il tanto decantato “fare sistema”. Signori miei, anche solo una chiacchierata di cinque minuti con un qualsiasi produttore e protagonista della Champagne, che esso sia un vigneron o che faccia parte dei negociant, valgono come un seminario tenuto dal più esperto dei guru di marketing del vino.

 E’ fortissima in loro la consapevolezza di fare parte di una stessa squadra, al di là delle dovute differenze. Anche in questo caso, non perdono occasione per comunicarla e ribadirla. Avendo incontrato diversi soggetti appartenenti ai tre mondi produttivi in cui si divide la realtà della Champagne, si è constatata una tale determinazione a tenere alto il marchio del territorio che ciascuno racconta la propria storia e promuove quella dei “colleghi” invogliando il visitatore a fare loro una visita. E non solo, inondano di informazioni su altri protagonisti del territorio come chef da conoscere, su luoghi dove degustare cucina locale e non, su posti da visitare.


Cartina della Côte des Blancs che usa per spiegare il territorio Rodolphe Péters a Mesnil


La produttrice Agnes Corbon mentre illustra la cartina dipinta sulle vasche di cemento

Ti accolgono con il loro biglietto da visita in mano, mostrando brochure, facendo trovare sempre pronta una cartina della Champagne da illustrare e commentare. Non denigrano mai, ripeto, mai le filosofie o le scelte di produzione delle altre cantine. E su questo prendete appunti. Non esiste quell’abitudine, tutta italiana, di descrivere il proprio modo di intendere e fare il vino partendo dalle differenze con gli altri. Sostengono anzi il valore della coesistenza di diversi percorsi, perché sono “ciò che rende grande lo Champagne”, come hanno tutti più volte dichiarato. Che si possa trattare di una messa in scena o meno, poco importa, intanto il visitatore lo hanno conquistato, gli hanno trasmesso il possibile e tutto ciò che c’è da sapere in pochissimo tempo, inebriandolo di racconti e inviti. E non è stato un comportamento indotto dal fatto che si fosse lì anche in rappresentanza di una testata di settore, anzi la maggior parte di essi ignorava la reale identità desiderosi di accogliere semplicemente un qualsivoglia “visitatore” per fargli vivere un’esperienza da portare poi a casa. La trattazione potrebbe dilungarsi, perché merita una nota anche la professionalità e la preparazione del personale e il livello del servizio riscontrati in qualsiasi tipologia di locale in lungo e in largo nella Champagne, ma queste pillole sono sufficienti per rimettere in moto il solito ragionare su come presentare e valorizzare il nostro territorio, esercizio a cui non ci si deve mai sottrarre se vogliamo essere pronti, allenati e in forma in questa affannosa corsa alla conquista dello scenario internazionale.