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L'incontro

Il ministro Catania al convegno sulla Pac: “Monti pressa la Eu: L’Italia deve avere per quanto dà”

15 Dicembre 2012
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da sinistra il Ministro Mario Catania, l'On. Giovanni La Via,
il Commissario europeo Dacian Cioloş, e l'assessore Dario Cartabellotta

“Questo 14 dicembre sarebbe stata una data da incorniciare.

E soprattutto da festeggiare con il varo della riforma della Pac che avrebbe messo a disposizione somme significative per far cambiar faccia ad un agricoltura siciliana, italiana e europea già proiettata culturalmente verso il terzo millennio”. E' il rammarico esternato dall'onorevole Giovanni La Via uno dei tre relatori della nuova Pac e, a rovinargli la festa, è stato, come già si sa, l'ultimo vertice europeo dei Capi di stato e di governo riunitosi a Bruxelles il 22 e 23 del mese scorso per deliberare sul quadro finanziario dell'Unione europea del periodo 2014-20. E chiusosi poi, con un demoralizzante nulla di fatto.

Così il convegno “La Pac dopo il 2013. Il processo di riforma della nuova Politica agricola comune” organizzato dal Gruppo PPE del Parlamento Europeo, al Centro fieristico “Le Ciminiere” di Catania, e a cui hanno partecipato il Commissario europeo per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale, Dacian Cioloş il Ministro italiano per le Politiche Agricole e Forestali, Mario Catania e il neo assessore regionale all'agricoltura Dario Cartabellotta – si è rivelato una rassegna di buoni propositi, confortanti ottimismi e lamentosi mugugni. Per tirar su il morale ha esordito il ministro Mario Catania tutt'altro che scoraggiato dagli ottomila emendamenti, posati sul tavolo delle proposte presentate da Dacian Cioloş. “Il governo italiano ha lavorato bene grazie anche alla personale gestione del presidente Monti. Che non ha mancato di far conoscere che l'Italia versa all'Europa, senza ottenere il giusto ritorno, un budget di contribuzione così elevato da giustificare la pretesa di un ritorno di risorse che sia prossimo al livello di contributo versato. Quello che chiediamo inoltre sono le regole idonee a tutelare quelle caratteristiche, articolate e multiformi, come ne fornisce un esempio l'agricoltura siciliana, che sono tipiche e diverse quasi di regione in regione e per tutto il nostro stivale”.

Anche per Dacian Cioloş “c'è la necessità di attivare quelle sensibili, diverse e molteplici attenzioni verso la collettività degli agricoltori: la prima che faccia rinforzare i meccanismi di gestione del mercato e una seconda che agevolino i dispositivi atti a rinvigorire gli investimenti per gli agricoltori che hanno un ruolo specifico in certe regioni dove la sostenibilità ambientale è un aspetto prioritario. Infine il ruolo dello sviluppo rurale: che sia appunto riconosciuto politicamente. Tutto questo aiuta ad attendere con maggiore ottimismo. Per chi sa leggere bene i numeri forse potrà capire agevolmente che la riduzione dei bilanci non sia così sottrattiva come sembra”.

Un'esplosione di ottimismo che ha rinfrancato anche l'Assessore all'Agricoltura della regione Sicilia Dario Cartabellotta: ” Mi confortano molto le parole e la proposta del commissario Cioloş ma anche e le sue assicurazioni sulla particolare attenzione verso quella politica agricola comunitaria che vuol guardare alle diverse agricolture, come nel trattato fondamentale in cui nacque questo nuovo modo di pensare l'agricoltura mediterranea. Noi non possiamo che ribadire l'essenzialità di questo ruolo che assolve una agricoltura siciliana fatta di vigneti, uliveti, agrumeti, grano duro e molto altro che del tutto ne fanno due patrimoni: uno culturale l'altro catastale che si quantifica in circa 700mila ettari di superficie. Polo di eccellenza di una agricoltura che non mi annoio mai a definirlo con le parole di Gesualdo Bufalino: le Sicilie sono una e mille e io non mi stanco mai di contarle”.

La conclusione dell'onorevole La Via scorre lungo l'incisione già tracciata dai precedenti relatori: “Questa Pac è una riforma che va definita in termini di confini e si muoverà nel solco di una agricoltura competitiva con regole adeguate a far sì che si possa competere sui mercati anche grazie all'introduzione di qualche strumento aggiuntivo già predisposto che possa supportare gli agricoltori in periodi di crisi e di difficoltà. Non abbiamo ancora chiaro il quadro delle risorse di cui disporremo ma è comunque una riforma che cambia il modo di fare agricoltura nel nostro continente europeo. E su questa riforma, il cui dibattito è ancora aperto, avremo ancora un paio di mesi per chiudere i testi regolamentari ma già ci avviamo lungo un percorso proficuo di confronti che non potrà non produrre effetti benefici. Grazie alla disponibilità del Commissario Dacian Cioloş: la sua disponibilità al confronto, spesso tra posizioni diverse, ha facilitato tante soluzioni a problemi complessi. Un percorso di confronto e di reciproca comprensione che ci porterà ad un equo e biblico “punto di sella”.

Sarà già tanto mantenere quel punto quando qui vediamo una Pac in fase di stallo e in Usa e in Cina i farmer che incassano 163 miliardi.

Stefano Gurrera