Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
L'incontro

Mercati esteri, esperti e produttori discutono sul modello delle quattro E

03 Giugno 2013
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Da sinistra Vincenzo Tumminello, Valentina Argiolas, Giovanni Chelo, Josè Rallo,
Luigi Rubino, Fabrizio Carrera, Fabio Montuori e Stefania Paxhia

Riesce a produrre tanto (più di tutti) e anche bene.

Il Veneto è la regione italiana col miglior rapporto quantità/qualità nella produzione vinicola. La Sicilia sta bene per quantità. Si attesta attorno al 12% ed è quarta dietro Veneto (21%), Emilia Romagna e Puglia (rispettivamente poco sopra e poco sotto il 15%). Ma l’Isola rimane a  metà strada per qualità, aspetto per il quale dominano Friuli e Trentino Alto Adige.

È uno dei tanti dati emersi durante il “Forum Economie Filiera Vitivinicola della Sicilia”. che si è svolto a Contessa Entellina, alla Tenuta Donnafugata con Josè Rallo a fare gli onori di casa. Il rapporto quantità/qualità è uno dei tanti aspetti illustrati da Fabio Montuori, analista di settore per Unicredit. Hanno partecipato all’incontro anche Stefania Paxhia, ricercatrice di Aaster, Josè Rallo, titolare azienda vitivinicola Donnafugata, Valentina Argiolas, titolare della cantina Argiolas, Luigi Rubino, presidente  Consorzio Puglia Best Wine, e Vincenzo Tumminello, responsabile settore pubblico e rapporti con il Territorio Sicilia di UniCredit. La tavola rotonda è stata preceduta da un intervento di Giovanni Chelo, regional manager Sicilia di UniCredit.

Altri numeri. Nel 2012, nonostante le condizioni climatiche non favorevoli, la produzione del vino siciliano è cresciuto del 15,6%, tornando ai livelli del 2010. La produzione del vino in Sicilia aveva presentato un trend negativo dal 2009 al 2011 con un calo complessivo del 22% rispetto al 2009. Ma la qualità e la quantità della produzione da sole non bastano per competere sui mercati globali. Per Montuori bisogna mirare al modello delle 4 “E”: export, eccellenza, enoturismo e e-commerce”.

Così sono arrivate le proposte di Josè Rallo decisa a percorrere ancora “la strada dell’enoturismo, della promozione del vino siciliano all’estero, di migliorare l’e-commerce soprattutto in quei mercati emergenti come la Cina pieni di turisti metropolitani e winelovers decisi a scoprire le varie realtà vinicole del mondo”. Puntando sul fatto che “chi beve siciliano di solito ama la Sicilia e ama sperimentare, per questo – dice Rallo – bisogna trasformare in consumatori in turisti”. E viceversa, perché quando i turisti tornano nei loro Paesi “se hanno bevuto e avuto un’ottima esperienza in Sicilia – afferma  la titolare di Donnafugata  – torneranno a bere siciliano e magari si trasformeranno in preziosi promotori dei nostri prodotti”. Cercando magari di evitare quello che succede con la Germania. È la prima nazione per consumo di vino siciliano nel mondo ma sono ancora pochi (2% del totale italiano) i turisti tedeschi che l’Isola riesce ad attrarre.

Fra. S.