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L'intervento

Americani “spreconi” di cibo: un terzo finisce tra i rifiuti. La Fao: “Obiettivo fame zero”

05 Febbraio 2015
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Gli “spreconi” di cibo nel mondo sono gli americani, gli australiani e gli europei, che gettano nel contenitore dei rifiuti oltre un terzo del loro cibo. Mentre nel mondo la piaga della fame e della denutrizione è molto grave ed estesa.

L’allarme è di Josè Graziano Da Silva, direttore della Fao che punta all’obiettivo “Fame zero”.
In un’intervista al Corriere della Sera, Da Silva dice che non si tratta di un sogno, ma di un’ipotesi plausibile. E la campagna di sensibilizzazione partirà proprio con l’Expo, dove la Fao non avrà un singolo stand, ma si troverà “a macchia di leopardo” in più sezioni e padiglioni.

I risultati positivi già ci sono, però. “Grazie al lavoro fatto sul primo Obiettivo del Millennio, ossia dimezzare la percentuale di affamati rispetto al 1990/92, l’incidenza della fame sulla popolazione globale è diminuita di circa il 40 per cento, passando dal 18,7 all’11,3 per cento. Nello stesso periodo, oltre 200 milioni di persone sono uscite dalla fame. Il nostro impegno, adesso, è eliminarla del tutto”, dice Da Silva al Corriere.

Nella cartina pubblicata dal quotidiano milanese, è evidente lo squilibrio tra chi il cibo lo getta nei contenitori dei rifiuti e di chi, invece, lo desidera.
Al primo posto degli spreconi, gli americani del Nord, che sprecano 300 chili di cibo a testa all’anno. A parimerito, gli abitanti dell’Oceania; seguono gli europei con 280 chili di cibo sprecato a testa all’anno.  Chiudono, l’Asia industrializzata (230 chili), l’America Latina (210 chili l’anno di cibo sprecato), il Nord Africa e l’Asia centrale ed occidentale(210 chili), l’Africa Sub Sahariana (160 chili) ed il Sud e Sud-est dell’Asia (120 chili).


(La cartina pubblicaata dal Corriere che evidenzia gli “spreconi” di cibo)

In parallelo ci sono i numeri impietosi sulla fame nel mondo. Sono ancora 805 milioni le persone che soffrono la fame. Vent’anni fa erano più di un miliardo. Ma ancora si può fare molto di più.
“La sfida all’Expo è quella diportare la voce di 805 milioni di persone che ancora oggi soffrono la fame – dice Da Silva -. Il nostro slogan sarà “Sfida fame Zero: uniti per un mondo sostenibile”. È la sfida lanciata a New York dal Segretario Generale, che ci vede uniti per un mondo libero dalla fame, un problema che davvero può essere risolto nell’arco della nostra generazione. Ma se vogliamo vincere la battaglia contro la fame dobbiamo investire di più nell’agricoltura sostenibile e riconoscere il ruolo fondamentale degli agricoltori”.

Per Da Silva, tutti possono fare qualcosa: “Basti pensare  al fatto che oggi un terzo del cibo venduto nelle nostre città viene buttato via, e con esso tutta l’acqua, l’energia e gli elementi utilizzati per produrlo. Uno spreco insulso che ha conseguenze devastanti sulle risorse naturali. Sprecare cibo, suolo, energia, risorse, è un lusso che non ci possiamo più permettere”. 

L’Expo, sarà per la Fao, anche l’occasione di parlare di uno scenario globale allarmante. “I cambiamenti climatici stanno mettendo alla prova i nostri sistemi alimentari e le statistiche dicono che per sfamare i futuri nove miliardi di abitanti della Terra, la produzione agricola dovrà aumentare del 60 per cento entro il 2050 – dice Da Silva -. Ma soprattutto, questo è un mondo in cui oggi 805 milioni di persone soffrono la fame, e 165 milioni sono bambini. Oltre due miliardi di persone soffrono di carenze di micronutrienti, o “fame nascosta”, cioè non assumono vitamine o minerali in misura sufficiente a condurre una vita sana e attiva. Al tempo stesso, cresce rapidamente il problema dell’obesità, con circa mezzo miliardo di persone obese e un miliardo e mezzo di persone in sovrappeso. Molti Paesi in via di sviluppo, in specie quelli con reddito medio, si trovano oggi a dover combattere contemporaneamente sia la fame che l’obesità”. 

C.d.G.