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Taormina Gourmet 2016

Kuaska incanta a Taormina Gourmet: “Si fa presto a dire birrifici artigianali”

15 Ottobre 2016
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(Lorenzo Dabove “Kuaska e Mauro Ricci)

“Cominciamo a dire che artigianale è un termine un po’ approssimativo”. Inizia così la lezione di Lorenzo Dabove, in arte Kuaska, divisa in due masterclass che parla a 360 gradi del movimento birraio mondiale. Da come è nato e sviluppato nel mondo in Italia e di che direzione sta prendendo Insieme a lui, in conduzione, Mauro Ricci.

“In atto è in corso una rivoluzione mondiale della birra artigianale”, dice Kuaska che ha raccontato un po’ del movimento -, nata negli Stati Uniti negli anni ’80, dopo che l’industria aveva un po’ appiattito il gusto. Poi, con la facilità di viaggiare, spostarsi, in America sono nati circa 20 stili di versi di birra artigianale”.
Per Kuaska il problema è il numero dei birrifici: sono 1.180 produttori, “un numero pazzesco”, dice Kuaska.

Il futuro? “Non ho certo la sfera di cristallo – dice Kuaska – ma credo che il fattore determinante sarà la capacità imprenditoriale dei birrai, di sapersi fare i conti. Rimarranno, insomma, solo i migliori imprenditori”.
Kuaska, nelle due masterclass, ha portato in degustazione dieci birre, una più buona delle altre, a volte facendo intervenire proprio i produttori che hanno raccontato la loro storia ed i loro progetti.

Le note delle birre degustate
Oppale – 32, Via dei Birrai: birra ad alta fermentazione, non ha alcuna spezia, molto di base, freschezza incredibile; al naso mela, nota di erba cipollina, note erbacee; in bocca nota di amaro violento, ma stupendo

Magarìa – A Magara: il nome della birra viene dal nome che in Calabria veniva dato alle streghe. Al naso, sentori di fondi di caffè, affumicato, liquirizia, frutta secca, una birra molto violenta al naso; in bocca finale secco, un po’ amaro, da abbinare ai crostacei. Ottima per fare il birramisù

Staion – Bionoc: una birra rustica con lieviti liquidi. La birra più belga bevuta oggi, con sentori di buccia d’arancia e coriandolo

Xyauyù – Le Baladin: la birra in cui emerge tutto il genio di Teo Musso. Il nome della birra è un’invenzione di Musso, una sua ipotetica figlia immaginaria. Ha tentato, riuscendoci, di riprodurre i sentori del vino Solera. Al naso subito uva sultanina, una parte un po’ salata che ricorda la salsa di soia; in bocca morbido, sentori di frutta secca, da abbinare con il cioccolato e anche con il foie gras.

Flinder Rose – Lord Chambray: Una gose prodotta nell’isola di Malta da due ragazzi italiani. Una birra di emanazione inglese, alta fermentazione, stile moderno, con ingredienti locali. Una birra fresca e floreale al naso; in bocca pulita e fresca, da godersi.

Barley (Sardegna) – BB7: fruttato freschissimo, pesca e mela soprattutto; una birra da sette gradi, fine e persistente, arricchita da mosto fatto di uva
 
Batzen (Alto Adige) – Whiskey Porter: Note di vaniglia, di legno, un birra morbida, leggero sentore di avena e fondo del caffè
 
Lariano (Lombardia) – Grigna: lo stile più comune al mondo in questo momento. Birra di bassa fermentazione, non filtrata e non pastorizzata. Al naso malto, mela golden, in bocca finale erbaceo, molto fine, ricorda quasi il fieno. Non ha quasi rivali nella sua categoria
 
Pontino (Lazio) – Runner Ale: una birra americana fatta in Italia, nota agrumata nettissima, luppolo molto nitido, contrasto dolce/amaro piacevole; al palato amaro violento, ma gradevole
 
Wold Top Brewing (Yorkshire, UK) – Bitter: al naso tipica birra inglese, sentori leggermente tostati e fruttati, qualche nota di arancia amara e di ginger; in bocca note di caramello, un amaro che ricorda liquirizia in radice; una birra di grande beva

G.V. 


ALCUNE IMMAGINI DELLE DUE MASTERCLASS