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La manifestazione

Da Italia in Rosa un monito per le aziende: “Non sottovalutare la produzione di rosati”

05 Giugno 2017
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L'analisi di un mercato in costante crescita e la possibilità dei nostri vini di sfondare all'estero

di Federico Latteri

Grande successo per l’edizione del decennale di Italia in Rosa, rassegna dedicata al mondo dei vini rosati che si è tenuta presso il castello di Moniga del Garda. 

Numerosissimi i visitatori, circa 2.600 presenze solo nella prima giornata. Cifre record anche per quanto riguarda le etichette in degustazione, oltre 200 e le aziende partecipanti, 141, provenienti da ogni parte d’Italia, dall’Alto Adige alla Sicilia con Valtènesi e Puglia i territori maggiormente rappresentati. Seguitissime anche le degustazioni guidate, sei in tutto, organizzate nei pomeriggi delle tre giornate. Molto interessante il convegno che si è tenuto nella sede del Consorzio Valtènesi, “Da moda a denominazione: come cambia il mercato dei rosè”, un momento di approfondimento ricco di argomenti interessanti e spunti di riflessione. All’incontro moderato da Carlo Alberto Panont, direttore del Consorzio Valtènesi, hanno partecipato Luigi Alberti, presidente di Italia in Rosa, Alessandro Luzzago, presidente del Consorzio Valtènesi, Jlenia Gigante di deGusto Salento e Jean Marc Ducasse, buyer manager del Pink Rosè Festival di Cannes. Quest’ultimo ha esposto i risultati della prima edizione del Festival di Cannes in merito alle esigenze di 78 buyer provenienti da 31 diversi paesi. Le richieste hanno visto primeggiare l’Italia con una percentuale del 24 %, seguita da Francia e Spagna. Veneto, Puglia, Abruzzo e Lombardia le regioni di maggiore interesse.

Inoltre si è lamentata l’assenza di altri territori della nostra Penisola, testimonianza questa che conferma il grande appeal del Made in Italy. Ducasse ha però sottolineato l’importanza di compiere uno sforzo maggiore nella comunicazione per rafforzare l’immagine dei rosati italiani e la loro presenza sui mercati, proprio per cogliere le straordinarie opportunità offerte nel momento attuale, nel quale assistiamo a crescite del consumo di questa tipologia di vini che arrivano anche a + 250 % in paesi come Regno Unito e Hong Kong o addirittura a + 750 % in Svezia. In Italia si rileva invece una stabilità. Ciò deve essere uno stimolo per lavorare con maggiore impegno e convinzione per la promozione un prodotto ancora poco presente nelle carte dei nostri ristoranti, specialmente se consideriamo la situazione all’Estero. Jlenia Gigante ha parlato della situazione del Salento, territorio dove il rosato non è mai stato una moda, ma è sempre stato consumato dalla gente del posto. Oggi è però molto difficile avere una presenza significativa sugli scaffali delle enoteche e nei ristoranti.

Per questo motivo Rosexpo, evento che si terrà a Lecce dall’8 al 10 giugno (leggi qui), sarà meno legato alle dinamiche territoriali e cercherà quanto più possibile di offrire l’opportunità di provare etichette provenienti da altre parti d’Italia e dall’estero, cercando così di creare un interesse maggiore per i vini rosè. Significativa la conclusione di Alessandro Luzzago che ha ripreso il significato del titolo del convegno, “Da moda a denominazione: come cambia il mercato dei rosè”, frase che racchiude in sé le strategie e gli obiettivi del consorzio Valtènesi le cui attività sono rivolte al rafforzamento dell’identità dei propri vini. Dunque prodotti che non sono espressione di una moda, ma di un territorio con caratteristiche uniche nel quale il rosato viene concepito come un primo vino, a partire dai vigneti preposti alla sua produzione. La crescita deve comunque seguire un doppio binario che prevede sviluppo sia individuale che dell’intero movimento italiano dei vini rosè. Occorre fare rete con le aree che hanno storicità e qualità in questo campo come Bardolino, l’altra importante Doc del Garda, Salento ed Abruzzo.

Dopo il convegno si è tenuta la cerimonia di premiazione della prima edizione del concorso Italia in Rosa Packaging, realizzato in collaborazione con Sanfaustino Label. Hanno partecipato 42 aziende e il riconoscimento per la migliore etichetta è andato all’agricola Bulgarini di Pozzolengo in provincia di Brescia seguita dalla veneta Tosian e dalla pugliese San Marzano. Infine la cerimonia per la consegna del trofeo Pompeo Molmenti, assegnato al miglior Chiaretto della vendemmia 2016. A trionfare è stato il Valtènesi Doc Chiaretto “La Moglie Ubriaca” 2016 dell’azienda La Basia di Puegnago del Garda.

ALCUNE IMMAGINI DELLA MANIFESTAZIONE


(Luigi Alberti, Carlo Alberto Panont e Alessandro Luzzago)


(Jean Marc Ducasse)


(Jlenia Gigante)


(I vini finalisti del concorso packaging: azienda Bulgarini, azienda Tosian e azienda San Marzano)


(Il vino vincitore del trofeo Pompeo Molmenti, Valtenesi Chiaretto La Moglie Ubriaca dell'azienda La Basia)


(La premiazione del trofeo Pompeo Molmenti)