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“Etna. I vini del vulcano”, il saggio di Salvo Foti tra scienza e sociologia

05 Aprile 2012

Esce la nuova edizione di “Etna. I vini del vulcano” edito da Giuseppe Maimone Editore e scritto da Salvo Foti, enologo e a capo del consorzio I Vigneri.

A sette anni dalla prima uscita del libro i contenuti del saggio si aggiornano con un’ampia sezione dedicata al sistema di allevamento ad alberello come strumento di salvaguardia del territorio e al valore delle antiche maestranze legate a questa pratica. Contributi scientifici e sociologici che arricchiscono la riflessione sul mondo Etna alla luce del successo che sta ottenendo come fenomeno enologico degli ultimi tempi.
 
Un libro per tecnici ma anche per appassionati che vogliono approfondire la conoscenza su questa isola del vino d’alta quota.
 
“Non ho voluto concentrarmi solo sugli aspetti agronomici – spiega Foti -. Cerco sempre di affrontare diversi punti di vista,  aspetto storico, aspetto sociale, antropologico, le mie esperienze tecniche e di ricerca scientifica sono solo il punto di partenza della mia analisi”.

Il libro rimarca l’unicità del territorio Etna riferendosi al passato, pescando nella storia. Fonti di questa ristampa sono infatti libri e documenti antichi.
 
“Molti parlano di vino dell’Etna ed è come se non fosse stato fatto nulla prima, ognuno dà una propria opinione, ma i grandi passi e gli studi più interessanti sono quelli compiuti nel passato. E per capire cosa sia oggi l’Etna bisogna attingere ai vecchi libri, come gli scritti di Domenico Sestini datati fine ‘700. Spesso oggi chi ritorna al passato viene osannato come innovatore, invece noi non siamo altro che continuatori”.

Recuperare la conoscenza sulle origini come  passo indispensabile per potere fare passi in avanti. Il futuro, come viene rimarcato costantemente nelle pagine del libro, non sarebbe altro che una forma di tutela del territorio. “L’alberello ha questa funzione. Non solo la migliore per motivi tecnici ma anche per ragioni estetiche, parlo dal punto di vista paesaggistico. L’alberello garantirebbe la salvaguardia di territori a rischio, dove potrebbero esserci problematiche pedoclimatiche. Un modo per contrastare la distruzione ampelografica del terreno, perché costringe l’uomo a ritornare ad avere il contatto con il terreno e a dialogare con la pianta. E’ un modello esportabile. Non è solo relegato all’Etna. Ne abbiamo avuto dimostrazione portandolo sulle Lipari o a Paceco”.

Questo tipo di viticoltura potrebbe essere volano per lo sviluppo del territorio e del comparto. “Ce lo dice la storia appunto – ribadisce l’enologo -. I Vigneri, come corporazione di viticultori nell’800, godeva di forza non solo sociale ma anche economica e finanziaria, tanto da sovvenzionare la rivolta contro i catalani”.

Il libro verrà distribuito in tutta Italia. Prezzo di copertina 15 euro.
 

C.d.G.