Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Cosa leggo

“L’antichef”, diario di una casalinga

29 Novembre 2012
antichefhp antichefhp

Ti passa per le mani un libro, di anni fa, e vieni attratto dal titolo: “l’antichef – dalla tavola alla favola”.

Capisci che devi sfogliarlo. Leggere almeno le prime pagine per capire di che si tratta. Poi te ne appassioni, sembra scritto da una persona di famiglia.

Protagonista l’atto di cucinare come fosse una dimostrazione di amore nei confronti di chi assaporerà quel piatto. Si racconta come nasce, le ore trascorse a cercare l’ingrediente giusto, l’abbinamento migliore per scoprire un nuovo modo per valorizzare quel sapore, il rumore delle posate e del mestolo, il corpo che si muone nello spazio di una cucina di casa. La ricetta è raccontata. È facile pensare che si stia lì a seguire i passaggi dettati dalla voce di una nonna, che dà il consiglio e ti allerta in anticipo sull’errore in cui è facile cadere.

Si parla di “fotografie color seppia”, di “legna per scaldarsi”, di “stufa a segatura”  e dell’odore del sugo, non solo degli ingredienti per farlo. Così cultura e storia si intrecciano in quella che è una ricetta fatta in casa, si rievocano quelle pagine scritte a mano anni prima con le correzioni sul margine per perfezionarle. Non si tratta di pagine di riviste patinate. La finestra si apre sul “mondo-casa”, come “nido”, dove “giocare a pasticciare con i bimbi, laboratorio per eccellenza per gli esperimenti, il posto dove organizzare il benvenuto per qualche amico che viene a trovarci”.

Nelle pagine emergono “grandi” e “piccoli” piatti, tutti curati e narrati con la stessa importanza e sacralità.
L’uovo al tegamino “con fantasia” ad esempio. La premessa che il libro fa a questo piatto è:  “avere fretta non vuol dire mangiare sempre affettati o scongelare i precotti nel micronde. Un uovo è buono, nutriente, e può essere anche diverso”.
Si può realizzare al pomodoro, al prosciutto e formaggio, con gli asparagi. Senza l’utilizzo di ingredienti introvabili che rendono i piatti “irriconoscibili”. La semplicità vince, insieme al gusto genuino. In pratica? L'autrice spiega anche come farlo. Per esempio, fare un uovo al tegamino con prosciutto e formaggio: Nella padella antiaderente appena unta d’olio, si dispone una fetta a testa di prosciutto, non troppo magro (meglio sarebbe il rigatino), lo si lascia solo scaldare prima di aggiungere sopra una fetta sottile a testa di pecorino fresco (in mancanza una sottiletta può andare) e poi subito si cuociono le uova all’occhio di bue salandole pochissimo”

Il gioco è fatto. L’essenza di queste ricette raccontate ti costringe a guardare in frigo quali ingredienti si hanno a disposizione e ad iniziare l'esperimento ai fornelli. Ecco che quella ricetta diventa propria ed il racconto acquista un sapore reale, si materializza.

“L’antichef – dalla tavola alla favola” di Letizia Nucciotti, edito da Stampa Alternativa, 2003, 18 euro, 409 pagine.

Lucrezia Balducci