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Taormina Gourmet 2021

Ecco perché la cantina De Bartoli è il Grillo: a Taormina Gourmet una grande verticale

25 Ottobre 2021
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È una zona occidentale della Sicilia in cui si coltiva il 60% dell’uva di tutta l’isola. Ci sarà una vocazione?

Ebbene la cittadina di Marsala in provincia di Trapani è un Paradiso in terra che regala emozioni e sapori per il vino e per l’esattezza anche per il Grillo. Un rilancio che si compie anche al Taormina Gourmet 2021 non in punta di piedi, ma con una punta di orgoglio per la famiglia De Bartoli che oggi pomeriggio porta la propria Masterclass De Bartoli e (è) il Grillo. A sciorinare la storia di queste importanti cantine a partire dall’artefice e visionario Marco è il figlio Renato che ha preso in mano soprattutto la voglia di progresso e sperimentazione. De Bartoli spicca con le sue due cantine: Cantina di Pantelleria “Bukkuram” (“padre della vigna” in arabo, con 5 ettari di superficie), localizzata in un dammuso del ‘700, dove si crea il gioiello più brillante – il Marsala e lo Zibibbo – e la Cantina di Marsala “Samperi”, dove si produce il protagonista di oggi “Grappoli del Grillo”. Entrambe sono così denominate dal nome della contrada in cui sorgono.

Nessuno negli anni ’80 produceva il Grillo. Oggi al “Taormina Gourmet 2021”, abbiamo assistito ad una strepitosa verticale di Grappoli del Grillo per una delle più simboliche etichette del vino nell’intera Trinacria. “Mio padre aveva difficoltà a trasmettere che il Grillo esisteva – confessa Renato – Quando mio padre ha sperimentato l’uva grillo e ha scoperto che si scavalca il Marsala, si è giunti alla conclusione che dall’utilizzo del freddo si sviluppa la differenza”. Per esempio, Renato, racconta di aver tentato persino l’imbottigliamento con i tappi in vetro che non hanno reso nella qualità del vino. Dal 2008 questo imprenditore ha adottato l’impiego di una botte marsalese che raccoglie la tradizione di grandi bottai. La manovra è stata quella di “defrancesizzare” il mantenimento dei prodotti, ma non si poteva fare a meno di restare legati al legno francese con un nuovo formato. Così il loro vino viene immesso in botti chiamate pipe e piponi che si presentano quasi cubiche. “La bottiglia di mio padre era una bardolese – continua – , io l’ho cambiata in una borgognese.  Ho sempre messo in discussione tutto”. Immaginiamo Marsala d’estate con 35° all’ombra. Ci vuole tanta pazienza, tanto impegno e sacrificio per intercettare un metodo per abbassare le temperature di vinificazione. Quest’anno, per l’azienda De Bartoli è il 31° anno di vendemmia e “si deve ancora divulgare il verbo”. Per il Marsala si punta sulle alte temperature. L’uva per il Grillo viene vinificata a 5 gradi, si è capaci di congegnare un ambiente fresco. Si riduce l’uso della solforosa. Per fare un vino ossidativo andava bene il legno del passato, per realizzare il bianco ci voleva il barrique già nel ’90.

“Quando gli altri spingevano per lo Chardonnay – sottolinea Renato – , noi spingevano la carretta del Grillo. Esperienza e clima sono cambiati. Anche il mio modo di guardare al vino è cambiato”. Siamo a 3 chilometri dal mare, sulla crosta di calcare che è il comune denominatore di tutti i vini dell’azienda con i tratti decisi del mare. L’annata 2019 ha freschezza e profondità che dopo la nota mediterranea rivela anche quella vegetale (tipo rosmarino) e leggermente agrumata perché si è fatto strada l’ossigeno. Nel 2016 (forse quella più sfortunata) ci sono suggestioni disarmoniche, ma con una capacità evolutiva. Il 2012 ha un’eleganza sottile con quella nota di limone. Il 2009 (solo da bottiglia Magnum) è più carica di colore, si va nel campo delle speziature per esempio lo zenzero pungente, ma anche una mandorla amara che dà forza e vigore. Senza dimenticare le essenze marine simili alle ostriche con un maggiore colore ossidato. Il 2005 è già un vino da 14° e mostra sensazioni balsamiche e mentolate. Il 2002 non perde il carattere marino ma ha un gioco di dinamismo che fa viaggiare di più con il palato. De Bartoli è il marchio più identitario per il Grillo, ha prodotto vini riconoscibili anche a distanza di 20 anni dalla vendemmia e questo è un unicum. È facilmente abbinabile a tante portate nella tavola. Bisogna andare a far visita all’Azienda in tutte le sue sfaccettature da Marsala a Pantelleria. E, ascoltando Renato, divulghiamo il verbo, dopo aver degustato un “signor vino” che ha lottato contro le piogge abbondanti o la siccità.

Marcella Ruggeri