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Articoli sul Marsala

Emilio Ridolfi “Il Marsala? Errori e prospettive”

05 Agosto 2010
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Emilio Ridolfi, direttore commerciale della Pellegrino: “Nell’immagine del vino paghiamo errori del passato. Ma qualcosa si sta muovendo. Il Fine? Una tipologia più popolare, noi ne consigliamo solo l’uso in cucina”. E sulla Doc “Cambiare il disciplinare è un falso problema, per noi esistono solo sei tipologie su 27”

“Il Marsala?
Errori
e prospettive”

Dopo il contributo del proprietario della Florio, nel dibattito aperto da Cronache di Gusto dove da mesi si dibatte sulle sorti del Marsala ecco un’altra maison storica marsalese che ha portato questo vino nel mondo e continua a farlo ancora oggi con quasi due milioni di bottiglie della Doc siciliana più antica. Si tratta delle cantine Pellegrino, 130 anni di storia.

A parlare il direttore commerciale, Emilio Ridolfi, ovvero chi ogni giorno a conti fatti ne pianifica le rotte delle vendite e ne monitora l’andamento. Stratega di una produzione che ultimamente sta investendo sul riposizionamento con il 60% di bottiglie della tipologia Superiore e con il 40% di Marsala Fine.

Tra i brand che in tutto il mondo identificano il Marsala c’è Pellegrino. Ma secondo lei il consumatore sa quante tipologie esistono e quali sono quelle su cui puntare? Il Fine può stare accanto alle altre?
«Non ci sono Marsala che non sono di qualità. Il Marsala è un prodotto di largo consumo, come tanti altri nel settore beverage e come tale rispecchia le regole del marketing. È prodotto per soddisfare le esigenze dei consumatori in base ad una segmentazione qualitativa e a fasce di prezzo. Non significa, per esempio, che il Marsala Fine non sia di qualità, è semplicemente la tipologia più comune».

Ma è anche quella utilizzata nell’industria alimentare. Questo non rischia di penalizzare l’immagine del Marsala?
«Sì. Infatti noi produttori stessi ne sconsigliamo l’uso come vino da dessert, e ne incoraggiamo e indirizziamo l’uso in cucina o in pasticceria».

Però delle altre tipologie non se ne sa niente. E così?
«E questo non è che la conseguenza di errori fatti in passato. Negli anni 50′ e 60′. Errori di quei produttori di Marsala che hanno voluto seguire la moda dei liquori dolci a base crema trascurando invece il Marsala. Anche la Pellegrino ha fatto questi errori».

La Pellegrino come intende adesso salvaguardare il Marsala?
«Abbiamo investito nel riposizionamento e stiamo continuando a farlo. Nel 2005 abbiamo realizzato una linea top quality che comprende la gamma dei Vergini e Soleras, tra cui una riserva del 1997 e del 1980, il Superiore Riserva, e tra questi anche il Marsala Fine Rubino. Dopo il lancio, a supporto di questa linea e del Marsala di qualità, abbiamo proseguito con campagne di prodotto. Proponendo il Marsala Vergine in abbinamento a ostriche o a formaggi stagionati o erborinati, ed il Fine Rubino con il cioccolato. Abbiamo organizzato anche cene con degustazioni mirate in alcune città italiane. Iniziative che dal 2005 programmiamo ogni anno. Poi con il Consorzio abbiamo partecipato ad altre iniziative a partire dal 2008. Con una campagna condotta in 40 centri commerciali del centro nord, facendo degustare il Vergine siamo riusciti a coinvolgere ben 3.000 persone al giorno per centro commerciale. Si sono realizzate un ciclo di serate con l’associazione Vinarius. Anzi a tal proposito mi dispiace che il presidente Francesco Bonfio in una vostra intervista si sia espresso in modo così duro e provocatorio nei confronti dei produttori. Abbiamo partecipato poi alle iniziative lanciate dal Consorzio, tra cui l’ultima, il Marsala World Festival».

Però non sembra che il Marsala sia molto conosciuto…
«Non ancora. Le iniziative promozionali organizzate sono state utili ma poche. Se ne dovrebbero allestire di più. Il consorzio però non ha molte risorse, per cui spetta al singolo produttore investire in promozione. E penso che queste debbano convergere verso l’abolizione dello stereotipo del Marsala che ci portiamo dagli anni ’60. Comunque il consorzio per l’autunno 2010 ha in programma due iniziative promozionali. L’apertura a Milano di un Marsala Wine Bar e un ciclo di 6 cene dedicate al Marsala in alcune principali città italiane dove si coinvolgeranno giornalisti, ristoratori, membri di Slow Food e dell’Onav».

La Pellegrino che fa parte del consorzio cosa potrebbe fare per migliorare il disciplinare?
«Non penso che il cambiamento del disciplinare sia il problema principale. Anzi è un falso problema. Il disciplinare è abbastanza ampio da permettere di produrre tante tipologie di Marsala. Sta poi al singolo produttore concentrarsi su quelle che ritiene più idoneo e capire le esigenze del mercato in quel momento. Delle 27 tipologie di Marsala per esempio la Pellegrino ne produce 6».

Manuela Laiacona