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La manifestazione

Autoctono si nasce, a Milano l’ultima tappa del tour: “Bello incontrare i winelover”

07 Febbraio 2022
Enoteca_Milano Enoteca_Milano

di Michele Pizzillo

“Sicuramente un pò temerari perché non potevamo fare slittare un appuntamento importante come questo”, dice Massimo Corrado, presidente dell’Associazione Go Wine che ha ideato il tour “Autoctono si nasce …” partito a settembre del 2021 e appena concluso con un grande banco d’assaggio a Milano, oltretutto il primo evento in presenza.

Un progetto, questo, nato e concluso in piena emergenza sanitaria che, aggiunge “siamo riusciti a gestire molto bene, adottando tutte le precauzioni per permettere lo svolgimento delle serate in sicurezza (contingentamento degli ingressi, prenotazione, obbligo di Super Green Pass)”, aggiunge il presidente di Go Wine. Tant’è che nelle città – Roma, Torino, Genova, Bologna e, ovviamente Milano – scelte per le tappe di “Autoctono si nasce …” la risposta è stata positiva sia da parte delle cantine – 61 – che hanno partecipato ad alcuni o a più eventi (in forma diretta o in forma indiretta), provenienti da tutte le regioni italiane, sia da parte degli enoappassionati che hanno potuto “incontrare” i vini ottenuti da uve prodotte da 65 vitigni autoctoni, con il relativo trionfo della biodiversità del vigneto italiano.

Il tour è stato ideato da Go Wine oltre 10 anni fa per promuovere la ricchezza e la varietà del patrimonio viticolo italiano, attraverso una vasta selezione di vitigni da diverse regioni del Bel Paese; valorizzando anche gli autoctoni rari e da scoprire, spesso legati ad un solo o da pochissimi viticoltori. Così, un gran numero di operatori del settore, giornalisti ed enoappassionati hanno avuto la possibilità di conoscere direttamente i produttori al banco d’assaggio, fra aziende storiche e realtà emergenti, per celebrare la cultura del vino italiano e il rapporto tra vino e territorio, tema caro alla community Go Wine. E, poi, sul grande banco indicato come enoteca, 70 “etichette autoctone” per ogni appuntamento. “Nonostante il periodo difficile per tutti, con tutte le precauzioni per permettere lo svolgimento delle serate in sicurezza, si è potuto avvertire il desiderio di molti viticoltori di essere nuovamente presenti per raccontare in diretta i loro vini, ma anche l’entusiasmo degli enoappassionati e degli operatori del settore nel tornare a degustare e a condividere momenti di convivialità”, ha commentato Corrado a conclusione della serata milanese che si è svolta nei saloni dell’elegante Hotel Melìa.

Si potrebbe aggiungere che l’emergenza sanitaria ha reso questo tour di “Autoctono si nasce…” particolarmente speciale: è emersa una positiva sensazione sulla vitalità del vino italiano, rappresentato da tante realtà regionali. Un’edizione, come la precedente, diversa, ma sicuramente positiva e nel segno di una progressiva ripresa degli eventi di incontro con vini e cantine. Ora Go Wine guarda avanti con fiducia, e Corrado Massimo Corrado ne approfitta per ringraziare gli operatori, il pubblico e tutte le cantine per aver condiviso lo spirito di questa iniziativa, nonostante il difficile periodo. Tant’è vero che a Milano Go Wine è pronto – il 17 febbraio – con la presentazione delle nuove annate (e non solo) di “Barolo, Barbaresco & Roero”: un’occasione unica per approfondire e degustare i grandi rossi piemontesi, ma anche per conoscere i produttori presenti ai banchi d’assaggio, con la loro storia, i loro terroir, i piccoli segreti legati a vini che arrivano sulle tavole dopo un percorso di anni e di affinamento. Anche per questo appuntamento il rispetto delle misure di sicurezza (contingentamento degli ingressi, prenotazione, obbligo di Super Green Pass) saranno rigide, fanno sapere gli organizzatori. Dalla bella “offerta” di “Autoctono si nasce …”, proponiamo una sintesi di ogni regione presente al tour.

Piemonte: Ferraris Agricola, Castagnole Monferrato (At)
Con il Ruchè di Castagnole Monferrato docg Vigna del Parroco, Luca Ferraris ha voluto ricordare don Giacomo Cauda che insieme Lidia Bianco, sindaco per 25 anni e scomparsa nel dicembre scorso, hanno creato il successo internazionale di questo bel rosso che ha ridato dignità ad un territorio adesso fra i più visitati del Piemonte. Alla degustazione milanese Ferraris ha portato anche la Barbera d’Asti e il Viognier. Gli altri vitigni piemontesi sono stati proposti da Montalbera, sempre di Castagnole e quindi Ruchè , Barbera e Nebbiolo per il Barolo Levoluzione; Benotti Rosavica di Priocca (Barbera d’Alba e Roero); Binè di Novi Ligure (Gavi); Cascina Castlet di Castigliole d’Asti (Barbera d’Asti); Cascina Munesteu di Barbaresco (Barbera d’A lba e Nebbiolo); Mauro Vini di Dronero (Nebbiolo di Dronero); Monteruello di Fontanile (Barbera e Freisa d’Asti); Mulassano Fratelli di Alba (Dolcetto e Barbera d’Alba)

Lombardia: Club del Buttafuoco Storico, Canneto Pavese (Pv)
Raggruppa 16 produttori impegnati ad esaltare questo ottenuta da un uvaggio di Croatina,
Barbera e Uva Rara. Per questo, in occasione del 25mo anniversario dell’attività del club, hanno prodotto un’edizione limitata del Buttafuoco doc 2016, da uve selezionate nei migliori vigneti dei viticoltori impegnati nella promozione del Buttafuoco e della sua capacità di evoluzione nel tempo.

Liguria: Lunae Bosoni, Castelnuovo Magra (Sp)
E’ dal 1966, per iniziativa di Paolo Bosoni, che questa cantina produce grandi vini ottenuti da uve di vitigni autoctoni come Vermentino e Albarola fra i bianchi Massareta e Pollera Nera fra i rossi, diventando anche un punto di riferimento per oltre 100 viticoltori della zona che conferiscono le loro uve, visto che i 68 ettari vitati di proprietà della famiglia Bosoni non sono sufficienti ai bisogni dell’azienda.

Trentino: De Tarczal, Isera (Tn)
Azienda d’impostazione austroungarica con a disposizione di un vigneto che spazia fra varietà autoctone e internazionali: Lagrein, Marzemino, Muller Thurgau, Gewurztraminer, Moscato, Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot. Con questo tour ha fatto conoscere vini come Trentino Marzemino d’Isera superiore 2018 e Vallagarina igt Lagrein 2017.

Veneto: La Tordera, Vidor (Tv) e Tenuta Sant’Antonio, Colognola ai Colli (Vr)
Amarone e Prosecco sono due “campioni del mondo” e, avendoli degustati entrambi, abbiamo optato per una sorta di ex-aequo fra le due aziende presenti al banco d’assaggio milanese. La Tenuta Sant’Antonio, di proprietà dei fratelli Castagnedi, porta in giro i suoi Amarone della Valpolicella Lilium Est riserva, Campo dei Gigli e Selezione Antonio Castagnedi della vendemmia 2017 e, infine, Télos 2016. La Tordera ha fatto degustare il Valdobbiadene extra brut Rive di Cuia Otreval 2020 e la novità Treviso Prosecco brut rosè Tor Sé 2020. L’offerta è molto più ampia perché spazia dal Valdobbiadene superiore di Cartizze dry docg al superiore extra dry Serrai ed anche Tittoni e Brunei nonché all’Asolo Prosecco superiore extra brut docg.

Friuli Venezia Giulia: Scubla, Premariacco (Ud) e Stanig, Prepotto (Ud)
Visto che di ogni vino produce poche migliaia di bottiglie, si potrebbe dire che Roberto Scubla mette sul mercato solo pezzi da collezione però, con le dovute eccezioni perché può anche superare 5.000 bottiglie e non andare oltre a 10.000. E, quindi, è stato è vero piacere degustare Ribolla Gialla 2020, Friulano 2019, Refosco dal Peduncolo rosso 2018, tutti vini a doc Friuli Colli Orientali. Altri “gioiellieri” del vini sono gli Stanig che hanno superato il secolo di impegno a produrre vini da uve autoctone come Friulano e Malvasia entrambi della vendemmia 2020 e, ovviamente a doc Friuli Colli Orientali e un ottimo Schioppettino del 2018 e senza trascurare una bella Ribolla Gialla.

Emilia Romagna: Cantina Ventiventi Il Borghetto, Medolla (Mo)
Cantina portata avanti da un team di giovanissimi rampolli della famiglia Razzaboni che puntano molto sulla produzione di spumante metodo classico con grande utilizzo di uve Lambrusco – tra Sorbara e Salamino – sia in purezza che in associazione con uve Chardonnay.

Toscana: Montalbino, Montespertoli (Fi)
Azienda di proprietà della famiglia Tinacci che con il tour ha portato in giro i vini ottenuti da uve autoctone toscane come Trebbiano toscano, Malvasia bianca del Chianti, Fogliatonda, Canaiolo, Colorino e l’immancabile Sangiovese con il Chianti superiore docg e il Chianti Montespertoli docg.

Marche: Terre di Serrapetrona, Serrapetrona (Mc).
Stefano Graidi, con la proposta delle chicche ottenute dalla trasformazione delle uve di Vernaccia nera coltivata nelle vigne ubicate nel cuore dei monti di Azzurri di Leopardiana memoria, davvero emozionato quanti si sono fermati al suo banco a scoprire la Vernaccia di Serrapetrona attraverso la degustazione di Vernaccianera docg che è l’unico spumante rosso sottoposto a tre fermentazioni così come vuole l’antica tradizione locale; del robusto Robbione doc Serrapetrona 2015 che è prodotto con la tecnica dell’appassimento; Collequanro doc Serrapetrona 2015 sottoposto ad un affinamento di 30 mesi tra acciaio, botte di legno di rovere da 25 hl e bottiglia.

Abruzzo: Zaccagnini, Bolognano (Pe)
L’azienda fondata da Ciccio Zaccagnini nel 1978 e adesso gestita dal figlio Marcello viaggia, ormai, su produzioni di milioni di bottiglie ma sempre con occhio vigile sulla qualità e sulla valorizzazione del territorio e dei vitigni autoctoni come confermano il Trebbiano d’Abruzzo San Clemente e l’Abruzzo Pecorino Chronicon entrambi della vendemmia 2020 nonché, della stessa linea, il Montepulciano d’Abruzzo del 2018.

Molise: Di Majo Norante, Campomarino (Cb)
E’ un po’ il simbolo del Molise questa azienda fondata nel 1968 dalla famiglia Di Majo Norante e subito con una produzione di vini accolti favorevolmente dai consumatori. Nello stesso tempo, Alessio Di Majo è stato sempre in prima linea nel valorizzare il patrimonio viticolo della regione, tant’è che il suo cavallo di razza del tour è Tintilia del Molise doc 2019, vitigno che si trova solo da queste parti tanto da sembrare quasi raro.

Campania: Marisa Cuomo, Furore (Sa) e Fontanavecchia, Torrecuso (Bn)
Il mare, con il fascino della Costa d’Amalfi dove Marisa Cuomo e Andrea Ferraioli producono uno dei grandi vini italiani, Fiorduva (uvaggio di Ripolo, Fenile, Ginestra: vitigni che, probabilmente, sono conosciuti solo dagli esperti) che, però, a Milano hanno scelto di proporre in degustazione due Costa d’Amalfi doc della vendemmia 2020 cioè il Ravello bianco (da Falanghina e Biancolella) e il Furore rosso (da Aglianico e Piedirosso). Dall’interno della Campania, Libero Rillo, con la sua Fontanavecchia porta in giro per il mondo la Campania Felix del vino a base di vitigni autoctoni come Falanghina, Coda di Volpe, Fiano, Grillo, Aglianico e Piedirosso. Con il tour di Go Wine ha scelto gli ottimi Aglianico del Taburno Vigna Cataratte 2015 e il Taburno Falanghina del Sannio dop 2020.

Puglia: Domus Hoartae, Orta Nova (Fg)
In questa azienda di proprietà della famiglia Fioretti, che coltiva vigne dal 1788, predomina il Nero di Troia, vitigno principe del territorio settentrionale della Puglia e base di ottimi rossi e sapidi vini rosati, poi, Minutolo e Bombino bianco, e, infine il Primitivo che dalla Puglia centrale adesso è ben presente anche a Nord della regione.

Basilicata: D’Angelo, Rionero in Vulture (Pz)
La famiglia D’Angelo è parte della storia dell’Aglianico di Vulture e fra quei viticoltori che hanno dato un grande impulso all’affermazione di questo eccezionale rosso ottenuto da uve coltivate in vigne impiantate su terreni vulcanici alle pendici del Mont Vulture, un vulcano che, per fortuna, tacce. Canneto è un’ulteriore dimostrazione della capacità dell’Aglianico di invecchiare per decenni.

Sicilia: Firriato, Paceco (Tp)
Al tour promosso da Go Wine, il ricco patrimonio viticolo, la civiltà, i tesori archeologici e la biodiversità della Sicilia lo porta in giro per l’Italia (ma anche in tutto il mondo) Firriato che con le sue 6 tenute copre vari terroir dell’isola e, quindi, vini a base di Frappato, Nero d’Avola, Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Perricone per i rossi e Catarratto, Carricante, Grillo, Inzolia e Zibibbo per i bianchi, senza trascurare vitigni come Cabernet Sauvignon, Chardonnay, Merlot, Syrah e Viognier, quasi sempre in associazione alle uve autoctone e con ottimi risultati tra Etna doc, Sicilia doc, bollicine metodo classico. Insomma, un grande vigneto votato allo sviluppo del territorio e alla sostenibilità ambientale.

Sardegna: Attilio Contini, Cabras (Or)
Questa storica cantina continua ad essere il punto di riferimento di un terroir vocato per la produzione di ottimi vini. E, poi, la famiglia Contini continua nell’opera di calorizzazione dei vitigni autoctoni come se i decenni da quando è nata – 1898 – non fossero mai passati. Così Vernaccia di Oristano, Vermentino, Cannonau e Nieddera sono le uve utilizzate per produrre i vini doc Vernaccia di Oristano e Cannonau di sardegna e gli igt Isola de Nuraghi bianco Karmis e rosso Barrile proposto in degustazione nelle cinque tappe del tour.