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I 145 anni di Pallini raccontati in un libro: “Come il Mistrà ha cambiato la nostra vita”

24 Giugno 2019
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(Micaela Pallini – ph Benedicta Riccardi)

È stato presentato presso la terrazza dell’Hotel Locarno a Roma, il libro “ Il Mistrà: storia di un sapore antico”, nato per festeggiare i 145 anni dalla nascita dell’azienda.

Un prodotto che, come spiega il Presidente e Ceo dell’Azienda Micaela Pallini ”ha per la nostra famiglia un significato speciale che parte da molto lontano”. La storia del Mistrà, antico e nobile distillato italiano, si intreccia con quella della Pallini sin dall’inizio della sua attività, costruendo un saldo legame affettivo. Dal 1875, quando l’emporio aperto da Nicola Pallini ad Antrodoco (RI) ospitava già, tra sacchi di sementi e stoffe preziose, bottiglie di quel “tonico” ricavato dall’anice verde del Mediterraneo, fino ai giorni nostri. Tonico e dissetante dal sapore forte e secco, apprezzato in medicina e in cucina, presente nei manuali di erboristeria e nei ricettari, citato in poesia e in letteratura, il Mistrà è stato per Pallini un trampolino di lancio. Ha reso una solida azienda artigianale, con radici nel Lazio, un marchio italiano e internazionale a tutto tondo. La sua capacità di assecondare nel tempo i gusti dei consumatori ha consegnato al Mistrà Pallini la leadership di mercato tra i liquori secchi a base di anice, aprendo la strada ad altri prodotti come il Limoncello, la Sambuca e gli sciroppi alla frutta. “Questo libro, infine, mi tocca da vicino. È stato proprio bevendo un caffè corretto al Mistrà, molti anni fa in un bar universitario, che le mie prospettive lavorative hanno virato in direzione del ruolo che attualmente rivesto. Ringrazio quindi gli autori del libro: Fulvio Piccinino, appassionato ricercatore e Valerio Bigano – dice Micaela Pallini – E ringrazio di cuore mio padre, i miei predecessori, familiari, dipendenti, fornitori e clienti: insieme abbiamo costruito un’azienda capace di affrontare le sfide del tempo che cambia, cogliendone le opportunità offerte dal mercato. Il traguardo che celebriamo ci riempie di orgoglio e ci spinge a moltiplicare l’impegno per trasmettere alle nuove generazioni i sapori della tradizione italiana”.


(ph Benedicta Riccardi)

Tra i distillati italiani più caratteristici, il Mistrà racchiude l’essenza di ben sette varietà di anice e ha come antenato illustre Ouzo greco. Si tratta di un liquore secco, naturale al 100%, ricavato da un accurato processo di tripla distillazione che, oltre a essere un valido partner in cucina per la preparazione di dolci e biscotti, favorisce la digestione dopo i pasti. Le prime notizie sul Mistrà in Italia, però, arrivano dalla zona oggi corrispondente al Friuli-Venezia Giulia e al Veneto. Questa notizia non sorprende poiché a Venezia, fulcro dei commerci con un’importante tradizione legata a quello delle spezie, confluirono molti saperi legati alla infusione e all’erboristeria. Nella città lagunare c’era un’altissima concentrazione di farmacie erboristiche e qui, per lungo tempo, resistette l’esclusiva della fabbricazione delle triache (nell'antica arte alchimistica, medicamenti ritenuti un efficace antidoto contro ogni veleno) preparate con solenni cerimonie. La città lagunare, nel momento del suo massimo splendore ed espansione, vantava il dominio su quasi tutto il Mar Egeo e la sua moltitudine di isole, fra cui l’importantissima isola di Candia (la moderna Creta) e Cipro. Fra il XIII e il XVI secolo Venezia ebbe anche sovranità sul Peloponneso e fu presumibilmente qui che i veneziani entrarono in contatto con il liquore prodotto dalla città di Misithra, conosciuta successivamente anche con il nome di Mistrà, fondata nel Peloponneso meridionale dai Romani con il nome di Laconia.

Dopo la perdita del Mar Egeo la produzione del Mistrà continuò sul suolo italiano, spostandosi però da Venezia, il motivo non è chiaro, ma il fulcro produttivo di questo distillato-liquore a uso voluttuario e medico divenne la città di Brescia e la sua provincia, con Orzinuovi. Venezia accordava privilegi ai suoi sudditi più leali e il simbolo della città, il leone in campo azzurro in ricordo di San Marco, è la testimonianza evidente della fedeltà dei bresciani. È presumibile che quindi a essi fu data la possibilità di elaborare liquori e distillati, considerata l’importanza all’epoca di questo commercio, e che da questa tradizione consolidata si sia poi sviluppata la produzione del Mistrà. Secondo la legislazione europea attuale, le bevande spiritose all’anice, di cui il Mistrà fa parte, sono prodotte per distillazione o aromatizzazione di una base alcolica, ottenute esclusivamente con principi naturali il cui risultato non può essere dolcificato. Il principale aromatizzante era sempre l’anice stellato ma, come altre specialità liquoristiche basate su questa spezia, anche il Mistrà aveva le sue declinazioni di gusto, seppur minime. Queste variavano per l’aggiunta del finocchio, dell’anice verde, della scorza e polpa di agrumi e, in un caso, alla presenza di una spezia esotica, il coriandolo. La serata è stata accompagnata da coktails e drinks tutte a base di Mistrà a testimonianza della versatilità di questo prodotto.

Marco Sciarrini