Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Dove mangio

Arà, autentica Sicilia nel cuore di Firenze

07 Ottobre 2014
aradefhp aradefhp

Mettiamo subito in chiaro che questa non è una recensione campanilista. La visita al locale che racconterò è stata accompagnata da non poche riserve all’inizio.

 Ad una siciliana in trasferta a Firenze non  si può “vivamente” consigliare di assaggiare specialità della propria terra (anche se il suggeritore è uno di calibro, cioè Sabino Berardino) il rifiuto si oppone, per forza, in automatico.  Vale, certo, per tutti gli Italiani, per noi un po’ di più dato che su certe cose siamo davvero  irremovibili e intransigenti. Questa volta però è andata, appunto, diversamente, perché mi è stato ribattuto: “Arà!”…  Un’esortazione, un intercalare in dialetto modicano (il corrispettivo dell’”Amunì” palermitano, per farlo intendere ai non autoctoni: dell’ “andiamo!; E dai! Forza! ecc ecc ”), e ora anche un progetto dedicato alla tradizione gastronomica di Modica, dove protagoniste sono antiche specialità, la rosticceria e i pilastri dell’arte pasticcera preparati con le materie prime di piccoli agricoltori e allevatori. Attestabile questo, dato che a fornirle è Salvatore Gurrieri di Trazzere del Gusto,  impegnato nella selezione e commercializzazione di prodotti ad alto contenuto artigianale e storico dell’Isola.

Arà, è un autentico angolo di Sicilia che si affaccia su via degli Alfani, al civico 127, a pochi passi dall’originale David di Michelangelo custodito all’interno dell'Accademia di Belle Arti. Aperto da due amici e soci, Francesco Agosta, appassionato gourmet che esercita la professione di avvocato, e Carmelo Pannocchiettii, che ha fatto della toque e del grembiule la sua ragione di vita. Entrambi sono modicani Doc. L’impresa in cui si sono cimentati va al di là dell’attrattiva gastronomica del territorio per conquistare la clientela. In questo piccolo bar si fa principalmente cultura, si chiacchiera, si insegna a prendersi  il tempo per degustare e godere del buono.


Scorze di arancia e cioccolato

Qui si ritrovano tutti i sapori della cittadina protetta dall’Unesco, tesori ancora vivi nella dieta quotidiana dei modicani. Il bancone rapisce la vista mentre le maioliche originali, con il blu, l’oro e le tinte pastello, fanno da cornice. I due lavorano in squadra. Francesco si occupa di servire i clienti e di spiegare il bendidio esposto, Carmelo opera in cucina facendo capolino ripetutamente per riassortire i vassoi con bontà sempre fresche, appena fatte.


Carmelo e Francesco 

Lo street food impera. Ci sono intanto le scacce, le focacce tipiche di Modica. Si presentano con una pasta sottile avvolta su se stessa  condita all’interno. Quelle che fa Carmelo sono “a regola d’arte”, le propone con sugo e melanzane fritte, con le bietole, con le cipolle, la farcitura cambia sempre a secondo dei prodotti di stagione. Un must del locale, a cui tiene particolarmente Francesco ( e basta assaggiarlo per capire il perché) è il pastiere modicano. Riso condito con salsiccia, ragusano Dop e bietola avvolto in una sfoglia di pasta. Le arancine, per la sottoscritta sono state il vero banco di prova (in quanto palermitana), sono fatte in modo magistrale. Direbbero gli assaggiatori professionisti: perfetta panatura, consistente, compatta e dorata con una frittura che sa di buono; riso ben cotto e condito, con note di zafferano ben amalgamante. Il ripieno: squisito in entrambe le versioni. 


Pizzola di Pantalica

Un altro test, è stato l’assaggio del cannolo e della cassata siciliana. Superatissimo. La ricotta è una delle prelibatezze di cui va fiero Francesco. Ci tiene a farla assaggiare agli avventori curiosi, anche nella versione gelato. In effetti, è lavorata benissimo ed è di alta qualità. L’esperienza non termina certo qui. Da provare sono le Pizzole di Pantalica, con diverse farciture: alle sarde, finocchietto, pinoli, uva passa e mozzarella, oppure al guanciale dei Nebrodi con pomodorini e robiola di capra girgentana (presidio Slow Food) di Giacomo Gatì, solo per citarne alcune. Non si possono non provare i sorbetti con i frutti che dà la natura della Sicilia, come quello al ficodindia di Bianca Villa (in questo periodo dell’anno). Da abbinare al gelato alla mandorla amara o al “vero” pistacchio di Bronte Dop. Il salame turco è un’altra chicca che non lascia scampo alla gola, così come l’ampia selezione di cioccolata modicana e di biscotti. Non manca poi il vino. Il racconto della Sicilia sudorientale vitivinicola è affidato alle etichette di  Massimo Padova, Riofavara e di Arianna Occhipinti.

Dopo questi assaggi, le doverose conclusioni. Il viaggio gustativo che propone Arà è raro viverlo persino in Sicilia. Posti che valorizzano le produzioni locali in questo modo, fedeli alla storia e alla tradizione e soprattutto ai tempi che queste dettano in cucina, non sono poi così tanti e sono sempre meno reperibili sotto casa. Trovarne uno nella capitale toscana, fa comprendere come, alla fine, l’amore per la propria terra faccia superare qualsiasi ostacolo, i costi (e a tanti chilometri da casa propria si duplicano), l’avanzare di un “Made in Italy” che di qualità ha solo il nome,  quando si sceglie il meglio, si sposa il valore dell’artigianato e  non si vuole rinunciare ad educare il consumatore. Arà è un atto rivoluzionario che siamo felici di aggiungere alla lista dei luoghi gourmet “assolutamente da visitare”. 

Manuela Laiacona

Arà 
Via degli Alfani 127/R 
50121 Firenze
www.arasicilia.it – info@arasicilia.it