Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 99 del 05/02/2009

VIVERE DI VINO “Il mio ritorno alle origini”

05 Febbraio 2009
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VIVERE DI VINO

Giacomo D’Alessandro, imprenditore romano con origini siciliane, torna nell’Isola e investe nell’Agrigentino. “Il futuro è nelle etichette prodotte qui”

“Il mio ritorno
alle origini”

Ha 43 anni, imprenditore nel settore del turismo, siciliano di nascita, romano di adozione.

Giacomo d’Alessandro aveva lasciato Palermo a otto anni per seguire il padre, direttore generale di una importante compagnia aerea scandinava ma il cordone ombelicale con l’Isola non l’ha mai tagliato del tutto. E così tre anni fa ha deciso di investire ad Agrigento, complici una proprietà di 17 ettari di proprietà della famiglia e l’incontro con l’enologo Tonino Guzzo.

Perché lo ha fatto?
“Lo faccio per due motivi. Il primo è di carattere imprenditoriale: secondo me il futuro dell’agroalimentare è nel vino di Sicilia”.

Il secondo motivo?
“Il ritorno alle origini, alla Sicilia dove non ho mai smesso di ritornare”.

Che situazione ha trovato?
“Un tessuto imprenditoriale superiore a quello che mi aspettavo”.

Qual è il progetto?
“Realizzare non soltanto una cantina, ma un punto di ritrovo di tutto ciò che è la cultura agrigentina. D’altra parte ci troviamo a soli sei chilometri dalla Valle dei Templi. La cantina coprirà una superficie di 2.300 metri quadrati, è stata studiata dalla Studio Fontanesi con un modello di eco-sostenibilità ambientale che prevede il riciclo delle acque piovane e un tetto di 800 metri quadrati con pannelli fotovoltaici. Inizieremo all’inizio dell’estate gli scavi”.

Un bell’investimento.
“Sì, 4,8 milioni di euro”.

Però il vino c’è già.
“Abbiamo realizzato 30 mila bottiglie di un blend di Syrah e Nero d’Avola e altre 10 mila di bianco: Catarratto-Inzolia. Il 70 per cento andrà all’estero: Brasile, mercato asiatico, Usa, Australia. Stiamo sviluppando anche un mercato europeo. Ma eravamo presenti anche alla cena di Cai per la presentazione della nuova compagnia aerea”.

Come si chiamano?
 ”‘d’, solo questo. Verranno ricordati per essere i vini dei quattro colori”.

Progetti per il futuro?
“Nei prossimi 4 anni arriveremo a 600 mila bottiglie. Al Vinitaly presenteremo un Grillo un purezza e poi la vendemmia 2009 offrirà altri due rossi, ma su questo non dico niente”. 

Vino preferito?
“Ho un caro amico, mio compagno alle elementari al Gonzaga, che si chiama Alessio Planeta, probabilmente hanno un paio di rossi non indifferenti. Ma noi vogliamo fare ancora di più”.

 

Marco Volpe