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Speciale Vinexpo Bordeaux

Bordeaux val bene un viaggio

26 Luglio 2013
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Un reportage tra Vinexpo e gli chateau per conoscere da vicino uno dei terroir del vino più importanti al mondo

di Gianni Paternò

Martedi 18 giugno, piove come il cielo la manda e non posso nemmeno dire “governo ladro” perché non saprei se rivolgermi a quello italiano o a quello francese.

Sotto un piccolo ombrello alle 8,15 mi incammino verso Place des Quinconces dove c’è la fermata del tram C che mi porterà ad un autobus che mi condurrà finalmente al tanto agognato Vinexpo. Se anche stavolta non fossi riuscito a programmare il mio viaggio a Bordeaux, avrei dovuto aspettare il 2015, perchè il salone del vino più importante al mondo è solo biennale. Sono un poco emozionato mentre percorro la piazza de la Comèdie tra il Grand Hotel e il Teatro dell’Opera che precede di pochi metri la fermata del tram.


Grand Hotel

Succede per tutte le novità; nonostante mi fossi preparato su internet rimane sempre l’incertezza di affrontare situazioni nuove, percorsi sconosciuti ed impegni programmati ma che non so se riuscirò a rispettare.
Alla fermata il lungo, imponente ed immenso tram non è arrivato ancora,

In compenso dall’altra parte del marciapiede vedo fermo il pullman navetta che gratuitamente porta in fiera. Il percorso, dato il traffico delle auto dei fieristi, dura una mezzora, nonostante le corsie preferenziali, che per fortuna passa velocemente in quanto incontro Vincenzo Melia della Cantina Ceuso, che espone nel piccolo settore della Sicilia e che mi dà ulteriori preziose dritte sull’Esposizione. Arrivati in vista dell’edificio della fiera si resta meravigliati della sua maestosità: 860 m di lunghezza per 60 di larghezza.

Completamente differente dai vari padiglioni del Vinitaly; qui è quasi tutto racchiuso in questa enorme costruzione che fa veramente impressione. Le mie istruzioni mi fanno scendere alla fermata del prospiciente Hotel Pullmann, da cui si può raggiungere la fiera con una comoda passerella posta sul piccolo lago che ci separa dall’esposizione. L’autobus continua verso la sua fermata finale all’ingresso della fiera ed io entro nell’hotel e mi reco presso una sala privata dove incontrerò Hervé Racoussot, che per email mi ha dato indispensabili consigli e che oggi si sacrificherà accompagnandomi per Chateaux, Domaines, Clos o come diavolo si chiamano le cantine francesi.

Hervè, un simpatico sorriso sotto i baffi ed un’imponente corporatura, assomiglia a Gerard Depardieu quando interpreta Obelix, il famoso personaggio dei fumetti Asterix. Da poco è in pensione dopo una vita trascorsa nel commercio dei vini e dopo che per oltre 20 anni è stato l’agente per la Francia della società di négoce bordelaiseRobert Giraud”.

Apriamo una parentesi spiegando ai miei soliti 4 lettori che in Francia e specialmente nel Bordolese è molto diffusa la consuetudine che le cantine, anche quelle importanti, si affidino ad agenti mandatari che distribuiscono e vendono i loro vini. Questo sistema è estremamente efficace specialmente per i piccoli e medi vignerons che non avrebbero il tempo e le capacità di dedicarsi alla commercializzazione. I Négociant sulle bottiglie spesso ci mettono la signature, il loro marchio a garanzia che quei vini sono di qualità e validi, a cominciare dai vins de table a finire alle più alte classificazioni; spesso hanno in esclusiva decine di cantine e ne possiedono anche alcune. Praticamente hanno in portafoglio oltre il 70% del vino della regione. Per darvi un esempio il famoso Chateau Margaux vende i suoi vini attraverso un négoce e non direttamente!

Altra consuetudine francese è che molti dei più blasonati Chateaux (Yquem, Margaux, Mouton Rothschild, Petrus, Cheval Blanc per dirne alcuni) non siano presenti al Vinexpo, ma ricevano le persone che loro interessano direttamente presso le loro strutture o in locali affittati con ricevimenti spesso sontuosi. Qualcosa del genere fa ogni volta la Robert Giraud, che affitta questa sala e con calma e migliore attenzione riceve agenti, ristoratori, enotecari, giornalisti.

In due lunghi tavoli l’imponente spettacolo di tutte le bottiglie che distribuiscono. Mi fanno da cicerone Nicolas Garnier, il giovane successore di Hervée, John Lujan, responsabile export e Philippe Giraud, il proprietario e presidente (da sinistra nella foto).

Robert Giraud è uno di questi négoce, distribuisce un pò di cantine e ne possiede 5 tra cui fiore all’occhiello Chateaux Timberlay un Premier Cru Classée della AOC Saint Emilion, che fa 500.000 bottiglie di cui l’85% va all’estero. In totale 2.000.000 di bottiglie, che ai prezzi dei blasonati francesi fanno un bel fatturato. Non si limitano a commercializzare i vini ma forniscono anche una consulenza e un controllo tecnico alle cantine contrattualizzate per garantire una buona qualità che permetta di metterci “la firma, la signature”. L’incontro è per me molto proficuo perché mi fa cominciare a capire il complesso mondo dei vini bordolesi e mi permette di assaggiare da un vin de pay fino ad uno Chateau Timberlay.

Successivamente con Hervée in auto percorriamo le poche centinaia di metri che ci separano dai grandi ed ordinati parcheggi. Alla reception mostrando l’accredito richiesto per email nella qualità di giornalista mi danno il badge che appenderò alla giacca dove oltre al mio nome spicca www.cronachedigusto.it.

Tutto sommato la fiera si svolge in maniera analoga al Vinitaly: le varie cantine hanno i loro stand, piccoli o grandi, personalizzati in proprio o all’interno di organizzazioni, ricevono con gentilezza chi si avvicina loro, alcune meglio, o solo, previo appuntamento. C’è molta meno folla perché Vinexpo è riservata solamente a chi svolge un ruolo nel mondo del vino. In pratica però anche il normale appassionato riesce ad accreditarsi. Basta essere presentato per email da un ristorante o un’enoteca, ed il gioco è fatto.

Mentre al Vinitaly gli espositori sono collocati per regione, al Vinexpo è un caos: si trova un Domaine di Borgogna accanto ad uno Chateau di Bordeaux o della Cote du Rhone. Noi giornalisti, privilegiati, abbiamo a disposizione uno spazio attrezzato di PC e stampanti dove eventualmente svolgere il nostro duro e faticosissimo lavoro.
 
Comincia così l’immersione, anche se molto parziale e breve, nel vasto e complicato universo dei vini francesi, delle loro Denominazioni o Appellations, delle loro Classificazioni ( Cru, Grand Cru, Premier Cru, ecc.) che ogni Appellation distingue in maniera differente.
 
Parallelamente al lungo edificio tanti tendoni ospitano i ristoranti ed altre strutture temporanee dove espongono alcune cantine. Interessante la ristorazione perché comprende ristoranti che provengono da ogni parte della Francia così si può scegliere in quale regione assaggiare qualche piatto. Hervée mi conduce in una tenda dove fanno cucina Alsaziana per cui è automatico scegliere il piatto tipico: la choucroute, a base di salsicce, carni di maiale e crauti. Veramente apprezzato, accompagnato da una buona bottiglia di Riesling Alsace Grand Cru.


la choucroute 

Una fugace visita nel settore della Sicilia, a salutare qualche conoscente.

E a chiusura, alle ore 18,30 prendo l’autobus di linea che mi porta stanco e soddisfatto al capolinea del tram C. Ai futuri visitatori consiglio vivamente di non usare l’auto per recarsi in fiera a causa del traffico, ma di prenotare un hotel vicino ad una fermata delle tre linee di tram che percorrono tratti esclusivi, mentre l’autobus ha la corsia preferenziale, così guadagnano in tempo ed in denaro e si evitano un travaso di bile, cosa lodevole visto il tasso alcolico che investirà il fegato.