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Birra della settimana

La Birra della Settimana – La Calandrina di Hilltop Brewery

27 Febbraio 2022

di Simone Cantoni

Ci porta verso la Capitale, per l’esattezza a una cinquantina di chilometri dalla periferia nord dell’Urbe, il primo incontro del 2022 con le “birre dell’anima”.

La nostra rubrica pensata come una “galleria di ritratti” dedicati, ciascuno, appunto a una birra che, nella percezione del rispettivo produttore, rappresenti quella più efficace nel “comunicare” la filosofia del proprio marchio, la propria esperienza come imprenditore brassicolo, la propria storia come appassionato di orzi e luppoli. Rotta allora verso il Lazio: per un “incontro ravvicinato” con la “Calandrina” firmata dalla scuderia “Hilltop”.

IL BIRRIFICIO
“Fra la Via Emilia e il West”, recita il titolo di un noto (e bellissimo) album (il dodicesimo) di Francesco Guccini, uscito nel 1984. Ebbene, parafrasando per quel che, nella fattispecie, fa al caso nostro, potremmo esordire dicendo “Fra l’Ulster e la Tuscia”. Perché è appunto nello spazio ideale corrispondente a queste coordinate metaforiche che si collocano l’origine e lo svolgimento della vicenda che ci accingiamo, pur sinteticamente, a raccontare. Quella – lo abbiamo anticipato – del birrificio Hilltop; i cui impianti si trovano a Bassano Romano (in provincia di Viterbo); e il cui timone è saldamento retto dalle mani di Conor Gallagher Deeks, oggi trentasettenne e volto ben conosciuto della scena artigianale italiana; ma solo otto anni fa esordiente e, con sulle spalle, la responsabilità di un impianto nuovo di pacca. Il suo romanzo di vita è quello di un figlio – nato a Bangor, vicino Belfast (Nord Irlanda) – di due genitori entrambi anglofoni, ma diversa nazionalità (il padre, Barry, è inglese; la madre, Ethnie, irlandese) e, soprattutto, cittadini d’Europa: tanto da essersi incontrati a Parigi e da aver scelto di andare a vivere in Italia, nelle terre anticamente governate dagli Etruschi. In linea con il “sentimento” familiare, Conor – che fin da ragazzino ha la “pinta” nel cuore e in testa – studia nel Regno Unito; si laurea in “scienze animali” a Reading (Berkshire); quindi rientra nella Penisola; fa gavetta per tre anni a “Birra del Borgo” (sotto l’ala di un guru come Leonardo di Vincenzo); nel frattempo si diploma all’Istituto di brassaggio e distillazione di Londra; e poi, nel 2014, accende i fornelli della sua sala cotte. Il nome del birrificio, “Hilltop”, corrisponde a quello con cui la famiglia ha sempre chiamato casa propria: posizionata – in mezzo a un giardino dove Conor ha iniziato a “pasticciare” come homebrewer – esattamente sulla sommità di una collina, con in faccia il lago di Bracciano. Quanto al principio ispiratore del clan Gallagher Deeks, si può sintetizzarlo più o meno così: “La birra è, sì, un fatto di ‘stili’ ma anche, e soprattutto, di fantasia: se a qualcuno non piace, molto probabilmente è perché ancora non ha trovato la ‘sua’; o magari nessuno gliel’ha fatta assaggiare”.

LA CALANDRINA
Coerente con tale impostazione, la rotta di “Hilltop” si snoda dunque tra la linea del rigore tipologico (paradigmatiche la “Barry’s Bitter”, la “Gallagher Stout”, la “Christmas Morning Mild”, più altre ancora) e quella di un estro che si vede garantito il privilegio della “briglia sciolta” (ne nascono, ad esempio, la “Bambelg”, un ibrido classificabile come Belgian Rauch; o la “Bitter Spiced Symphony”, aromatizzata con gemme di pino e buccia di mandarino). In questo solco tracciato tale duplice riferimento – ortodossia e creatività – trae forma la “Calandrina”: un’etichetta battezzata ricalcando un toponimo, quello di una località vicino Bassano, nel confinante comune di Trevignano Romano; pensata appunto con il proposito, dice lo stesso Conor, “di spingere il consumatore a bere qualcosa di particolare”; e progettata come birra stagionale per i mesi caldi, quindi con un taglio adatto a soddisfare il desiderio di freschezza: nello specifico “ricamato” sul profilo del gin tonic. Così la sua ricetta può definirsi quella di una Hoppy Saison speziata: in miscela malti Pils, Pale, Weizen, più un tocco d’orzo in fiocchi; in caldaia un’aromatizzazione da gettate di bacche di ginepro e buccia di limone, oltre a una luppolatura in amaro da varietà tedesche; in tino una fermentazione da inoculo di lievito French Saison; in dry-hopping un sostanzioso apporto da cultivar nuovomondiste, il Chinook e il Citra.

L’ASSAGGIO
Alla mescita il colore è dorato carico, l’aspetto pulito, la schiuma bianca e abbondante; l’aroma, assai estivo, risulta ampio e sfaccettato: con note di pasta frolla, miele, fiori (zagara), frutta matura (pesca) e mandarino, a integrare chiaramente gli apporti dei due ingredienti in conferimento diretto; l’iter gustativo, infine, si rivela spedito, ficcante, grazie a un corpo leggero quanto la gradazione (siamo a 5), a una bollicina briosamente estroversa, a una fresca dorsale dolceacidula e a un diligente finale secco.

ABBINAMENTO, ANZI ABBINAMENTI
Nell’ambito degli accoppiamenti gastronomici, le prime opzioni sono quelle dettate dall’allineamento delle dominanti olfattive tra piatto e bicchiere: caciotte fresche al ginepro, sformato di patata e broccoli con salsa al limone, spaghetti ginepro e pomodoro, zuppa di ceci e zucca ancora con ginepro, carpaccio di polpo con ginepro e succo di limone. Nella dimensione degli abbinamenti immateriali, impossibile sfuggire alla suggestione di provare la “Calandrina” lontano da casa sua, ma in un habitat ugualmente ad essa collegato nello spirito: a conclusione di un giro per le limonaie che fin al rinascimento punteggiano il fianco bresciano del lago di Garda. Anche più d’una le fioriture annuali: in primavera, tra marzo e giugno (ne nascono i frutti destinati a maturare da novembre a maggio); e in autunno (se ne otterranno i limoni da raccogliere l’estate seguente).

Hilltop Brewery
Via Roma, 315/A – Bassano Romano (Viterbo)
T. 333 2019407
info@hilltopbrewery.it
hilltopbrewery.it