Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 99 del 05/02/2009

LA SCOPERTA Un melo selvatico più unico che raro

05 Febbraio 2009
nebrodi nebrodi

LA SCOPERTA

La nuova specie trovata sui Nebrodi dal botanico Francesco Maria Raimondo. ”E’ presente solo in Sicilia, può aiutarci a migliorare le varietà domestiche”

Un melo selvatico
più unico che raro

Poteva essere distrutta senza conoscerla. È una nuova pianta endemica della Sicilia quella trovata e identificata sui Nebrodi dal botanico Francesco Maria Raimondo, direttore dell’Orto botanico di Palermo.

È una nuova specie di melo selvatico, diversa da quelle sino ad oggi conosciute del genere malus, di cui erano note solo quattro specie nella flora europea. Possibile ‘progenitore’ di alcune specie coltivate di melo, al nuovo melo selvatico è stato dato il nome di Malus crescimannoi, in omaggio a Francesco Giulio Crescimanno, già ordinario di Coltivazioni arboree dell’Università di Palermo e studioso del settore. È la trentacinquesima scoperta nella carriera di Raimondo dopo una campagna di ricerche durata due anni. “Allo stato delle attuali conoscenze – spiega il direttore del Giardino botanico di via Lincoln – la nuova specie è presente solo in Sicilia ed è localizzata nella parte montana del bacino del fiume Flascio, affluente dell’Alcantara, in territorio di Floresta. Sui Nebrodi – aggiunge Raimondo – si trovano piante di questa specie anche con diversi anni di età nella fascia dei querceti caducifogli compresa tra i 1000 e i 1200 metri di altezza”.  Il Malus crescimannoi  fiorisce in maggio e matura i frutti in ottobre che non sono commestibili. È più alto e più robusto del Malus sylvestris ed ha una chioma che si sviluppa verso l’alto più che espandersi orizzontalmente. Altri caratteri distintivi della nuova specie di melo selvatico sono la lunghezza e lo spessore dei rami fertili, le dimensioni dei petali, diversi anche per forma (sono più piccoli) e di colore: un rosa intenso tendente al fuxia. “Una caratteristica molto importante – spiega il direttore dell’Orto botanico – è la minore lunghezza degli stami rispetto agli stili. Ciò significa che il Malus crescimannoi è distante geneticamente dal Malus sylvestris e più vicino, invece, a specie originarie dell’Asia”. E’ una scoperta scientifica a livello mondiale, come sottolinea Farncesco Maria Raimondo “poiché  questa pianta può fornirci indicazioni sul rapporto parentale con i meli domestici. Può anche evidenziare le caratteristiche del Dna utili al miglioramento genetico dei meli coltivati, come ad esempio la capacità di adattamento e la resistenza alle malattie”.

 

 

C.d.G.