IL PERSONAGGIO
La produttrice lucana Elena Fucci: “Il mio sogno è la biodinamica, credo sia il futuro, così come l’energia pulita che deriva dalle biomasse”
“Il mio vino
sostenibile”
Elena Fucci, giovane proprietaria dell’omonima azienda lucana e produttrice di Aglianico del Vulture, racconta la passione per questo vitigno e per il suo lavoro che conduce totalmente in biologico. Presto ospite della manifestazione “De natura Vini” organizzata da Cronachedigusto.it, rivela: “Credo in una viticoltura sostenibile e nel futuro successo delle aziende che lavorano in rispettando l’ambiente”.
Come ha cominciato a produrre vino?
“A diciotto anni ho deciso di iscrivermi alla facoltà di Viticoltura ed enologia a Pisa, terminati gli studi nel 2000, sono tornata nel mio paese ed ho ripreso l’azienda di mio nonno, che produceva esclusivamente per la vendita. La mia passione mi ha portato a decidere di coltivare esclusivamente Aglianico nei 6 ettari del terreno di famiglia , così dopo l’espianto delle altre uve ho deciso di produrre in biologico”.
Cosa ha comportato questa scelta?
“Non molte difficoltà, visto che il territorio del Vulture e del comune di Barile dove operiamo è un’area che non necessita di grandi trattamenti chimici. Qui si trovano già ottime condizioni pedoclimatiche per la coltivazione dell’Aglianico, facciamo solo qualche trattamento in meno rispetto a prima. Inoltre, noi viviamo qui, la nostra casa è accanto alle vigne, quindi qualsiasi sostanza tossica nuocerebbe prima di tutto noi stessi”.
Cosa pensa dell’agricoltura biologica nel nostro Paese?
“Credo molto in quello che faccio e sono sicura che prima o poi noi agricoltori riusciremo a dimostrare a tutti ciò per cui lavoriamo. Nell’agricoltura è necessario fare un passo indietro per poterne fare molti avanti. Perciò penso che i nostri sforzi non saranno vani. Mi piacerebbe coltivare in biodinamico ma questo comporta molte spese per una piccola produttrice come me, credo sia il futuro, così come l’energia pulita che deriva dalle biomasse”.
Come descriverebbe il suo terroir ed il suo vino?
“Il Vulture è un vulcano spento a nord della Basilicata. I nostri sono i vigneti più alti dell’intera zona, a circa 600 metri sul livello del mare, inoltre sono anche i più vecchi. Queste caratteristiche fanno sì che il nostro vino conservi un’eccellente mineralità, che sia balsamico e che mostri una spiccata acidità paragonabile quasi a quella di un vino bianco. Inoltre è presente un tannino evidente che però smorziamo e rendiamo nobile”.
Quali sono i vini che ama bere e perché?
“Mi piacciono i vini rossi strutturati, come Barolo e Barbaresco, amo molto le bollicine italiane che credo siano eccezionali. Tra i vini del sud privilegio l’Aglianico nella sua versione campana, il Taurasi, caratterizzato dalla crescita in terreni tufati. Infine mi piacciono molto i bianchi siciliani, in particolare il Grillo ed i suoi profumi. Il mio sogno nel cassetto è sempre stato quello di produrre un vino bianco, anche se il mio territorio non è particolarmente vocato. Chissà un giorno magari ci riuscirò”.
Laura Di Trapani