Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 61 del 15/05/2008

L’AZIENDA Due dolci per Fatascià

14 Maggio 2008
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    L’AZIENDA

Nuovi vini in arrivo: a settembre un bianco, poi un Syrah, attualmente in sperimentazione. Entrambi frutto di lena_stefania_hp61.jpgvendemmia tardiva

Due dolci
per Fatascià

Fatascià in dolce attesa. L’azienda vinicola curata da Stefania Lena e da Giuseppe Natoli prepara nelle sue vigne tra San Cipirello e San Giuseppe Jato due nuovi vini dolci che si andranno ad aggiungere al già noto Ilenia, blend di Grillo, Suavignon Blanc e Traminer.

Il primo vino, vedrà la luce tra settembre e ottobre di quest’anno. Si tratta di una vendemmia tardiva 2007 di Grillo, un vitigno autoctono che proprio per le sue caratteristiche risponde bene all’appassimento su pianta, dopo un passaggio di circa un anno in acciaio, il vino sarà commercializzato in 4 mila bottiglie. Si tratta di un bianco, che grazie alla vendemmia tardiva avrà una gradazione alcolica più bassa rispetto ai vini passiti, con colori più leggeri, meno ambrati. I profumi propri del vitigno resteranno inalterati. L’acidità più alta, inoltre, darà una sensazione di maggiore equilibrio in bocca.
Il secondo vino è un Syrah, ancora in sperimentazione, anche questo una vendemmia tardiva del 2007, che dopo un anno di acciaio sarà messo alla prova. Un risultato tutto da provare che dovrebbe essere sul mercato a dicembre. Anche questa volta la scelta del vitigno è stata fatta sul campo. Natalia Lena lo ha preferito al Nero d’Avola perché con la vendemmia tardiva è riuscito a dare odori più fruttati e a mantenere un buon colore e un’ottima struttura.
Quindi due nuovi arrivi, e come una mamma in dolce attesa, Fatascià inizia il toto nomi. Due le proposte, entrambe risentono della vena poetica che si respira in azienda, il primo è “Bugie”, il secondo più evocativo è “Sabir”, come veniva chiamato il linguaggio utilizzato nell’antichità dai marinai che solcavano il Mediterraneo. L’antica lingua del dialogo e dell'incontro, già evidente nel suo nome: Sabir (sapere). Una sorta di esperanto, lingua franca che marinai, pirati, pescatori, commercianti, armatori, parlavano nei porti per riuscire a capirsi fra loro. Veicolo di comunicazione che non conosce confini, capace di mettere in contatto culture diverse. Una denominazione resta fedele alla particolare cura che l’azienda ha sempre avuto per la scelta dei nomi, Fatascià ricorda il vocabolo che gli abitanti di Pantelleria utilizzavano per indicare il rumore che fanno la ali della rondine quando prende il volo, ma anche un buon auspicio per aprirsi a mercati esteri. Strada che l’azienda sembra aver intrapreso con successo. Tra le varie esperienze l’Europa dell’Est, dove grazie agli incontri organizzati dall’Istituto Vite e Vino, Fatascià ha potuto ritagliarsi un proprio spazio, ma ancora Germania, Brasile, Giappone, Portorico, Tailandia e Svizzera sono alcuni dei mercati verso cui Fatascià ha spiegato le vele. Intanto il prossimo appuntamento li vedrà protagonisti al London International Wine Fair dal 20 al 22 maggio, poi toccherà a Berlino, e infine ad agosto il Brasile.

Ciro Frisco