L’INTERVISTA
Dario Princic, produttore friulano di vini non convenzionali. “Il boom dal 2003. Vendiamo molto all’estero e non abbiamo avvertito la crisi. Ma in Italia c’è ancora molto da fare”
“Naturale?
Si digerisce meglio”
Dario Princic ha 56 anni, gli ultimi undici dei quali dedicati tutti alla produzione di vini naturali dalla vigna alla cantina. Una scelta di vita, una filosofia che purtroppo, numeri delle vendite alla mano, è molto più apprezzata all’estero che in Italia, dove lo scorso anno è stato venduto solo il 10% della produzione della sua azienda agricola a Gorizia in Friuli-Venezia Giulia.
Come è nata la scelta del vino naturale?
“Nella vita mi sono sempre occupato di vino come hobby. Fino al 1993 vendevamo solo l’uva, ma non abbiamo mai usato diserbanti chimici. Da allora abbiamo cominciato a vinificare per approdare poi al 1999 ad un’esperienza totalmente naturale che comprendesse anche la produzione di vino in bottiglia. In cantina non ho mai usato lieviti, l’unico prodotto usato in minima parte sono i solfiti in dosi sempre molto basse”.
Pro e contro di questa scommessa?
“La stessa produzione di vino naturale rappresenta un pro. Col vino naturale non esistono problemi di digestione o quelli di chi, ad esempio, evita di bere perché subito dopo accusa mal di testa. Io stesso non riesco più a bere i vini convenzionali, sono totalmente allergico. Non ci sono dei veri e propri contro. L’unico ostacolo era rappresentato dalla commercializzazione che si è rivelata un po’ difficoltosa fino al 2003. Subito dopo il mercato ha cominciato ad aprirsi”.
Ed oggi?
“Oggi le cose vanno molto bene, tanto che non risentiamo affatto della crisi. E’ una fortuna riuscire a vendere tutti i vini della produzione. Non abbiamo mai venduto vini come ora, addirittura in alcune occasioni abbiamo anche dovuto anticipare le annate perché rimanevamo senza vino”.
Qualche numero sulla produzione della sua azienda…
“Abbiamo circa 75 mila piante. Produciamo 25 mila bottiglie all’anno per sei etichette in tutto: due rossi, un merlot e un cabernet e quattro bianchi, un pinot grigio rosato, un tocai, un trebes e un ribolla”.
E le esportazioni?
“Esportiamo in tutta Europa dalla Francia al Belgio, dall’Olanda all’Inghilterran, alla Norvegia. Esportiamo anche in Giappone e stiamo trattando anche con dei patner americani. Negli ultimi anni, però, vendiamo molto meno in Italia, soprattutto da quando abbiamo introdotto il pagamento anticipato. L’anno scorso il 90% della produzione è stato esportato all’estero. Quest’anno la percentuale di vendita nazionale sta leggermente aumentando”.
Piera Zagone