Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 36 del 22/11/2007

L’INTERVISTA “Vi racconto Villa Igiea”

22 Novembre 2007
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    L’INTERVISTA

Una storia lunga un secolo, il passaggio nella catena Hilton, i nuovi servizi e il ristorante. Uno dei dieci alberghi più belli del mondo raccontato dal suo direttore, Gianluigi Martorana
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“Vi racconto
Villa Igiea”

È uno dei simboli di un periodo di grande splendore culturale e artistico palermitano e per l’importanza monumentale della struttura, per la posizione prospiciente al mare, per l’ampio giardino che lo circonda e per i servizi offerti ai clienti, è considerato uno dei dieci alberghi più belli del mondo. L’hotel Villa Igiea ha al suo attivo oltre cento anni di storia e migliaia di ospiti illustri sono transitati tra le sue mura.

Fu la famiglia Florio, nel 1908, a volerne la realizzazione ed il maestro del Liberty Ernesto Basile a progettarlo. E ancora oggi le sale interne conservano le decorazioni e gli arredi originali realizzati dallo stesso Basile.
Dall’agosto del 2006 Villa Igiea fa parte della grande catena americana Hilton. A dirigerlo è Gianluigi Martorana, taorminese con tradizione alberghiera di terza generazione che è approdato a Palermo dopo aver lavorato a Roma, Milano, Londra, Berlino.

Cosa ha significato per Villa Igiea diventare un Hilton?

“Per un albergo normale affiliarsi alla catena americana è un must per quello che rappresenta a livello di immagine e servizi. Per Villa Igiea è stato un po’ più complicato, perché ha cento anni di storia alle spalle con tutto ciò che questo comporta. Mi riferisco alla tradizione dei luoghi in una struttura di rilevanza storica. L’affiliazione è arrivata dopo un’attenta analisi e ci ha consentito di collocarci su mercati alternativi a quelli a noi consueti. La commercializzazione degli alberghi è senz’altro più efficace attraverso lo strumento Hilton che abbiamo scelto anche per applicare certi standard di servizio in tutti i reparti”.
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Ci fa qualche esempio?

“Le nostre stanze adesso hanno un televisore al plasma da trentadue pollici. Ci sono due telefoni, uno sulla scrivania e uno sul comodino, facilitazioni per l’accesso ad internet. Bagni con prodotti di cortesia. Insomma con i responsabili dell’Hilton abbiamo fatto scelte precise per migliorare i nostri standard. In quest’ottica si inserisce anche la figura dell’ambassador, che ha il compito di ascoltare gli ospiti, accoglierne le richieste e intervenire immediatamente per soddisfarle. In sintesi, prima si aspettava il cliente e gli si offriva quello che c’era. Ora il cliente si cerca e gli si dà ciò che desidera”.

Gestire un albergo così ricco di storia è senz’altro impegnativo…
“Lo è ma è anche affascinante. Villa Igiea nell’immaginario dei siciliani rappresenta il top degli alberghi insieme con il San Domenico di Taormina. Dal punto di vista operativo è stato difficile staccarsi dall’impostazione passata e puntare al nuovo. Ma adesso è cambiata la mentalità e usiamo un nuovo approccio nei confronti dei clienti, analizzando a fondo le loro esigenze”.

Ciò significa che i servizi che offrite sono diversificati in base al tipo di ospite?
“Esattamente. La nostra clientela è vasta e segmentata, dal turista all’uomo d’affari al congressista. Ad ognuno cerchiamo di dare il meglio. Per i turisti, per esempio, abbiamo una comoda piscina. In camera abbiamo messo a loro disposizione un kimono e delle ciabatte infradito. Abbiamo aperto un punto di ristoro vicino alla piscina per consentire loro di fare uno spuntino senza doversi rivestire. Abbiamo illuminato il campo da tennis per poterlo usare anche la sera, creato angoli relax in giardino. Per chi soggiorna da noi per affari abbiamo predisposto un accesso diretto ad internet con il proprio computer o con un pc messo a disposizione da noi, creato un business corner con fax e fotocopiatrice e copertura wi-fi”.

Gli alberghi importanti hanno spesso ristoranti di alto livello frequentati non solo dai clienti della struttura. Questo in Sicilia non avviene. Perché?
“Credo che ci sia una forma di pregiudizio. Alcuni alberghi hanno aperto al pubblico il proprio ristorante con un buon successo. Noi abbiamo creato un ristorante che offre un tipo di cucina particolare che parte da quella regionale, rivisitandola. Negli ultimi tre anni abbiamo riacquistato la fiducia dei palermitani in un settore a noi molto caro, la banchettistica e ora, grazie ai nostri chef, Salvatore Di Carlo che ha maturato esperienza all’estero, e Giuseppe Priolo che ha lavorato a lungo a Milano, puntiamo anche ad un certo tipo di ristorazione che ha già avuto riscontri positivi. Ogni sera, soprattutto d’estate, la nostra terrazza sul mare ospita dai quattro ai dieci palermitani che scelgono la nostra cucina per una buona cena”.

Clara Minissale