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Numero 85 del 30/10/2008

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30 Ottobre 2008
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Gli auguri del mondo del vino

Un punto di riferimento morale, oltre che professionale. Così il mondo del vino guarda Giacomo Tachis. Così ne parla chi lo conosce e ha lavorato fianco a fianco con uno dei padri dell’enologia moderna. Tra loro c’è il Nicolò Incisa della Rocchetta, erede della Tenuta San Guido, nel Livornese, e il cui nome va a braccetto con la storia del Sassicaia. Tachis è ancora suo consulente ma in Sardegna. “L’ho conosciuto nel ’68 – ricorda Incisa -, quando era l’enologo di Antinori. Fu il primo a capire che il mondo del vino stava cambiando, che si doveva puntare sul terroir mettendo al bando i vini tutti uguali. È un uomo colto, e non parlo solo dell’aspetto legato alla sua professione, oltre ad avere ancora un palato eccezionale”.
Un altro nome noto del vino italiano, Carlo Guerrieri Gonzaga, trentino e a capo della Tenuta San Leonardo, lo ricorda come il padre del San Leonardo, il vino quest’anno con l’annata 2004 ha vinto i Tre bicchieri. “Quando lo conobbi, tra il 1976 e il 1977, si impose subito, era capace di vedere nel bicchiere il futuro di un vino. Dal 1983, poi, diede vita al San Leonardo e i risultati sono evidenti ancora oggi. Carlo Ferrini (l’attuale enologo della cantina, ndr), segue ancora le sue orme”.
Dal Trentino alla Sardegna. Antonello Pilloni, presidente di Santadi (Cagliari) gli rivolge un augurio nel suo dialetto: “A medas annus cun saludi”. Pilloni parla di Tachis come “un curioso. Il nostro Carignano veniva considerato un ‘vino di spalla’, lui lo ha scoperto e fatto rinascere. A Tachis dico, in modo fraterno, che possa vivere a lungo con la gratitudine di tanti vignaioli. Ma a lui dovrebbe essere grata l’Italia intera: ha fatto in modo che il nostro vino non sia secondo a quello dei francesi”.
Anche dalla Sicilia arrivano auguri eccellenti. Quelli di Diego Planeta, numero uno di Settesoli e presidente di Assovini, che è anche l’uomo che alla fine degli anni Ottanta, come presidente dell’Istituto regionale della Vite e del Vino, portò Giacomo Tachis in Sicilia. “Fu come avvicinare la regina d’Inghilterra da parte dell’ultimo uomo di una delle sue colonie. Lui era il massimo e la Sicilia soffriva dello stereotipo di ‘regionaccia del vinaccio’ fatto con lo zucchero e gli imbrogli. A colpirmi, però, fu la sua enorme modestia. In questo mondo del vino che era, ed è, pieno di snobismo le sue doti morali spiccano ancora di più”.
Anche da Leonardo Agueci, attuale presidente dell’Irvv arrivano gli auguri che “vanno al di là del rapporto di lavoro. Nel corso del mio incarico in Istituto da lui ho imparato che nel mondo del vino esiste anche una grande umanità. L’augurio che gli rivolgo? Quello di continuare ad essere un punto di riferimento morale, come lo è stato per me”.

M.V.