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Scenari

Champagne da agricoltura biologica sempre più in voga: aumenta la produzione

27 Febbraio 2024
Vigneti da agricoltura Bio Vigneti da agricoltura Bio

L’agricoltura biologica sta iniziando a prendere piede nella Champagne, con un alto tasso di conversioni dal 2020. Il numero di bottiglie prodotte con metodo biologico è destinato ad aumentare significativamente entro il 2024. Basti pensare che questo metodo di agricoltura si avvicina al 10% dei vigneti della zona. 

La sfida è ambiziosa ed è quella di mantenere l’attuale alto livello di valore. “Quando ho iniziato nel 2009 – afferma Jérôme Bourgeois, presidente dell’ACB (Association des Champagnes Organiques) a Vitishpere – la produzione biologica rappresentava l’1% dei vigneti. Stiamo per raggiungere il 10%”. Anche se la vendemmia 2021, decimata per i cambiamenti climatici, ha distolto 19 viticoltori dalla conversione, lo slancio rimane positivo. Entro il 2023, nella regione di Champagne ci saranno 649 viticoltori biologici che coltivano 2.700 ettari”.

Uno studio della scuola di economia Néoma, come riporta la rivista specializzata francese, conferma che i vini biologici hanno un prezzo medio all’esportazione di 28,92 euro IVA esclusa. L’Italia è il principale mercato di esportazione degli champagne biologici, seguita da Stati Uniti e Giappone.

“Oggi – dice a Cronache di Gusto Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne Italia – il 69% dei 34.200 ettari di superficie vitata della Champagne detiene una certificazione ambientale: VDC (Viticulture Durable en Champagne), Terra Vitis, HVE (Haute Valeur Environnementale) o bio. L’obiettivo della filiera è di raggiungere il 100% di superfici certificate entro il 2030. Questo approccio rientra in una strategia che è stata avviata più di vent’anni fa. Nel 2003 la Champagne è stata la prima filiera viticola al mondo a calcolare la sua impronta carbonica e a dotarsi di un ambizioso piano di sviluppo sostenibile. Tra le numerose azioni che sono state varate, quella che ha riguardato nel 2010 il peso delle bottiglie di Champagne passato da 900 a 835 grammi che ha consentito di ridurre l’impronta di carbonio per bottiglia del 20%, pari a 8.000 tonnellate di CO2 risparmiate ogni anno”.

Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne Italia Domenico Avolio, direttore del Bureau du Champagne Italia

Il nostro Paese rimane comunque in generale molto importante a livello di esportazione. Nella classifica dei principali mercati all’export per lo Champagne, l’Italia ha raggiunto nel 2022 il quinto posto a volumi (+11,5% rispetto al 2021) e il quarto posto a valore con una crescita del 19% rispetto al 2021.

Nello stesso anno preso in analisi da Bureau du Champagne le spedizioni di Champagne verso l’Italia hanno registrato il record storico sia a volume sia a valore, con 10,6 milioni di bottiglie e un giro d’affari di 247,9 milioni di euro (valore franco cantina e tasse escluse).

I millesimati, vini ottenuti da uve di una sola vendemmia, e le cuvée speciali, che costituiscono il top di gamma di ogni produttore, rappresentano da soli quasi il 23% delle importazioni a valore. Gli Champagne rosé si attestano nel 2022 all’8,2% del mercato a valore.

“Gli ultimi dati disponibili – dice ancora Avolio – pongono l’Italia ai vertici della classifica mondiale dell’export con 10,6 milioni di bottiglie spedite per un valore di quasi 248 milioni di euro (franco cantina e tasse escluse), un risultato che rappresenta un record storico. Le cuvée speciali costituiscono un quinto delle spedizioni a valore (dato 2022). Tra i primi dieci mercati dello Champagne a livello mondiale (Francia esclusa) l’Italia occupa il quarto posto a valore, preceduta soltanto da Giappone, Regno Unito e Stati Uniti che guida la classifica con 33,7 milioni di bottiglie e 947 milioni di euro di giro d’affari.