Per risparmiare, i consumatori si espongono (quasi) consapevolmente ad acquisti di prodotti contraffatti.
Una tesi discutibile ma che purtroppo trova nei dati una conferma che si vorrebbe scongiurare. A dirlo è la recente indagine di Confcommercio in collaborazione con Format Research sulla “Illegalità, contraffazione abusivismo” che ha coinvolto mille consumatori maggiorenni tra settembre ed ottobre del 2013.
Un dato tra tutti: quasi il 26% dei consumatori intervistati ha acquistato almeno una volta un prodotto o un servizio contraffatto o illegale nell’arco del 2013. Quali i settori più colpiti? L’agroalimentare si posiziona al secondo posto, dopo l’abbigliamento, con il 28% dei consumatori che ammettono un acquisto di questo tipo, sia di cibo che di bevande di dubbia provenienza. È d’obbligo, quindi, porsi delle domande sulla motivazione che spinge i consumatori ad effettuare un acquisto di prodotti contraffatti più o meno consapevolmente.
La risposta non sorprende, ma non per questo non lascia impietriti: la crisi economica. Oltre il 50% dei consumatori ammette di aver agito per risparmiare, ammettendo che quasi 4 volte su 10 l’acquisto è consapevole, mosso, quindi, da una decisione che mette sul piatto della bilancia motivazioni di natura economica. Intatti ben 8 consumatori su 10 conoscere o, comunque, ipotizza, che acquistare un prodotto contraffatto comporti dei rischi per la salute, soprattutto se si tratta ad esempio di prodotti alimentari o, medicinali.
Il fenomeno, tra l’altro, è in crescita: dal 2010 al 2013 i prodotti illegali più acquistati riguardano il settore della pelletteria, dell’abbigliamento, della parafarmacia e, anche, dell’alimentare. Questi sono, infatti, i primi 4 prodotti che hanno fatto registrare la crescita più consistente.
“Fare un buon affare” è una delle risposte più diffuse tra i consumatori che giustificano l’acquisto a detta di quasi il 63% dei consumatori che ammettono l’acquisto e, addirittura, “perché anche se pericoloso è più economico e si risparmia” (35,4%).
Vien da sé che ci si chiede se il consumatore sia informato sulle sanzioni pensate per contrapporsi a tale fenomeno: per circa 6 consumatori su 10 le sanzioni che colpiscono chi produce-commercializza-acquista un prodotto contraffatto sono insufficienti.
A ciò si abbina anche la richiesta da parte loro di maggiore informazione (per il 75% degli intervistati).
Uno scenario che solleva molte perplessità su come la “mano” della crisi possa regolare il mercato e le scelte dei consumatori.
Lucrezia Balducci