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Articoli sul Marsala

Mario Fregoni “Il futuro? Rosato o bollicine”

08 Giugno 2010
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Il suggerimento di Mario Fregoni, uno dei massimi esperti mondiali di viticoltura: “Due nuove tipologie di Marsala che facciano da traino a quelle superiori. E poi puntare su un vino con meno alcol e con una base di qualità, ripartendo dalla vigna”

“Il futuro?
Rosato o bollicine”

“Marsala Rosato o in Versione Spumante, così rilancerei il Marsala. Però sempre puntando sul lavoro in vigna”. A proporlo è Mario Fregoni, ordinario di viticoltura dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, uno dei massimi esperti mondiali del settore. Il suggerimento di Fregoni potrebbe sembrare bizzarro ma mette a fuoco l’esigenza di nuove modalità di consumo che possano riaccendere gli interessi su un vino, secondo il docente universitario, non apprezzato per il grado elevato di alcol.

Come vede oggi il Marsala?
“Non credo stia bene, non è stato fatto molto per rilanciarlo. Ricordo che un po’ di anni fa partecipai ad una riunione al Comune a Marsala indetta per rilanciare la Doc Marsala. L’idea di rilanciarlo era importante. Ma il problema è che non è stato fatto niente. Lanciai anche un’iniziativa di promozione che potesse interessare di nuovo il mercato inglese. E proprio come si faceva duecento anni prima, l’idea era quella di fare partire dal porto di Marsala una nave carica del vino per l’Inghilterra, alla volta della regina”.

Secondo lei cosa non è andato nella storia recente del Marsala?
“Intanto dal punto di vista commerciale ed internazionale il Marsala ha il problema dell’alcol, è troppo elevato. Secondo me questo frenerebbe il consumo portando il consumatore ad utilizzarlo come digestivo o piuttosto come sostitutivo della grappa. E poi il disciplinare andrebbe anche modificato. E le modifiche dovrebbe farlo il Parlamento, perché il disciplinare gode di una legge speciale”.

Perché e cosa si dovrebbe modificare?
“Si dovrebbero creare nuove tipologie di Marsala, di qualità, che facciano da traino per i Marsala Vergine e Superiore. Non tipologie che ricadano nella banalità, come quelle che sono attualmente in commercio. Azzardo una proposta. Vedrei bene un Marsala da vino rosato, o un Marsala Spumante. Studiare queste tipologie sin dalla selezione delle uve e provare una vinificazione diversa”.

Ma questo non rischierebbe di snaturare il Marsala?
“No, perché le tipologie superiori rimarrebbero, bisogna solo guardare al futuro, perché penso che il consumo di questi vini molto liquorosi andrà riducendosi sempre di più. Chiaramente bisogna partire da una base di qualità e quindi dalla vigna, non certo dall’industria”.

Secondo lei la Doc cosa ha fatto per il Marsala?
“Non ha lavorato molto fino ad ora. Certo ha preservato e mantenuto in piedi questo vino e la sua storia, bisogna riconoscere che senza la doc il Marsala non esisterebbe. Solo che ci sono denominazioni che funzionano meglio, penso a quelle della Toscana, del Trentino o del Friuli. La Sicilia è l’ultima in classifica nell’uso delle denominazioni. Dovrebbe esserci un maggiore sforzo da parte non solo dei consorzi ma anche delle istituzioni”.

C’è un futuro per il Marsala?
“Si, ma di nicchia. Non si può pensare che il Marsala possa riprendere le fortune del passato. Bisogna però a tutti i costi preservarlo, e darsi da fare, partendo dall’uva, da una base naturale al cento per cento”.

M.L.