Nero d'Avola. Del vitigno siciliano più famoso, di quello che ha lanciato l'enologia isolana nel mondo abbiamo detto qualcosa qui. Ma ci tocca aggiungere qualcosa e questa volta parliamo delle sue origini.
Il Nero d'Avola è detto anche Calabrese e ciò vorrebbe indicare una sua origine dalla punta dello stivale. Ma subito si innesca una gentile guerra d'opinioni in quanto c'è la teoria, che noi da bravi siciliani sposiamo in pieno, che il nome Calabrese sia derivato da una storpiatura. Infatti molti secoli fa si parlava di un vino Calavulisi proveniente dalla zona di Avola e questo nome era la sintesi di calau, dialetto che significa scese, proviene, e Avulisi che significa di Avola. Di bocca in bocca ecco l'evoluzione: Calau Avulisi > Calavulisi > Calavrisi > Calabrisi > Calabrese. Voi potete dubitarne, noi ve l'abbiamo raccontato lo stesso. Comunque il vino siciliano per antonomasia non può che essere siciliano.
Oggi parliamo di un NdA in purezza il Centouno rosso IGT Sicilia 2010 di Viticultori Associati a Canicattì, in provincia di Agrigento. Questa è una cantina sociale che produce 50.000 q/anno di uve, 900.000 bottiglie e 10.000 ettolitri di sfuso di qualità che vende principalmente in propri punti vendita. Il presidente Giovanni Greco ci parla con orgoglio di questo territorio assolato, di terreni ricchi di zolfo e potassio che arrivano fino ai 600 metri, di 1000 soci che hanno aderito alle prescrizioni della cooperativa volte ad ottenere uve adatte a produrre buoni vini, della cantina che si è profondamente rinnovata tecnologicamente. L'enologo è Angelo Molito che si avvale della consulenza di Tonino Guzzo.
Il Centuno fa parte della linea medio-alta e proviene da vigne in terreni ricchi di calcare, allevate a cordone speronato con resa media di 85q/ha vendemmiate con inizio nella metà di settembre.
La macerazione è di 10 giorni e per la fermentazione a 26° si usano tini in acciaio e in cemento. Poi 8-10 mesi in barili di rovere e un riposo di 6 mesi in bottiglia borgognotta. E ora passiamo all'assaggio.
Il colore è rosso granato intenso e a bicchiere fermo l'olfatto avverte cioccolato, note vegetali, poca amarena; ossigenando si trasforma in un vino complesso, diventa difficile distinguere i profumi per l'equilibrio sensoriale che sprigiona, comunque si avvertono la ciliegia, note balsamiche, tabacco, pepe nero, caffè, mandorla tostata, un bouquet avvolgente, profondo, da vino maturo.
Al gusto si ritrova l'eccellente armonia, è austero, potente con i suoi 14°, i tannini appena avvertiti e l'amaro quasi assente. Alla retrolfatazione si ritrovano i frutti rossi che rimangono a lungo. Insomma un vino che ha già raggiunto il meglio di sè.
Sono 40.000 bottiglie nei canali Horeca che si trovano allo scaffale a soli 10 euro, un prezzo dall'eccellente rapporto con la qualità e la piacevolezza.
Un vino rosso facile da abbinare che abbiamo apprezzato con una zuppa di fagioli freschi ed ortaggi, con una succulenta T-bone alla griglia e con un gorgonzola Dop.
C.S. Viticultori Associati |
Recensioni Rubrica a cura di Salvo Giusino |