“Le api stanno come sta la natura: male. Per colpa delle attività umane, per il cambiamento climatico, per i pesticidi, per l’eccessiva urbanizzazione, per la distruzione del loro habitat”. Non usa mezzi termini Cecilia Costa, prima ricercatrice al Centro di ricerca in agricoltura e ambiente del Crea di Bologna.
Da anni interessata al miglioramento genetico sostenibile nelle api mellifere, con particolare attenzione ai caratteri di resistenza alle malattie e ai parassiti, alle interazioni genotipo – ambiente e alla conservazione della biodiversità dell’Apis mellifera, l’ape nera sicula, Cecilia Costa racconta come quelle dell’ultimo periodo siano state annate difficili per gli apicoltori, “sebbene l’Italia sia stata l’unico paese europeo a recepire una misura agricola varata per la tutela degli impollinatori. Ma il cambiamento climatico porta a scarsità di risorse – spiega la ricercatrice – e favorisce l’arrivo di parassiti esotici che rappresentano un pericolo”.
Anche per questo rivestono particolare importanza progetti come ProNera (ne abbiamo parlato qui https://www.cronachedigusto.it/scenari/api-nere-sicule-alluniversita-di-palermo-uno-studio-genetico-per-prevenirne-lestinzione/ e qui https://www.cronachedigusto.it/scenari/uno-studio-sullape-nera-smielatura-precoce-e-conservazione-al-fresco-per-avere-un-miele-ricco-di-polifenoli/), nato per studiare le caratteristiche dal punto di vista nutraceutico e genetico dell’ape nera sicula e portato avanti dal dipartimento di Scienza e tecnologie biologiche, chimiche e farmaceutiche dell’Università di Palermo, in collaborazione con il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria di Bologna e con un gruppo di apicoltori siciliani capeggiati da Carlo Amodeo.
“Noi siamo attivi nella salvaguardia dell’ape nera da quasi trent’anni – continua Costa – da quando è stata istituita una sezione apposita nell’albo nazionale degli allevatori di api italiane che noi gestiamo per conto del Ministero. Inizialmente in questo albo c’era solo l’ape Ligustica, poi è stata inserita anche l’Apis mellifera. Il progetto ProNera è, sostanzialmente, una prosecuzione delle attività di ricerca svolte negli anni a tutela dell’ape nera, a partire da quando è stato riconosciuto il Presidio Slow Food”.
L’idea è quella di aumentare la colonia di individui di questa preziosa ape, in collaborazione con gli apicoltori che hanno l’importante compito di alimentarne il patrimonio genetico.
“Noi sostanzialmente ci siamo occupati di supervisionare le attività di allevamento e riproduzione – spiega la ricercatrice del Crea -, preziose per la salvaguardia della specie. Negli anni, infatti, ci siamo interrogati sull’origine genetica dell’ape nera e abbiamo capito che le api locali hanno una maggiore capacità di essere resilienti rispetto a varie minacce come i parassiti o i cambiamenti climatici. Quello che si è visto – dice Costa – è che la protezione delle api locali è importante per la biodiversità ma anche per l’attività apistica sul medio-lungo periodo, per avere un rischio minore di perdere colonie. Il progetto ProNera, nello specifico, è un ottimo esempio di collaborazione tra apicoltori e mondo della ricerca e quello che stiamo cercando di fare, oltre capire i meccanismi che regolano l’adattamento climatico di queste api, è proteggerle anche tramite una loro valorizzazione economica”.
Su ampia scala, più alberi e fiori, maggiore rispetto per la natura in generale, meno asfalto e meno pesticidi, sarebbero senz’altro di grande aiuto per una maggiore tutela delle api.