FederBio interviene con fermezza sul recente caso di frode che ha portato al sequestro di 2,8 tonnellate di miele importato dalla Romania e venduto come biologico, mentre in realtà proveniva da produzioni convenzionali. Le indagini hanno rivelato che l’azienda veronese coinvolta, tra il 2024 e il 2025, ha immesso sul mercato oltre 7 quintali di miele falsamente etichettato come bio.
La Federazione, da sempre al fianco delle forze dell’ordine nella difesa della filiera, ha espresso gratitudine ai Carabinieri dei Nuclei per la Tutela Agroalimentare di Verona e Firenze, che hanno condotto le indagini.
«Ogni comportamento fraudolento compromette la credibilità dell’intero settore biologico – ha sottolineato Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – È un episodio grave, che rappresenta una concorrenza sleale nei confronti dei produttori seri e mina la fiducia dei cittadini che scelgono il bio per la salute e per la tutela del pianeta. Per questo è prioritario innovare il sistema dei controlli, renderli sempre più capillari e rigorosi e contrastare chi tenta di sfruttare indebitamente il marchio bio».
FederBio ribadisce l’urgenza di introdurre il marchio biologico italiano, strumento pensato per rendere immediatamente riconoscibili le produzioni nazionali, e propone di rafforzare i controlli con strumenti digitali avanzati, in grado di garantire tracciabilità continua e trasparente anche nelle filiere più complesse.
La Federazione, nata nel 1992 e oggi riconosciuta come principale rappresentanza istituzionale del settore, riunisce l’intera filiera del biologico italiano, dai produttori agli organismi di certificazione, fino a trasformatori, distributori e associazioni culturali. Il suo impegno è garantire standard elevati, correttezza e trasparenza, valori che le frodi minano profondamente e che richiedono, come sottolinea la presidente Mammuccini, «una risposta forte, per difendere un comparto in cui l’Italia è leader europeo».