Se vi capitassero sotto gli occhi o alle orecchie termini come Enoponte o Ponteno, sappiate che si tratta di Innsbruck (così come veniva tradotta in fonti documentali anche antiche, oltre che nel periodo dell’occupazione sabauda successivo alla Prima guerra mondiale, tra il 1918 e il 1920). E sì, siamo assolutamente d’accordo: le traduzioni dei toponimi – nel nostro caso, appunto, Innsbruck, cioè “ponte sul fiume Eno” – possono dar luogo a vere e proprie atrocità. La graziosa città mitteleuropea di cui parliamo si è vista italianizzare addirittura in Isprùcco: mai sperare che il peggio abbia un limite.
Oggi, per fortuna, Innsbruck è semplicemente lei. Capoluogo austriaco dello Stato federale del Tirolo, quinto maggior centro urbano del Paese (dopo Vienna, Graz, Linz e Salisburgo), sorge a 544 metri di altitudine ed è incastonata tra le maestose giogaie di varie catene alpine. Elegante, educata, accogliente: mèta ideale – benché non sempre amica del portafoglio, va detto – per chi cerca panorami, cultura e buona birra.
Un aspetto, questo, che abbiamo toccato con mano durante un piacevole fine settimana, scandito da tappe (ciascuna corrispondente a un diverso locale di mescita) che riportiamo di seguito, ricostruendole boccale dopo boccale, lungo il filo di una facile passeggiata: gli indirizzi delle nostre soste, infatti, sono tutti in centro e assai vicini tra loro.

Tradizione: Stiftskeller
Per chi ama atmosfere e bevute classiche, un portone sicuro a cui bussare – in Stiftgasse 1 – è quello dello Stiftskeller: ristorante tipico allestito in quello che fu un convento femminile, tra luci calde, legno e pietra (il piano interrato conserva ancora le fondamenta dell’antico edificio religioso). La cucina attinge a piene mani dal ricettario tirolese, accompagnando i piatti con le etichette della Augustiner (Monaco di Baviera è poco più di 150 chilometri). Tra queste, la morbida Dunkel: colore ramato, aromi di biscotto, caramello e miele, finale di lieve amaricatura tostata, il tutto a un grado alcolico moderato, non oltre i 5,6.
Un tavolo allo Stiftskeller
Allegria: Franzs
A 150 metri, in Herzog-Friedrich-Straße 11, ecco un altro ristorante d’impronta gastronomica tipica, ma con formula più sbarazzina, essendo anche bar. È il Franzs, che propone una carta degli alcolici comprendente diversi vini e le birre di due produttori: il tedesco Wildbräu (a Grafing bei München) e l’austriaco Trumer (a Obertrum bei Salzburg). Quest’ultimo si presenta con prodotti di assoluta affidabilità, come la sua Pils, lavorata con luppoli in fiore (tra cui Saaz) e fermentazione in tino aperto. Dorata e luminosa, parla al naso con note di pane chiaro, fiori di campo ed erbaceo fresco; conquista poi con una bevuta saettante (4,9 gradi) e un finale pulito e secco.
Modernismo: Tribaun
Giusto altri cinque minuti a piedi ed eccoci – in Museumstraße 5 – di fronte all’insegna del Tribaun. Un locale frizzante e vissuto, la cui fisionomia, pur tra murature e volte a crociera d’epoca, si caratterizza per un’anima decisamente più craft e giovane: tap-list elettroniche, rotazioni dinamiche, pubblico allegro. Tra i marchi presenti in spina spiccano il bavarese Hoppebräu e soprattutto l’austriaco Bierol. Dalla loro ampia cartuccera (fatta di stagionali, speciali, collaborazioni e one shot), abbiamo degustato diverse birre:
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Schwoicher Helles (4,9 gradi), Keller Helles non filtrata né pastorizzata, con orzo coltivato e maltato in loco, luppolata con varietà della Hallertau. Bevuta facile, naso di panificazione e prato falciato, gusto bilanciato e irresistibile.
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Spruce Willis (6,5 gradi), Spiced IPA stagionale con coni e aghi di abete rosso e luppoli Chinook. Leggermente ambrata, pulita, profuma di resina, incenso e arancia, offrendo un sorso sorprendentemente agile.
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Deep Dark Woods (6,4 gradi), una delle poche superstiti della “specie” Black IPA: colore ebano, profumi torrefatti e agrumati, bocca equilibrata e priva di eccessi amaricanti.
Brewpub Puro: Bierfabrik
Dopo dieci minuti di cammino (stavolta si è esagerato), il nostro itinerario trova la sua stazione d’arrivo in Viaduktbögen 25, di fronte al Bierfabrik: un suggestivo brewpub allestito sotto una campata del viadotto ferroviario cittadino. Impianto a vista, legno, laterizio, luci basse e lavagne di gesso per l’offerta del giorno: atmosfera perfetta. Seduti al bancone, assaggiamo:
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Innsbrucker Lager (Keller Helles, 4,7 gradi): chiara e velata, aromi di miele e crosta di pane, buona effervescenza e chiusura delicatamente amara;
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Local Ale (Spiced Pale Ale con erbe alpine, 5,7 gradi): paglierina, profumi erbacei e citrici, palato fluido e morbido;
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Dunkel 14 (Dark Ale, 6,5 gradi): bruna e profonda, naso di cioccolato e caramello, corsa gustativa agile, bollicina sottile e finale rotondo.
Innsbruck, tra un boccale e l’altro, resta una piccola meraviglia di misura e civiltà, dove ogni sorso racconta la montagna e la città con la stessa voce: limpida, fresca e sincera.