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Scenari

In Umbria gli alveari stanno morendo, l’allarme degli apicoltori “Calo senza precedenti”

25 Novembre 2025
Mielinumbria edizione 2025 Mielinumbria edizione 2025

Tra crisi climatica, calo delle fioriture e nuove strategie agricole in Umbria si registra un calo di produzione degli alveari “senza precedenti”. A lanciare l’allarme sono gli apicoltori in occasione dalla XXVII edizione di Mielinumbria, che ha trasformato Foligno in un osservatorio privilegiato sulle sfide che stanno travolgendo l’apicoltura italiana, ma anche sulla ricerca di possibili strategie per invertire la rotta. Secondo i dati ufficiali presentati durante la manifestazione dall’associazione Naturalmiele, nel 2024 l’Umbria ha registrato un –9% di alveari, contro una media nazionale dell’1,5%. Un dato aggravato dal paradosso dell’aumento degli apicoltori (+3%), segno che le nuove adesioni non compensano le perdite sempre più pesanti dovute a crisi climatica, parassiti e impoverimento del paesaggio agricolo.

Al centro del dibattito, l’XI Forum degli Apicoltori del Mediterraneo, promosso dal Comune di Foligno, da FedApimed, APAU (Associazione produttori apistici umbri) e Felcos Umbria, in collaborazione con Naturalmiele e con il patrocinio della Regione Umbria: una due giorni che ha riunito esperti, produttori e delegazioni di dieci Paesi del bacino mediterraneo per elaborare strategie comuni di adattamento.

Calo degli alveari e produzioni in picchiata: l’Umbria accende il faro sulla crisi. Il nodo principale è stato illustrato da molteplici voci autorevoli provenienti da una decina di Paesi dell’area del Mediterraneo. Tra gli interventi, anche il rappresentante del Ministero dell’Agricoltura, Marco Pellegrini, l’ambasciatore di Slovenia in Italia, Matjaž Longar, il presidente di FedApimed, Vincenzo Panettieri, e il segretario regionale di Confcooperative, Lorenzo Mariani. Calo delle fioriture, assenza di colture nettarifere, stagioni imprevedibili, eventi estremi e un incremento di mortalità legata sia alla Varroa sia a fenomeni non ancora spiegati: l’Umbria sta pagando una fragilità agricola strutturale che si riflette direttamente sulle api. Il presidente di APAU, Luca Ciampelli, ha lanciato un appello chiaro: “Stiamo assistendo a un crollo delle produzioni mai registrato negli ultimi anni. Senza nuove colture mellifere, come il girasole, quasi scomparso, non c’è futuro. Serve un tavolo tecnico permanente che coinvolga Regione e mondo agricolo, per reintrodurre fioriture che sostengano le api e tutta la biodiversità”.

Le azioni della Regione: verso una “Strada delle Api” e nuove politiche per i produttori. Intervento molto atteso quello dell’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Meloni, che ha indicato la volontà di agire in modo coordinato su più fronti: riattivare un tavolo tecnico regionale per affrontare la crisi apistica; sostenere i piccoli produttori con misure mirate; rafforzare la rete delle associazioni per una strategia condivisa, valutare iniziative di promozione territoriale che colleghino miele, turismo rurale e agricoltura, aprendo la strada a una futura “Strada delle Api”, sul modello delle Strade del Vino e dell’Olio. “Il miele umbro è un prodotto d’eccellenza e dobbiamo difenderlo – dichiara Meloni -. Serve un’azione strutturata che unisca agricoltura e turismo. Pensare a una Strada delle Api può offrire nuove opportunità economiche e valorizzare un prodotto simbolo della nostra identità rurale”.

Foligno, “Città amica delle api”: un laboratorio per il futuro. La “città amica delle api” ha dimostrato di voler guidare un nuovo corso per il settore, facendo da ponte tra produzione, sostenibilità e divulgazione scientifica. Oltre agli approfondimenti tecnici, Mielinumbria ha proposto un ricco programma divulgativo pensato per il grande pubblico, dai laboratori sensoriali agli show cooking, dalle degustazioni ai percorsi culturali. Ma il cuore dell’edizione 2025 è stato il messaggio politico ed economico: senza un serio intervento sul paesaggio agricolo e sulla biodiversità, l’apicoltura umbra rischia il declino. E con essa un intero ecosistema fatto di impollinazione, agricoltura di qualità, turismo rurale e identità territoriale.

L’Umbria rilancia: da terra di miele a modello nazionale di resilienza agricola. Il Forum ha tracciato una direzione chiara: ripensare le colture, sostenere gli apicoltori, fare rete a livello mediterraneo e costruire nuove forme di turismo rurale legate alla salvaguardia della biodiversità. L’Umbria, un tempo terra di transumanza e produzione apistica d’eccellenza, si candida così a diventare un laboratorio nazionale di resilienza climatica e agricola, capace di trasformare una crisi in un’opportunità.