“Gli ultimi dati ci dicono che l’anno scorso siamo cresciuti del’11,8%, un risultato veramente inaspettato e incredibile. Tra poco inizierà la raccolta delle arance rosse, e in questo momento è difficile fare previsioni. Dobbiamo fare i conti con un’Europa alle prese con due guerre e da un rallentamento economico, però la produzione di quest’anno invita all’ottimismo”. Nonostante un mercato segnato da incertezze economiche e dall’ulteriore incognita dei dazi, Gerardo Diana, presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa di Sicilia Igp, guarda al futuro con ottimismo, forte anche dell’incoraggiante risultato certificato dall’ultimo rapporto Ismea-Qualivita. L’Arancia Rossa di Sicilia IGP è infatti al terzo posto per valore e produzione tra i prodotti ortofrutticoli e italiani a marchio Igp: la produzione è cresciuta dell’8,4% (28.961 tonnellate nel 2024) arrivando a un valore di circa 20 milioni di euro (+11,8% rispetto al 2023). Positivo anche l’export con un valore di 12 milioni, in aumento del 16,8% rispetto al 2023 (10 milioni).
Insomma, numeri che fanno ben sperare, anche se le sfide non mancano per il consorzio nato nel 1994 su iniziativa di produttori locali per promuovere e tutelare in Italia e nel mondo l’Arancia Rossa di Sicilia, nelle sue tre varietà Tarocco, Moro e Sanguinello. Oggi, il Consorzio è una delle realtà più significative dell’agroalimentare italiano. La denominazione protetta è conosciuta e registrata oltre che nei paesi europei, anche negli Stati Uniti, a Singapore ed è in fase di registrazione in Cina. I numeri confermano la solidità del comparto: oltre 500 aziende agricole associate, più di 7.000 ettari certificati, 80 centri di confezionamento e 324 etichette autorizzate, per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro generati tra prodotto fresco e trasformati come succhi, marmellate, amari e spritz.
Guardando al presente, manca poco alla nuova campagna agrumicola fissata per metà dicembre, con la raccolta della Moro, mentre per il Tarocco si dovrà attendere la fine del mese o i primi di gennaio. “Il freddo vero è arrivato solo pochi giorni fa – spiega Diana – e la pigmentazione è un elemento decisivo per la certificazione Igp. Ma la crescita del frutto è soddisfacente”. Complice un clima benevolo dopo stagioni difficili, la pioggia è tornata con maggiore regolarità, ma non sono mancati problemi strutturali. Le reti dei consorzi di bonifica, già provate da anni di mancata erogazione, sono state afflitte da guasti. “Il sistema rimane un punto debole – prosegue -. Le aziende hanno dovuto arrangiarsi con sacrifici notevoli per garantire irrigazione e concimazione. Ma nonostante queste criticità, i dati elaborati dal centro studi del Consorzio annunciano una stagione agricola più che incoraggiante”.
Resta invece complesso lo scenario commerciale. L’Europa vive un momento di forte incertezza, condizionato da due conflitti e da un’economia in difficoltà. “Nonostante tutto – ribadisce il presidente – il settore ha chiuso il 2024 con una crescita dell’11,8%, un risultato straordinario se si considera che l’Italia cresce appena dello 0,2% e che l’agricoltura beneficia pochissimo del Pnrr”. Sul fronte internazionale pesa anche l’incognita dei dazi statunitensi, che non colpiscono il fresco, ma incidono pesantemente su succhi, amari e spritz. “Gli Usa erano il primo mercato per molti trasformati e riconvertire rapidamente formati e strategie non è semplice – evidenzia -. Quel mercato richiede bottiglie e formati particolari, difficili da ricollocare altrove”. Adesso la priorità è rafforzare il mercato europeo, dove Germania e Francia restano sbocchi fondamentali. Ma la concorrenza di Paesi come Spagna, Marocco e Sudafrica è sempre più agguerrita. “Servono regole di reciprocità – avverte – perché competere con chi ha costi del lavoro e normative così diverse è impossibile. Il Rosso Igp resta fortemente identitario e riconosciuto, ma la concorrenza aumenterà e non possiamo ignorarlo”.
Un capitolo importante riguarda anche la lotta alla tristeza, il virus che negli ultimi anni ha colpito gli agrumi mediterranei. Molti produttori hanno potuto usufruire del recente bando dedicato, un aiuto a fondo perduto che ha permesso di rinnovare impianti e introdurre nuove varietà più resilienti: “È stato un sostegno fondamentale – ammette – ma si sarebbe dovuto lavorare meglio, a tutti i livelli. A differenza della vite, un agrumeto entra in produzione dopo cinque anni: significa anni di trattamenti, concimi e costi. Ma la sostituzione delle piante ha portato benefici e le produzioni dei prossimi anni rifletteranno questi investimenti”.
Pensando al futuro, il presidente del Consorzio mantiene una visione positiva: “Le prospettive per il 2025 e il 2026 sono buone, spinte dai risultati sorprendenti del 2024 e da una qualità del prodotto che continua a distinguersi. Sappiamo che il consumatore è oggi più prudente, ma con l’arrivo del freddo i consumi di arance crescono naturalmente. L’Arancia Rossa di Sicilia Igp resta un prodotto amato, riconosciuto, atteso. È il nostro punto di forza più grande”, conclude.