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Scenari

La Borgogna vince nelle aste di tutto il mondo e sempre più investitori provengono dall’Asia e dal Centro-Sud America

16 Dicembre 2013
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Una sessione di Acker Merrall & Condit ad Hong Kong

La Borgogna sovrana nelle aste di vino più prestigiose del mondo.

E tra queste quella che ha raccolto di più potrebbe essere Acker Merrall & Condit, che si qualifica prima con 63,5 milioni di sterline (circa 75milioni di euro), anche se il record lo ha battuto  con 110,5 milioni di sterline nel 2011. Si aspettano però ancora i bilanci delle case d'asta più importanti del mondo, Christie's e Sotheby's. Il quadro lo dipinge Wine Searcher, che a chiusura d’anno ha stilato un primo resoconto dell’andamento delle sessioni dedicate al vino che si sono susseguite durante il 2013 e in diverse parti del mondo, da Londra a Hong Kong. Domaine de la Romanée Conti, Henri Jayer e Petrus le icone su cui si sono maggiormente “sfidati” i partecipanti alle aste.

Ancora alcune case non hanno chiuso i conti. La Hart Davis Hart di Chicago ha stimato che chiuderà con il 37% in più, totalizzando rispetto al 2012 ben 36,1 milioni di sterline. E’ comunque la Borgogna ad avere catalizzato l’interesse degli investitori. DRC, Dujac, Leroy, Roumier e Rousseau, come dichiarato dal management di Zachy’s, sono stati i domain più quotati, ma anche Comte Georges de Vogüé, J-F Mugnier e Méo-Camuzet secondo quanto riferito dal responsabile di Christie’s America, Holmberg, il quale indica anche il Barolo trai vini che hanno fatto registrare le “migliori performance” e i vini californiani. Di pari merito alla Borgogna, se ne è uscita bene quest’anno anche la classe dei Bordeaux della Riva Destra. E’ cresciuto poi l’interesse verso le prestigiose etichette e annate provenienti direttamente dalla cantina. In questa categoria hanno totalizzato di più: Moët & Chandon, Vega Sicilia e Château Haut-Brion. I principali acquirenti sono asiatici, ma è salito anche il numero di facoltosi fine wine lover provenienti dal Centro-Sud America, dal Brasile, dalla Colombia e dal Messico.

Alessandro Chiarelli