Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Numero 193 del 25/11/2010

IL REPORTAGE Cena per chi ha… facoltà

25 Novembre 2010
mensa mensa

IL REPORTAGE

Una serata alla mensa degli studenti dell’Università di Palermo. I piatti non sono da dieci e lode, ma la pizza è prelibata

Cena per chi ha… facoltà

Una cena economica, di certo ottima per studenti e fuori sede che vogliono soprattutto risparmiare, ma di certo non da dieci e lode.

La scorsa settimana ci siamo mischiati agli studenti dell’Università degli studi di Palermo e abbiamo provato una cena alla mensa Santi Romano, l’edificio che si trova esattamente all’interno della cittadella universitaria. L’esito non è stato totalmente negativo, ma neanche troppo positivo. Dunque andiamo per ordine. Si  comincia mettendosi in fila per il self service. Chi non è studente universitario paga per la cena, fatta di primo, secondo (che è possibile cambiare con una mozzarella, con degli affettati esposti sottovuoto o con una scatoletta di tonno), contorno, bibita, frutta (che è possibile cambiare con una seconda bibita o con un vasetto di yogurt), pane e coperto 6.30 euro. C’è anche la possibilità, allo stesso prezzo, di optare per il “Menù pizza” che prevede una scelta fra 17 tipi ti pizza, una bibita e un contorno di insalata o patatine fritte con salsa ketchup e/o maionese. Da bere è possibile scegliere oltre alle bottiglie d’acqua da 1,5 Lt, vino Tavernello bianco o rosso, la messinese birra Morena, Pepsi o 7Up in lattina.
Fatte queste generali premesse io e la mia fidata compagnia decidiamo di provare entrambe le opzioni e, dopo aver pagato, ci accingiamo finalmente alla scelta dei piatti con tanto di vassoio targato “Università degli studi di Palermo” che, a dirla tutta, abbiamo trovato un po’ bagnato. Personalmente non potendo fare a meno della pasta opto per il primo. La mensa offre semplicità: fusilli con salsa, melanzane e prezzemolo.

Il piatto può essere cambiato con lo stesso formato di pasta in bianco o con del minestrone. La pasta ha un buon punto di cottura e di sapidità, anche la salsa è saporita, tuttavia il piatto arriva tiepido. Decidiamo di non formalizzarci troppo e procediamo con il secondo piatto. La scelta cade su degli involtini di maiale che appaiono più invitanti della fetta di vitello ai ferri, o della cotoletta al forno o alla pizzaiola.

Il ripieno degli involtini è gustoso, preparato con mollica, prosciutto, formaggio, prezzemolo, pomodoro, uva passa e pinoli. Ancora una volta però ci lascia scontenti la temperatura del piatto, di nuovo troppo tiepida tanto che la carne comincia leggermente ad indurirsi e la salsetta al pomodoro sopra gli involtini ha ormai formato la patina. Il contorno prevede patatine novelle a vapore con prezzemolo.

Il piatto è a prima vista invitante. Ci smentiamo subito, però, a primo boccone. Proviamo a ravvivare il contorno aggiungendo dell’olio extravergine (dell’oleificio crotonese Portaro) che troviamo insieme a sale e aromi a disposizione dei clienti. Non c’è niente da fare: le patate sono troppo fredde e immangiabili. Succede lo stesso con le patatine fritte di chi con me ha affrontato questa avventura.

Una cosa però bisogna dirla. La pizza, Vincenzo ha scelto la “Meridionale” (con pomodoro, prosciutto, mozzarella, gorgonzola e melanzane fritte): è veramente molto buona.

Arriva calda, appena sfornata dal forno a legna che riscalda tutto l’ambiente. Insomma vista la brutta esperienza con le patatine non posso proprio fare a meno di rubargliene una fetta.

Piera Zagone