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Il dibattito

Gli esperti a confronto sul Born in Sicily. L’assessore Cartabellotta: “Bisogna unire prodotto e identità”

24 Gennaio 2013
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da sinistra Giovanni Chelo, Lucio Rossetto, Giuseppe Licitra, Michela Giuffrida,
Fabrizio Carrera, Alessio Ponz de Leon Pisani, Gigi Mangia

“Bisogna unire prodotto e identità”.

Così l'assessore all'Agricoltura della Regione siciliana Dario ha esortato i produttori, i rappresentanti delle associazioni di categoria e le personalità del mondo del credito e della grande distribuzione che si sono riuniti al Castello Utveggio di Palermo in occasione della cerimonia di premiazione Best in Sicily 2013, il riconoscimento ideato e organizzato da www.cronachedigusto.it, che promuove ciò che meglio rappresenta la Sicilia nel campo del gusto e dell’accoglienza.

Il confronto tra gli addetti ai lavori si è tenuto sul tema del “made or born in Sicily”. Un dibattito da cui sono scaturite le difficoltà in cui si muove il settore, ma anche le grandi potenzialità anche dal punto di vista occupazionale che il settore può ancora esprimere.
“Ma per lanciare il prodotti della Sicilia – ha commentato Alessio Ponz de Leon Pisani, coordinatore degli uffici Ice (istituto commercio con l’estero) del Sud Italia – bisogna essere informati su ciò che accade nel mondo. Riuscendo a guardare ai paesi emergenti e ai loro mercati. Se pensiamo di esportare in Francia è un conto, ma io vedo ad esempio un mercato interessantissimo come l’Angola che ha crescita una crescita del Pil del sette per cento”.

“Perché non riuscire a immaginare una migliore e più connessa produzione tra quello che è il territorio e la produzione – propone Gigi Mangia, presidente della Fipe Palermo di Confcomemrcio -. Oggi ad esempio nel campo del frumento si stanno reimpiantando cultivar antiche che ci ridanno un paesaggio del latifondo unico, da potere offrire ai turisti nell’ottica del potenziamento del turismo rurale”.

“Ma non sempre è possibile competere per i piccolissimi artigiani”, mette in guardia Giuseppe Licitra, presidente del Corfilac. “Se pensiamo alle microproduzioni – dice – spesso sono bloccate da un malinteso senso di sicurezza alimentare. Ma ci sono formaggi che non possono nascere se non in quelle condizioni e in quell’ambiente”. E dunque? “I piccoli produttori – conclude Licitra – non hanno la forza economica per mettere in vetrina i prodotti. Serve una rivoluzione del marketing”.

“Secondo me dobbiamo essere consapevoli di ciò che abbiamo e dei nostri punti di forza – spiega Salvatore La Lumia, presidente del movimento Turismo del vino -. Non è solo il settore enogastronomico che deve essere offerto ma il nostro lifestyle. Certo -conclude – i dati non vanno a nostro favore: i tour operator mi dicono che solo il lago di Garda fa il 30 per cento in più di presenze dell’intera Sicilia”.

Il presidente della Coldiretti Sicilia, Alessandro Chiarelli mette in guardia dai pericoli della contraffazione dei prodotti: “Noi possiamo competere colo con la qualità. L’agricoltura siciliana è diventato il band tra i più imitati: in Canada un'azienda che fa salumi che usa solo nomi italiani”.

“Noi vogliamo essere partner della rinascita – ha detto Giovanni Chelo, responsabile di Unicredit per la Sicilia -. Posso comunque dire che la qualità aiuta il credito. Il ruolo delle banche è di stare vicino alle aziende”.

Per l’assessore regionale all’Agricoltura, Dario Cartabellotta, si sta creando al sud “una unità enologica fortemente identitaria, questa culla della Magna Grecia (dalla Sicilia alla Puglia) dove nel 300 avanti Cristo si facevano i primi trattati di enologia, mentre nel resto del mondo la civiltà era lontana”.