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L'intervento

FederDoc contro le denominazioni comunali “Anomalia che può sconvolgere il sistema vino”

04 Settembre 2015
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(Riccardo Ricci Curbastro)

È di questi giorni la notizia secondo la quale, a partire da giovedì 1 ottobre, verrà presentata la De.Co. “Verdicchio di Cupramontana”. In sostanza il vino prodotto presso il comune marchigiano potrà fregiarsi appunto della Denominazione Comunale.

Ferma e decisa la presa di posizione di Federdoc, la Confederazione Nazionale dei Consorzi Volontari  per la Tutela delle Denominazioni dei Vini Italiani, che ha già provveduto a inviare un atto di significazione e diffida indirizzato al Comune di Cupramontana nella figura del Sindaco, all’Icqrf (Ispettorato Centrale della Tutela della Qualità e Repressione Frodi), al Dipartimento delle Politiche Competitive, alla Direzione Generale per la Promozione della Qualità Agroalimentare e all’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi, sottolineando la palese illegittimità dell’iniziativa.

“Quello dei De.Co. è un problema che va assolutamente affrontato e risolto – puntualizza Riccardo Ricci Curbastro, presidente di Federdoc – prima che possa provocare danni gravi all’intero sistema vino. Va subito compreso il fatto che le De.Co. rappresentano un’anomalia che va a colpire tanto chi produce quanto chi consuma e, come se non bastasse, costituiscono un’evidente violazione della vigente disciplina europea e nazionale in tema di Denominazione di Origine dei vini”.

Federdoc pone l’accento su alcuni aspetti fondamentali del problema. I produttori di vini a Denominazione di Origine devono rispettare i disciplinari di produzione, sottoponendosi a un sistema di controlli capillari di enti terzi e affrontare spese importanti per conservare lo status di vino a D.O., il tutto portando un valore aggiunto all’intera denominazione. Cosa che non avverrebbe per i produttori di vini De.Co., non esistendo per quest’ultimi l’obbligo di tracciabilità e dei relativi controlli. “Il Verdicchio di Cupramontana” De.Co. è quindi sostanzialmente un vino da tavola e, come tale, non dovrebbe poter utilizzare indicazioni geografiche.

“A nostro giudizio con l’utilizzo delle De.Co. si entrerebbe in un regime di concorrenza sleale – prosegue Ricci Curbastro  offrendo l’uso di Denominazione a un vino che non rispetta le normative in materia. A questo aggiungete la confusione ingenerata nel consumatore, il quale potrebbe faticare a comprendere la differenza tra un “Verdicchio dei Castelli di Jesi” DOP, e quindi sottoposto a tutti i controlli del caso, e un “Verdicchio di Cupramontana” De.Co. che, con tutto il rispetto, non risponde a nessuno dei requisiti qualitativi richiesti”.

Sulla scorta di tutti questi elementi Federdoc ha provveduto all’invio dell’atto di diffida nei confronti del Comune di Cupramontana, sollecitando le Autorità preposte a un pronto intervento che impedisca che il caso della De.Co. in questione possa costituire un pericoloso precedente.

“Tra l’altro – conclude Ricci Curbastro  è paradossale che mentre da più parti si sottolinea la confusione ingenerata dal numero eccessivo delle denominazioni italiane, qualcuno pensi di crearne delle nuove che non avrebbero nemmeno il merito di offrire garanzia e controllo. Un atteggiamento, permettetemi di sottolinearlo, che flirta pericolosamente con il masochismo”.

Fu Luigi Veronelli nel giugno 1999 a lanciare l’idea che i Comuni possano valorizzare il proprio territorio attraverso le produzioni artigianali ed agricole.
Nell’ottobre 2001 il Parlamento italiano approva la Legge Costituzionale n°3 che rende possibile per i Comuni l’intervento in materia agricola.
Nel giugno 2002 Riccardo Lagorio redige la prima delibera della Denominazione Comunale, adottata immediatamente da una decina di comuni.
A fine 2002 sono poco meno di un centinaio i Comuni che hanno applicato la Denominazione Comunale.     

C.d.G.