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Scenari

Maxi evasione fiscale e riciclaggio: ai domiciliari Antonio Moretti e il figlio Andrea

24 Novembre 2018
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Sequestrate Tenuta Setteponti in Toscana e Feudo Maccari in Sicilia


(Antonio Moretti)

Reati bancari, tributari e di riciclaggio: con queste accuse la Guardia di Finanza di Arezzo ha effettuato arresti e sequestri per 25 milioni di euro. 

Sotto sequestro 14 società – molte nell'ambito della moda e del vino – e 179 beni immobili – tra cui il palazzo “Bianca Cappello” di Firenze – per un valore, come dicevamo, di oltre 25 milioni di euro. Quattro gli arresti ai domiciliari: Antonio Moretti di Tenuta Sette Ponti, Andrea Moretti, Marcello Innocenti e Paolo Farsetti. Ad effettuare gli arresti, il nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Arezzo che ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare personale, emessa dal Tribunale di Arezzo su richiesta della locale Procura della Repubblica, nei confronti di 13 persone che, a vario titolo, sarebbero responsabili di un’associazione finalizzata a delinquere “caratterizzata – secondo le Fiamme gialle aretine – da elevata spregiudicatezza negli affari, finalizzata alla commissione di reati tributari, bancari e di riciclaggio”.

Sono stati sequestrati, oltre ai 179 immobili, anche auto di lusso con targa estera, un maneggio con 40 cavalli, 500 ettari di terreni, tra Toscana, Sicilia ed Emilia Romagna compresi quelli delle aziende vitivinicole Tenuta Sette Ponti (in provincia di Arezzo) e Feudo Maccari (in provincia di Ragusa). Uno degli indagati, durante le indagini, avrebbe tentato anche di “ammorbidire” gli inquirenti della Finanza, invano. Nel dettaglio, i 4 soggetti che risultano destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari sono Antonio Moretti col figlio Andrea, Marcello Innocenti (ragioniere del gruppo) e Paolo Farsetti, responsabile del settore abbigliamento. Altri nove sono stati interdetti dal ricoprire incarichi direttivi in imprese e altri 3 soggetti risultano indagati a piede libero. E' scattato anche il sequestro dell'azienda Pull Love. L'indagine parte da un'attività di ricerca informativa e dall'analisi dei flussi finanziari anomali. In pratica le Fiamme Gialle hanno ricostruito lo schema che il gruppo avrebbe utilizzato nel corso degli anni: portava aziende tessili a posizionarsi brillantemente nel mercato di riferimento per poi avviarle, in mano a prestanome, ad uno stato di sostanziale dissesto senza corrispondere imposte e contributi e non rientrando dagli affidamenti ricevuti dalle banche.

A quel punto, secondo la Guardia di Finanza, le società fallite venivano rimpiazzate da altri soggetti economici: e le disponibilità sottratte confluivano in un nuovo assetto patrimoniale e imprenditoriale, spesso spalmato su altri settori (dall'immobiliare al turistico al vitivinicolo) e schermato interponendo entità giuridiche di diritto estero. All'origine sempre secondo la Finanza un'unica cabina di regia, che emerge dalle conversazioni intercettate. Poi sull'assetto societario venivano fatte gravare anche ingenti spese personali: viaggi, beni di lusso, tra cui un aereo privato e una barca. Solo negli ultini 4 anni individuate spese per circa cinque milioni di euro a fronte dell'omessa dichiarazione dei redditi. Tra gli ostacoli incontrati sarebbero emersi tentativi di inquinamento probatorio, alterando le scritture amministrativo-contabili, anche mediante il loro occultamento e distruzione.

C.d.G.