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Eventi e iniziative

Incontri Rotaliani 2025: il Teroldego racconta la Piana e il valore del confronto

11 Novembre 2025
Incontri Rotaliani - Wine Talk
Incontri Rotaliani - Wine Talk

Alcuni vini non si limitano a nascere da un luogo: lo rappresentano. Il Teroldego Rotaliano appartiene senza dubbio a questa categoria. Descriverlo significa raccontare la Piana Rotaliana, un intreccio di suoli, persone e memorie che creano un’unica identità. Qui, tra Mezzolombardo, Mezzocorona e San Michele all’Adige, la vite sembra respirare insieme alla terra.

È da queste premesse che nasce Incontri Rotaliani, la rassegna biennale che mette a confronto il Teroldego con altri grandi vini del mondo. Un appuntamento che unisce riflessione e convivialità, più vicino a un laboratorio di idee che a un evento di settore. La quarta edizione, organizzata dal Consorzio Turistico Piana Rotaliana Königsberg, si è svolta il 25 e 26 ottobre, registrando un incremento di partecipazione del 10% rispetto al passato. Un risultato che conferma la vitalità di una manifestazione capace di evolversi restando fedele al proprio spirito: raccontare il vino attraverso le persone e i luoghi.

Il wine talk inaugurale, moderato dal vicedirettore del Corriere della Sera Luciano Ferraro, ha riunito otto protagonisti del mondo del vino: Goffredo Pasolli, Paolo Dorigati, Stefano Amerighi, Roberta Pasini, Catherine Girard, Maurizio Lunetta, Calogero Statella e Julien Venancio. Dal Trentino all’Etna, dalla Borgogna a Cortona, si è parlato del ruolo dei consorzi, della sostenibilità e della necessità di un linguaggio più vero. «Il paesaggio è la prima etichetta di un vino – ha ricordato Ferraro – e solo chi lo sa leggere può raccontarne l’anima».

Quest’anno il confronto ha coinvolto due territori legati al Syrah – Cortona in Toscana e la francese Côte-Rôtie – in un dialogo che ha unito storie, sensibilità e visioni. «Incontri Rotaliani non è una semplice rassegna – ha spiegato Goffredo Pasolli, vicepresidente del Consorzio Tutela Vini del Trentino – ma un’occasione per ragionare su cosa significa oggi produrre vino in territori che hanno un’identità forte. Qui il Teroldego non è solo un vitigno: è un linguaggio che appartiene alla Piana Rotaliana, e attraverso il confronto con altri grandi vini del mondo capiamo meglio noi stessi».

La Piana Rotaliana è la più estesa pianura del Trentino e conserva tracce di un’antica fertilità. Paolo Diacono, già nel VI secolo, la chiamava Campo Rotaliano, “pianura dell’acqua”. I suoi suoli alluvionali e profondi, nati dall’incontro tra rocce, sedimenti e venti del Garda, offrono al Teroldego un equilibrio irripetibile. Documentato sin dal Trecento, questo vitigno ha legami genetici con Marzemino, Lagrein e forse con Syrah e Pinot Noir. Dopo la devastazione della fillossera e della Grande Guerra, la rinascita arrivò grazie alla tenacia dei viticoltori e all’impegno di Rebo Rigotti. Nel 1948 nacque il Consorzio del Teroldego e nel 1971 la DOC “Teroldego Rotaliano”, segno di una ritrovata consapevolezza. «Il Teroldego è radicato qui come pochi altri vitigni al mondo – ha ricordato il produttore Paolo Dorigati – ogni metro di terra, ogni pietra racconta qualcosa. Portarlo a confronto con Syrah o Nebbiolo non è un esercizio di stile, ma un modo per comprendere la nostra identità attraverso lo sguardo degli altri».

Per Paolo Dorigati, il Teroldego “è radicato qui come pochi altri vitigni al mondo: ogni pietra racconta una storia”. Stefano Amerighi ha descritto Cortona come un ecosistema dove il Syrah si integra in una biodiversità fragile ma viva. Catherine Girard, sindaco di Sampigny-lès-Maranges, ha portato l’esperienza della Borgogna: «La tutela non è immobilità, ma equilibrio tra memoria e quotidianità». Per Maurizio Lunetta, direttore del Consorzio Etna DOC, “il vulcano è una metafora di instabilità e rinascita: il dialogo tra territori è il vero motore del vino italiano”.

Le degustazioni e i laboratori sensoriali hanno accompagnato gli incontri, animando una due giorni di scoperta e partecipazione. Il walk around tasting, ospitato alla Cantina Martinelli, ha coinvolto 27 aziende tra produttori, distillerie e realtà gastronomiche locali, accogliendo oltre 250 visitatori. Un successo che ha restituito il vino alla sua dimensione più autentica: quella del racconto condiviso.

“Il paesaggio è una scrittura che l’uomo ha tracciato nel tempo, un documento vivente in continua trasformazione”, ricordava il paesaggista Michael Jakob. La Piana Rotaliana, come gli altri territori ospiti, è il risultato di un equilibrio costruito tra natura e comunità. Da questa consapevolezza nasce anche il progetto Giardino del Vino, che unisce sostenibilità, bellezza e inclusione, coinvolgendo scuole, musei e istituzioni in un percorso che intreccia cultura e quotidianità.

«Pensavo di conoscere il mio territorio, poi ho capito che c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare» ha raccontato Daniela Finardi, presidente del Consorzio Turistico Piana Rotaliana Königsberg. «Forse è questo il senso più profondo di Incontri Rotaliani: imparare a guardare con occhi nuovi ciò che abbiamo sempre avuto davanti».

Più che una rassegna, Incontri Rotaliani è un luogo di dialogo e di consapevolezza, dove il vino diventa voce del paesaggio e strumento per capire chi siamo. Un invito a fermarsi, ascoltare e riconoscere che la bellezza, come il vino, nasce solo dal tempo condiviso.