Un’isola di vento e profumi, un bicchiere che racconta il mare e una sfida gastronomica capace di unire due mondi apparentemente lontani: la panificazione romana e la mixology contemporanea.
È partita da Salina, dall’Hotel Signum, la nuova avventura firmata Pinsa Di Marco, che celebra l’incontro fra la leggerezza della pinsa, l’alta cucina e la creatività del cocktail d’autore. Un progetto che unisce cultura, gusto e tecnica, trasformando la tradizione del forno in un linguaggio nuovo, capace di dialogare con il bicchiere.
Protagonisti di questo primo capitolo, due interpreti d’eccezione: Martina Caruso, chef del ristorante Signum a Salina (una stella Michelin), e Raffaele Caruso, bartender manager dell’hotel. Insieme hanno costruito un racconto a due voci – tra cucina e shaker, tra memoria e innovazione – in cui ogni assaggio diventa un esperimento di equilibrio e stupore.
La pinsa romana, nata dall’intuizione di Corrado Di Marco, che nel 2001 rivoluzionò la panificazione con un impasto ad alta idratazione e lunga lievitazione a base di frumento, soia e riso, è stata reinterpretata dalla chef Caruso con un tocco mediterraneo. Nelle sue mani, la base croccante e leggera diventa una tela per ingredienti isolani: melanzane in agrodolce, capperi, mandorle, pomodoro e mozzarella dal cuore morbido, in un racconto dei sapori eoliani che profuma di mare e di sole.
Accanto, i cocktail di Raffaele Caruso hanno disegnato un contrappunto aromatico, giocando su note vegetali, salmastre e agrumate. Il risultato: una degustazione che ha dimostrato come la pinsa romana possa uscire dal contesto urbano delle pinserie per incontrare la cucina d’autore e le tendenze internazionali della mixology. “Questo progetto – racconta Martina Caruso – nasce dal desiderio di far dialogare due linguaggi: quello della tradizione e quello della contemporaneità del gusto. La pinsa è un prodotto identitario, ma anche estremamente versatile: si presta a interpretazioni creative senza perdere autenticità”.
Tra le proposte più sorprendenti, la pinsa con olio, sale e rosmarino, accompagnata da salumi di mare, frutto di diverse tecniche di frollatura e stagionatura del pesce. Tonno, polpo e totano vengono trattati con la stessa cura delle carni: dal prosciutto e salame di tonno alla ‘nduja di polpo, fino alla mortadella di spada e tonno, cotta lentamente a bassa temperatura. Il più curioso è il totano lavorato come lardo, profumato con scorza di limone, rosmarino e sale: un boccone che evoca il mare e la montagna insieme, il Mediterraneo e l’Appennino. In abbinamento, un cocktail firmato Caruso: pomodoro fresco infuso con capperi e vodka al cappero, in un equilibrio tra dolcezza, sapidità e freschezza che diventa un vero omaggio ai sapori del Sud.
L’esperienza del Signum segna una nuova rotta per Di Marco, che dopo aver portato la Pinsa Romana nel mondo – oggi prodotta in milioni di esemplari e distribuita in oltre 71 Paesi – sceglie la via della contaminazione culturale, portando la leggerezza del suo impasto nel regno del fine dining e del cocktail pairing. “La Pinsa Di Marco nasce a Roma negli anni ’70 – racconta Bruno Rappoccio, area manager per il mercato italiano – grazie all’intuizione di Corrado Di Marco, che per primo creò un impasto leggero e ad alta digeribilità, a lunga maturazione, con un mix di farine di frumento, soia e riso. La pinsa si distingue per le sue 70 ore di maturazione, la stesura manuale su farina di riso e la forma ovale. Dal 2017 l’azienda è cresciuta in modo esponenziale: da 6 a oltre 60 milioni di fatturato e più di 300 pinsaioli in quattro stabilimenti produttivi. Il motto resta lo stesso: ‘Mai a discapito della qualità’, perché nessuna macchina può sostituire le mani esperte di chi ogni giorno dà forma alla pinsa romana”. Oggi la Pinsa Di Marco è un prodotto riconosciuto e certificato, con oltre 130 pizzerie ufficiali che seguono il disciplinare, grazie alla Pinsa School.
Il gruppo, in costante espansione, ha recentemente acquisito un’azienda di Parma specializzata nel senza glutine, avviando la produzione della Pinsa Gluten Free, realizzata con pasta madre 100% senza glutine e un’idratazione minima dell’80%, nel pieno rispetto del disciplinare della vera Pinsa Romana. Un connubio pop e intelligente quello tra pinsa e mixology, in cui la tradizione romana si apre alla sperimentazione d’autore.