Raffadali ha acceso ancora una volta i riflettori sul suo tesoro verde: il pistacchio Dop. Dal 18 al 21 settembre, il centro storico della cittadina agrigentina si è trasformato in un palcoscenico urbano per la nona edizione del Fastuca Fest, una festa che negli anni è diventata molto più di una sagra. Qui, gusto, cultura e identità locale si intrecciano in un racconto che parte dalla terra e arriva alle tavole, attraversando architettura, arte e cucina d’autore.
L’inaugurazione, alla presenza delle autorità civili e militari, è stata vissuta con la solennità di un rito collettivo. Il Consorzio del Pistacchio di Raffadali Dop, guidato da Calogero Frenda, ha ribadito l’importanza di un evento che oggi rappresenta un simbolo per l’intero territorio agrigentino.
A fare da scenografia al percorso del gusto, ampliato di oltre 200 metri, le installazioni degli architetti Li Bianchi e Galvano: una trama di segni e colori che, edizione dopo edizione, rilegge la pianta del pistacchio in chiave contemporanea. Quest’anno le vie si sono vestite di fucsia, creando una scia vibrante che ha unito memoria e sguardo al futuro.
La cucina ha avuto il suo spazio d’onore con gli showcooking, inaugurati dallo chef stellato Giuseppe Raciti del ristorante Zash di Riposto. Nei suoi piatti, il pistacchio di Raffadali è stato protagonista in un percorso completo, dall’antipasto al dessert, confermando la sua versatilità e il suo carattere. L’area showcooking, progettata dall’architetto Filippo Argento, ha accolto pubblico e chef come in un “pistacchieto contemporaneo”: uno spazio immersivo dove materia, design e sapori hanno trovato un equilibrio originale.
Novità di questa edizione è la presenza dell’Asp di Agrigento, che ha portato al festival un messaggio di prevenzione e salute con screening gratuiti e un ambulatorio mobile. Un segnale forte, che rende il Fastuca Fest non solo una festa del gusto, ma anche un momento di attenzione concreta al benessere della comunità.
Il 2025 si presenta però come un anno difficile per la produzione. Piogge fuori stagione e sbalzi termici primaverili hanno ridotto i quantitativi, senza intaccare la qualità. «La dedizione dei nostri agricoltori – spiega Salvo Gazziano, direttore del Consorzio – garantisce un prodotto che resta unico, nonostante le difficoltà».
Il Consorzio riunisce oggi 19 aziende certificate – 16 agricole e 3 confezionatrici – e rappresenta 31 comuni dell’hinterland agrigentino, con Raffadali come cuore pulsante. La Dop è molto più di un marchio: è un legame identitario che unisce comunità e territorio. Proprio per questo il pistacchio di Raffadali guarda oltre i confini, partecipando a fiere internazionali come Sigep e Anuga 2025 a Colonia, vetrina mondiale dell’agroalimentare. Una piccola produzione di grande valore che racconta, con autenticità, l’anima di una terra.