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Il personaggio

“È ora che Baglio di Pianetto diventi una cantina di riferimento per Palermo”

28 Aprile 2017
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Renato De Bartoli, da un anno ad dell'azienda del conte Marzotto, spiega l'importanza di essere vicini al capoluogo dell'Isola ma anche il suo lavoro, le sue visioni, i punti di forza e le criticità della Sicilia. E sul Marsala…

Quando ha lasciato l'azienda di famiglia ha suscitato un po' di clamore. Il Marsala, un marchio importante come De Bartoli, una storia, tutto messo in soffitta. 

Un anno fa di questi tempi Renato De Bartoli si è rimesso in discussione. Per fare l'amministratore delegato di Baglio di Pianetto, il buon retiro del conte Paolo Marzotto a pochi chilometri da Palermo. Lo incrociamo tra un viaggio ed un altro. Il ritmo è più frenetico. La passione per il vino è più ragionata. Ma è intatta. Partiamo dal suo nuovo incarico.

Un anno dopo da ad di Baglio di Pianetto. Quali somme tiri? Indice di soddisfazione?
“Non è il mio grado di soddisfazione ad essere interessante per i lettori di Cronache di Gusto, quanto il compimento di un progetto produttivo che, oggi, trascorsi 20 anni, può dirsi maturo, e non mi riferisco solo all'età dei vigneti e alle vendemmie fatte.  C'è una maturità nel rapporto con i mercati e, principalmente, con chi ama il vino. C'è il compimento di una visione, quella del conte Paolo Marzotto che scommetteva sui territori di tradizione del vino siciliano, prima a Santa Cristina Gela nel palermitano e poi a Noto, sviluppandone gli elementi vocazionali e di identità pedoclimatica. L'alta collina nel palermitano che richiama, anche concettualmente  alcune regioni francesi e, praticamente sul mare, il pianoro delle terre del Nero d'Avola a Noto. Due Sicilie opposte e differenti che si fondono in una sintesi sorprendente e fedele ad un'idea del vino che nasce nel vigneto. È questo un punto distintivo di riconoscibilità di Baglio di Pianetto”.   

Cosa è Baglio di Pianetto, oggi?
“Io partirei da un traguardo raggiunto, proprio con la vendemmia 2016. Si è completato il processo di conversione al biologico certificato. Tutte le nostre uve sono ora bio. È una scelta di coerenza che rende ancora più evidente il nostro impegno a produrre con qualità nel vigneto. L'azienda non ha mai smesso di investire su questo obiettivo.  Portiamo in cantina una materia prima di alta qualità che dobbiamo rispettare ed esaltare anche guardando ai mercati più esigenti e preparati ma anche alle nuove opportunità che vengono dai nuovi. Ci sono segnali interessanti, c'è un trend positivo per il vino siciliano e sapremo interpretarlo con il rigore produttivo che ha sempre distinto Baglio di Pianetto”.

Un punto di forza dell'azienda?
“La vocazione, direi. Vocazione di territorio; vocazione nella scelta dei vitigni più adatti ad interpretare il concetto di terroir in due areali opposti e differenti. Vocazione dei vini ad evolvere nel tempo, ad avere un respiro lungo e armonioso, soprattutto nei rossi. Vocazione a vivere il vino in una contemporaneità che richiede qualità ma anche un eclettismo produttivo che risponde a stili di vita differenti e a idee diverse di consumatori. I nuovi vini Natyr e la Wine Library di Baglio di Pianetto dedicate alle riserve rispondono a differenti approcci al vino. Noi siamo in grado di interpretare questo mix di tendenza per una Sicilia che piace sempre di più”.

Ed una criticità?
“I 4 mila chilometri al mese che percorro in auto. No, scherzo. Le criticità sono esterne all'azienda e riguardano le infrastrutture, la lontananza dai mercati, la carenza dei servizi e l'assenza di un indotto del vino in Sicilia. Sono criticità di sistema che non dipendono dalle aziende ma da un contesto che ancora non ha risolto alcuni problemi di fondo”. 

Ti manca il Marsala?
“No. Perché continuo a berlo nei fine settimana, quando torno in famiglia. Resta un fedele compagno. Sempre”. 

Come sono cambiate le tue giornate? Cosa hai portato con te a Pianetto e cosa hai lasciato a Marsala nella tua azienda di famiglia?
“È cambiato il paesaggio. Prima guardavo la linea del mare con le Egadi e lo Stagnone. Oggi il mio paesaggio è prevalentemente montuoso, d'inverno c'è anche la neve. Anche in questo caso tante Sicilie, tutte meravigliose per natura. Non ho lasciato nulla: ritrovo nei miei fratelli lo stesso impegno a fare bene che la nostra famiglia ha sempre voluto con ostinazione. È questo assume un valore importante”.

Il tuo rapporto con i dipendenti?
“Bellissimo. C'è armonia, condivisione, impegno e tanta professionalità, in tutti i reparti. Il vino è un gioco di squadra, ha bisogno di organizzazione e dell'impegno di tutti. Non potevo desiderare di più da queste persone che mi hanno accolto con entusiasmo e spirito collaborativo, soprattutto nei più giovani”. 

E quelli col conte Paolo Marzotto? Lui dopo venti anni cosa dice della Sicilia? Siamo cambiati o siamo immutabili?
“C'è una conoscenza ed un rispetto che ha radici lontane e che hanno in Baglio di Pianetto un segno direi del destino. Condividiamo un'idea di Sicilia del vino che non rinuncia all'identità e alla distinzione. C'è una forza attrattiva tra la Sicilia e il conte Marzotto quasi sentimentale. L'amore non è mai cieco. Poi sull'immutabilità dei siciliani, proprio nel vino, direi che è un abbaglio: non c'è un settore che abbia messo in campo un cambiamento strutturale così importante in Sicilia. No, il cambiamento c'è stato e continua a generare i suoi frutti benefici. Magari si propagassero al resto della Sicilia…”

Progetti futuri per Pianetto nell'immediato? Potenziamenti, ampliamenti, uomini nuovi, agriresort da potenziare? O altro?
“Due nuovi vini, il biologico, le riserve della Wine Library costituiscono già una bella sfida. Dobbiamo consolidare  la nostra presenza sui mercati e la crescita, già intervenuta nel 2016. È un processo che si è avviato e che punta ad ottimizzare le risorse già in dote a Baglio di Pianetto: due tenute agricole straordinarie, cantine importanti e tecnologie all'avanguardia, un personale ed un management in grado di esprimere e raccogliere il senso imprenditoriale di un'azienda che sulla qualità dei suoi vini ha puntato tutto. In questa visione l'enoturismo è una componente importante che ha nel resort e nella vicinanza a Palermo un suo importante punto di forza. Forse è questo l'elemento di novità che vogliamo far emergere: il legame con la città di Palermo e la possibilità di diventarne l'azienda di riferimento”.

F. C.