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Scenari

Mal dell’esca più diffuso della fillossera, ancora nessun rimedio trovato

04 Dicembre 2013
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E' stata paragonata alla fillossera se non peggio.

Il mal dell'esca, una delle malattie del tronco della vite causata da funghi  che mette in apprensione la maggior parte dei produttori di vino e fa spendere loro ingenti somme, è la piaga attualmente più diffusa. Ha persino superato l'ampissimo raggio della fillossera, il “male incurabile” venuto da oltreoceano che ha distrutto le viticoltura europea dalla seconda metà dell''800 in poi. 

Ad averlo confermato è stato Richard Smart, viticoltore australiano consulente per tantissime aziende vinicole nel mondo, conosciuto per avere messo a punto tecniche per la gestione della chioma. Alla terza edizione dell'International Sparkling Wine Symposium, che si è aperto ieri e si conclude oggi al Denbies Wine Estate nel Surrey, ha mostrato al pubblico la portata della nuova piaga che compromette il sistema vascolare della vite e che trova “terreno fertile” in aree viticole caratterizzate da alti tassi di umidità. Il proliferare della fitopatia è legato al commercio dei vivaisti che ignari diffondono piante già infette. Ma a contribuire, per Smart “è anche il fatto che tale malattia è stata presa un po' “sotto gamba”. Non è scattato quell'allarme che invece esplose per la fillossera e che ha portato a trovare nel minor tempo possibile una soluzione, individuata poi nell'uso della vite americana”. Perché il mal dell'esca agisce uccidendo la pianta più lentamente, agisce in sordina. Con il risutlato che ancora non vi è, come sostiene Smart “nessun rimedio efficace”, il quale l'ha definita “una malattia ancora fuori controllo” che sta mettendo a dura prova le cantine e intere aree viticole d'Europa. Come la Borgogna interessata da un calo importante della produzione nelle ultime annate anche a causa di questi funghi favoriti dal cambiamento climatico, passando da una media di 1,5 milioni di ettolitri a 1,2. Proprio ieri produttori e coltivatori si sono riuniti per vagliare la possibilità di un aumento degli impianti.

Francesca Landolina