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Scenari

Amarone sempre più “under 40”: in sei anni aumentate del 91 % le aziende gestite da giovani

29 Gennaio 2019
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Un super-prezzo delle uve a 24 mila euro a ettaro, un giro d’affari da quasi 600 milioni di euro l’anno – per oltre la metà ascrivibile alle vendite del Grande Rosso -, un brand sempre più amato nei 5 Continenti. 

E una vallata ancora più verde, non solo per i suoi progetti sostenibili ma anche per una nuova generazione di giovani conduttori agricoli che hanno preso il testimone di una sempre più decisiva “economia dell’Amarone” nei 19 comuni della Valpolicella. È lo scenario inquadrato dal Consorzio tutela vini Valpolicella a pochi giorni da Anteprima Amarone 2015 (Verona, palazzo della Gran Guardia, 2-4 febbraio), che a margine di una delle annate più promettenti degli ultimi decenni ha voluto rendere in numeri ciò che da tempo è evidente nella principale Doc della prima provincia italiana per export di vino. Negli ultimi 6 anni, secondo la ricostruzione di Avepa (l’Agenzia Veneta per i pagamenti in agricoltura), il numero di imprese vinicole under 40 è infatti quasi raddoppiato (+91%), e addirittura quintuplicato se si osserva il trend dei nuovi imprenditori fino a trent’anni. Un dato – che è ben superiore alla media nazionale – in controtendenza rispetto al numero complessivo di aziende (2.302), in calo di oltre il 5% per effetto di una forte decrescita (-27%) della categoria più rappresentata, quella degli over 60.

“Il nostro distretto vinicolo – ha detto il presidente del Consorzio tutela vini Valpolicella, Andrea Sartori – sta cambiando pelle più rapidamente di altri grazie a un’economia non ancora matura e in grado di fare ulteriori salti di qualità. A questi dati, che non ci sorprendono, si deve poi aggiungere il ricambio generazionale in aziende già affermate, e non è retorica quando diciamo che i giovani sono in grado di portare innovazione, in vigneto come in cantina o nella promozione”. Sono 329 le imprese under 40, secondo il Consorzio di dimensioni perlopiù medio-piccole con forte propensione verso la multifunzionalità e le pratiche sostenibili (il programma RRR, riduci, risparmia, rispetta coinvolge già circa 1.000 ettari di vigna su 8.000 totali), e che fanno dell’internazionalizzazione il principale obiettivo di mercato anche grazie a un maggior utilizzo delle nuove tecnologie per la commercializzazione e le politiche di brand. Un’economia quella del vino in Valpolicella, di forte impatto anche sul piano datoriale, con una spesa media aziendale per le retribuzioni dei propri addetti di circa 100mila euro per azienda in un’area che da sempre fa dell’integrazione il proprio punto di forza. Sono infatti quasi 500 i lavoratori extracomunitari, oltre 1.000 quelli provenienti da Paesi Ue e circa altrettanti gli italiani. “La prossima scommessa è quella turistica – ha aggiunto Sartori – in crescita doppia negli ultimi anni rispetto ai dati regionali ma ancora sottostimata per le sue potenzialità”.

Il Consorzio Valpolicella vanta una rappresentatività molto elevata (80%) su una particolare morfologia delle sue imprese di piccole e medie dimensioni distribuite in un mega-vigneto di 8mila ettari. La produzione artigianale vede esportare 8 bottiglie su 10, grazie anche alle attività di promozione e internazionalizzazione organizzate dal Consorzio, molto partecipate anche dai più piccoli: nel 30% dei casi le imprese presenti non superano infatti la produzione di 20mila bottiglie. Tra le 1.736 aziende produttrici socie oltre la metà ha dimensioni sotto i 2 ettari mentre solo il 7,5% va oltre i 100.000 metri quadrati; a fronte di ciò, la produzione lorda vendibile è altissima, con le uve a 23-24mila euro per ettaro, così come il valore aggiunto che in diversi casi supera il 30%. Infine, il valore fondiario, che in diverse aree può arrivare a 500 mila euro.

Maria Giulia Franco