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Scenari

A Eataly Roma si parla delle regole d’oro contro la contraffazione alimentare

16 Aprile 2013
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Combattere la contraffazione si può. In diversi modi. Se ne è discusso a Eataly Roma.

In prima linea c'è l'attività di controllo sul territorio da parte della Guardia di Finanza: “sono trecento mila i prodotti di varie tipologie merceologiche, tra cui gli alimentari, sequestrati  ogni giorno”, dichiara il Maggiore Agostino Tortora in occasione del convegno sulla lotta alla contraffazione in corso presso Eataly di Roma organizzato dal Ministero dello Sviluppo Economico. Un fenomeno che costa all'Italia 110 mila posti mancati di lavoro, quasi due miliardi di euro fuori dal gettito fiscale, e che è arrivato a valere 6,9 miliardi di euro sul mercato, e sull'alimentare arriva a fatturare 1,1 miliardo di euro, secondo gli ultimi dati del Censis. Un danno alla produzione d'eccellenza del Made in Italy a indicazione geografica, fiore della produzione made in Italy che vale 12 miliardi di euro con 753 denominazioni riconosciute. 

Ma non basta il controllo, per arginare la contraffazione rimedio urgente e tra i più importanti è la comunicazione per sensibilizzare sia gli operatori che i consumatori, come evidenziato durante l'incontro da Silvana Gargiuolo dell'area comunicazione del Ministero. “Fondamentale il ruolo degli otto mila comuni italiani come interfaccia dei cittadini. La contraffazione è seconda sola alla criminalità organizzata come fenomeno malato che incide sulla salute socio-economica italiana”. Se la sinergia è alla base del successo delle attività di sensibilizzazione sulla tematica, la parola spetta ai rappresentanti di categoria, con Assoutenti tra i più attivi. Maria Alliney  parla dell'identikit del consumatore contraffatto. Due gli aspetti di rilievo: questo consumatore è donna e dichiara di essere spesso consapevole di fare un acquisto di un prodotto contraffatto adducendo la motivazione del risparmio economico. “Ecco che tra le regole per contrastare la contraffazione è necessaria quella del rapporto qualità-prezzo come chiave per riconoscere la qualità dei prodotti” esorta la Alliney. Giovanni Delle Donne dell'area promozione e internalizzazione di Federalimentari sottolinea che “il settore alimentare ha delle caratteristiche specifiche rispetto al fenomeno della contraffazione perché è uno dei più controllati”, dice ed esorta a prestare attenzione all'essitenza di due tipologie di contraffazione, quella dell'origine e quella dell'adulterazione degli ingredienti. “Si pensi alla miscelazione degli olii spacciati come extra vergini ed invece deodoranti, – spiega – passando dal vino prodotto con ingredienti in polveri fino ad arrivare al pomodoro san Marzano cinese. E poi c'è l'italian  sounding con i vari parmisan e reggianito, piuttosto che la mozzarella di bufala dalle forme più curiose ed il prosciutto di Parma prodotto in Cina proprio in una città cinese, vicino Pechino, ma che si chiama Parma. L'ambasciata italiana, in questo caso, è intervenuta prima che si avviasse la produzione”. 


Giovanna Di Capua

Sulla tematica “calda” quella della lotta alla contraffazione su quale sia la strategia delle Istituzioni preposte al contrasto del falso nel settore alimentare lo spiega anche  Giovanna di Capua, responsabile della comunicazione della Direzione Generale Lotta Contraffazione, centro nevralgico delle attività di coordinamento e sensibilizzazione sul contrasto del falso nel comparto alimentare (e non solo): “La sinergia tra gli attori della filiera produttiva e distributiva è la forma più efficace di contrasto alla contraffazione – dichiara -. Siamo riusciti a mettere insieme le associazioni di categoria dei produttori e quelle dei consumatori riuscendo a realizzare il Vademecum per l'acquisto consapevole “Io non voglio il falso”. La reazione delle imprese è stata assolutamente positiva e, aggiunge la Di Capua, “supportare le imprese dei settori merceologici coinvolti dalle nostre attività, dall'alimentare ai cosmetici, alla moda, significa tutelare tutto il tessuto imprenditoriale nazionale”. Si parla, infatti, una erosione del fatturato delle imprese italiane esportatrici di prodotti alimentari di circa 6 miliardi di euro con una incidenza del 25% sull'export totale del comparto quantificabile in 23 miliardi di euro nel 2011.

Lucrezia Balducci