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Scenari

Banca Nuova ai produttori di vino e olio: impariamo a vendere il territorio agli stranieri

15 Aprile 2014
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Umberto Seretti

Dall'export, ormai fondamentale salvagente per affrontare il presente, all'assenza di sistema che metta insieme imprese, territori e istituzioni e che rappresenta una opportunità mancata.

Con qualche indicatore che fa ben sperare per il comparto. Tutto questo emerge da una intervista a Umberto Seretti, direttore generale di Banca Nuova, tra gli istituti di credito che più stanno scommettendo sull'agroalimentare.
 
Come sta il settore vinicolo italiano?
“Il settore vitivinicolo italiano sta bene grazie all’export. Dagli ultimi dati pervenuti dall’ufficio studi della nostra Capogruppo Banca Popolare di Vicenza, emerge il seguente quadro: oltre il 50% della produzione nazionale va all’estero. Per la prima volta nel 2013 le esportazioni di vino hanno superato i 5 miliardi di euro. Abbiamo il primato negli Usa e In Germania. Ciò significa che abbiamo ancora da fare in altri paesi importanti, dove comunque stiamo crescendo. Un occhio di riguardo merita il far east con la Cina ed il Giappone in testa”.
 
E la Sicilia?
“La Sicilia nel 2013 registra un importante incremento nella produzione di vini e mosti che passano da 5.1 a 6 milioni di ettolitri. Anche da noi vengono premiate le aziende che cercano sbocchi oltre confine. Quest’anno esprimiamo due eccellenze al Vinitaly con le premiazioni della ragusana Francesca Curto “donna del vino” e di Flora Mondello che riceve la Gran Medaglia di Can Grande. Flora è un fulgido esempio di giovane imprenditrice con la valigia in cerca di nuovi mercati esteri”.
 
Passiamo all’olio. Stato di salute?
“Il tradizionale settore dell’olio siciliano conta 470 aziende dedite principalmente alla produzione dell’olio di oliva di qualità. Le esportazioni registrano un lieve calo nel 2013 del 3,9%, legato al forte rallentamento della domanda dei paesi comunitari (-21,9% con in testa Francia e Regno Unito) non completamente bilanciato da buoni incrementi dei paesi extra-Ue”.

Quanto pesa l'assenza di sistema?
“L’assenza di sistema è un problema regionale e nazionale. Forse si sente di più da noi. Bisogna insistere per attivare circuiti consortili e vendere all’estero il “territorio”.
 
L'accesso al credito è aiutato dalla qualità dei prodotti?
“Per chi produce prodotti di qualità e li riesce a vendere, l’accesso al credito non è mai mancato. Noi abbiamo operatori e prodotti dedicati a tutta la filiera agroalimentare, in particolar modo, le nostre strutture dedicate assistono e danno consulenza alle aziende che sono proiettate in un percorso di crescita e di sviluppo strutturale attraverso l'utilizzo dei fondi comunitari (PSR – Piano Sviluppo Rurale, OCM Vino – Organizzazione Comune di Mercato del vino). Infatti oltre il 40% dei produttori di vino della Sicilia Occidentale è affezionato cliente di Banca Nuova”.
 
Pensa che le banche possano avere un ruolo importante per il rilancio dell'agricoltura?
“Il ruolo delle banche può essere determinante per il rilancio del settore agricolo, ma non è sufficiente. Ci vuole una corretta propensione al rischio da parte dei giovani imprenditori e la giusta attenzione al settore da parte delle istituzioni. In momenti di crisi, la filiera agroalimentare rappresenta una grande opportunità per la Sicilia. Un enorme patrimonio da mettere velocemente a reddito per creare posti di lavoro e rimettere in moto un volano di sviluppo e benessere”.

Faccia qualche esempio.
“Pensiamo a settori relativamente di nicchia come l’ortofrutta di Catania che occupa 180 imprese e che vede l’export volare al +22,3% rispetto al precedente esercizio, nonché l’agricoltura della Sicilia meridionale con 149 imprese che coltivano cereali ed ortaggi e vede la quota export in crescita del 10,3%. In quest’ultima nicchia tutte le imprese sono clienti di Banca Nuova, a conferma della nostra attenzione all’economia reale dei nostri territori ed ai suoi operatori”.
 

Fra. S.