Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Comparto suinicolo, allevatori e macellatori verso un piano comune per difendere e promuovere il Made in Italy

05 Luglio 2013
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In leggera ripresa con l'export ma ancora sono tante le problematiche che deve affrontare il comparto suinicolo.

 Anche se un traguardo importante è stato recentemente raggiunto con il sì di Bruxelles alla programmazione della produzione dei prosciutti e della salumeria Dop, per essere competitivo e difendere la qualità italiana la battaglia deve condurla su più fronti. Da un lato ci sono le barriere che frenano l'esportazione, dai dazi a quelle di tipo sanitario, e la questione della tutela del Made in Italy, con il paradosso che si spacciano per italiani tanti prodotti ottenuti da suini di altra origine territoriale, dall'altro, in casa, vi è la mancanza di un piano coeso tra industria della macellazione e allevatori, che porta a non poche criticità nella filiera. Poi vi sono i problemi dei costi e del valore della carne. L'ultima quotazione è rimasta ben al di sotto dei costi di produzione. Si attesta su 1,495 euro al chilogrammo quando la produzione si aggira intorno a 1,60 euro. Inoltre il patrimonio suinicolo italiano vive una flessione del 5-6 per cento sui grassi da macello (ha perso il 10% delle scrofe). Non c'è un piano cerealicolo strategico, i costi della suinicoltura italiana superano, alla voce razione alimentare, i 3-4 euro per maiale rispetto agli standard medi europei. E vi poi è carenza negli impianti bioenergetici che sfruttano i reflui zootecnici. E infine la difficoltà dell'accesso al credito.

Adesso i consorzi cercano una linea comune per rendere forte questa parte del made in Italy. Unapros 
che con 1,5 milioni di maiali rappresenta il 20 percento della produzione suinicola italiana, e Assica, l’Associazione dei macellatori di suini, aderente a Confindustria cercano una strategia comune. 

Intanto all’assemblea annuale di Assica, la presidente Lisa Ferrarini aveva indicato sei priorità per sostenere l’export alimentare: eliminare ogni pretesto per le barriere non tariffarie; concludere accordi di libero scambio (eliminare i dazi); creare una cabina di regia per l’export; coordinare le azioni di promozione, dall’Ice alle fiere; strutturare linee di credito adeguate per le imprese che esportano; qualificare la nostra presenza all’estero: dai Desk anticontraffazione all’Addetto commerciale agroalimentare.

“Si tratta di iniziative corrette – afferma Cervi, il vicepresidente di Unapros – ed è su questa linea che dovremmo muoverci, sostenendo l’export con iniziative coese e non, come accade oggi, frammentate in mille rivoli. Bisogna intercettare e impegnare sinergicamente i fondi ministeriali, dell’Ice, delle Camere di commercio e dell’Unione europea. Dobbiamo impegnarci a risolvere le problematiche interne alle filiera. Le op, sono fondamentali non soltanto per fare massa critica, ma anche per ottenere quelle garanzie bancarie e assicurative che assai raramente vengono riconosciute ai singoli allevatori. In tale ottica ritengo che anche Ismea potrebbe essere coinvolta in un sistema creditizio più omogeneo”.

Si cerca di fare fronte comune anche sulla promozione. Al riguardo Fieragricola, nella prossima edizione del 6-9 febbraio 2014 dedicherà ampio spazio al comparto suinicolo.