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Scenari

Coppa di Parma Igp, 2018 da incorniciare: crescono la produzione e il valore

28 Marzo 2019
Consorzio-Coppa-Parma_Foto Consorzio-Coppa-Parma_Foto

Numeri di fatturato che crescono per il Consorzio Coppa di Parma Igp. Infatti, lo scorso anno, la produzione di Coppa di Parma Igp è stata di 4,3 milioni di chili: l’incremento a volume, rispetto al 2017, è del 7,5%. 

Il canale della grande distribuzione si conferma quello prevalente nella commercializzazione della Coppa di Parma Igp: assorbe infatti l’80% circa della produzione. La referenza più apprezzata dai consumatori rimane la Coppa di Parma Igp intera, che incide per il 40% della produzione. Il Consorzio di Tutela della Coppa di Parma Igp, che riunisce attualmente 21 aziende, è guidato da Fabrizio Aschieri, che spiega: “Per il 2018 avevamo stimato a inizio anno una crescita del 5% a valore: siamo riusciti a fare ancora meglio, sfiorando un incremento a doppia cifra. Ci siamo impegnati molto in attività di promozione, per diffondere la cultura di prodotto in Italia: di qui la scelta di partecipare a Vinitaly al fianco di Slow Food, esperienza che replicheremo anche nel 2019 perché ci ha dato molte soddisfazioni, e al Parma Unesco City of Gastronomy Festival, per rimarcare il legame con il territorio della Food Valley. Nel 2019, oltre che a Verona, saremo presenti a Bologna, per Cibò So Good, e a Parma, per Cibus Connect: e stiamo valutando altre opportunità”.

Anche le performance a valore premiano il consorzio parmigiano che garantisce lavoro a circa 500 persone: il fatturato è salito a 65 milioni di euro, con un crescita pari all’8,3% rispetto al 2017. Fa registrare segno positivo l’export, la cui incidenza sul fatturato sale dal 15 al 18%, ma non ci si accontenta, come sottolinea Aschieri: “La prima è rappresentata dagli Stati Uniti, dove la Coppa di Parma Igp non è ancora commercializzata a causa della normativa sanitaria particolarmente severa in materia di salumi. Stiamo lavorando per ottenere tutte le autorizzazioni necessarie per entrare nel mercato statunitense: siamo fiduciosi, anche se ci vorrà ancora pazienza. La seconda area obiettivo è rappresentata dal Giappone, soprattutto dopo l’entrata in vigore del trattato commerciale Jefta, che prevede la progressiva eliminazione dei dazi sui beni importati dall’Europa nel Paese del Sol Levante, tra cui su 46 prodotti italiani a indicazione geografica protetta”. 

Aurora Pullara