Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

I prodotti dell’anno 2022 (secondo noi)

30 Dicembre 2021

Ci siamo. Poche ore e saluteremo (non sappiamo con quanta gioia) questo altro anno infausto, il 2021.

Ma siamo fiduciosi e ci proiettiamo verso un nuovo anno che speriamo possa essere pieno di cose buone (anzi belle come diciamo in Sicilia) da mangiare e bere. Ed ecco quali saranno, secondo noi, i prodotti protagonisti di questo nuovo anno.

FABRIZIO CARRERA
NOCI
Ci ho pensato un attimo: pasta, pane e latte a parte, qual è la cosa che ho mangiato più frequentemente in questi 365 giorni che hanno sigillato il 2021 vicino alla sua conclusione? Risposta: noci. Almeno due-tre, già belle e sgusciate o da sgusciare, tutti i giorni dell’anno. Con precisione direi quasi svizzera. Mi piacciono, lo confesso. E poi dicono che facciano molto bene grazie ai grassi che sono di quelli buoni. Un tocco di salute. È il mio prodotto dell’anno. Ad una media di due noci al giorno ne avrò mangiate oltre settecento. Ma trovarne di quelle buone non è facile. In giro si trovano quelle californiane e non mi fido. Preferisco quelle italiane anche se la varietà più diffusa, “di Sorrento”, per me è quasi introvabile. E mi piacciono quelle francesi. La zona di Grenoble è rinomata. D’altra parte questa mia passione per le noci fa il paio con una grande attenzione per la frutta secca. C’è un forte e rinnovato interesse. Ma, ripeto, trovarne di produzione italiana è diventato non facile. Pochi giorni fa in un supermercato ho provato a spulciare le confezioni di frutta secca di un noto marchio italiano. Leggo sempre le etichette di tutto quello che compro. Ogni sacchetto riportava correttamente i Paesi di provenienza di nocciole, mandorle, anacardi, noci, arachidi, pistacchi ecc. ecc. Ho preso nota di questi Paesi: Turchia, Iran, Egitto, Filippine, Stati Uniti (California), Cina, Brasile, Argentina… Non proprio il chilometro zero. Forse la filiera italiana della frutta secca non sta comprendendo l’opportunità del momento. La mia ricerca di noci italiane continuerà anche nel 2022.

GIORGIO VAIANA
FARINA
In questi lunghi mesi di pandemia, tutti abbiamo familiarizzato con impasti (più o meno riusciti) per fare pane o pizza. E tutti, con poca attenzione, abbiamo acquistato le farine al supermercato. Magari comprando quella in offerta. Un euro per un chilo. Ecco, mi piacerebbe che il 2022 portasse la consapevolezza di quanto sia determinante questo prodotto per “dare vita” ai cibi che comunemente consumiamo a pranzo e cena, come pasta, pane, ma anche i dolci che ci piace concederci. La farina di qualità dovrebbe essere una scelta quasi obbligata non solo per chi vuole mangiare sano, ma anche per chi vuole preparare un prodotto degno di essere chiamato cibo. Per questo ho parlato di consapevolezza. In primis noi consumatori dovremmo farci venire il sospetto che qualcosa non va se un chilo di pane, a Palermo per fare un eempio, costa due euro e spicci al chilo. Di certo non può essere fatto con farina di altissima qualità che viene venduta, al dettaglio, anche a 4 euro al chilo. Ma sono certo che se tutti avessero più coscienza di come una farina fatta “come Dio comanda” abbia un costo di base importante, non avremmo nessuna difficoltà a pagare qualcosina in più con un pane fatto bene. Ecco, spero che il 2022porti tanto story-telling nel mondo dei lievitati. Ne hanno davvero bisogno.

TITTI CASIELLO
PANE RAFFERMO
Pane, olio e sale. E’ la merenda che mi preparava mio nonno. A volte pane, olio e zucchero. Non so quale mi piacesse di più, ma so di certo che aspettavo quel momento, a volte per un giorno intero. Se avessi perseguito in questa mia merenda salutare, probabilmente, oggi sarei ambasciatrice della dieta mediterranea, ma tra tempi stretti, scatti e cibi veloci, conservo quel pane e quel momento come uno scorcio di intimità che mi concedo di rado, ma che di sovente si presenta alle mie papille gustative sotto altre forme. Troppo presto, infatti, ho lasciato la mia città di mare, per andare a vivere in una, a volte, troppo grigia. Ed è stato da subito che, pur inconsapevolmente, ho imparato a rivivere quel ricordo mescolandolo a quel cibo, a volte nascosto in una polpetta al sugo alla napoletana maniera, o viaggiando tra i capisaldi della cucina toscana l’ho risentito sotto forma di pappa al pomodoro, in Sicilia poi l’ho ritrovato come pane fritto e la mia vicina di casa mi ha insegnato come sgretolarlo in pan grattato. L’arte del non buttare (o semplicemente di fare troppo tardi dal lavoro e trovare il panettiere già chiuso) mi ha fatto, poi, ingegnare nelle più astruse forme di bruschetta. E delle sere, poi, a Milano, fa davvero freddo e il pane cotto e una tazza di latte caldo diventano il mio comfort food. Ogni volta, insomma, le molecole dell’odore del pane mi hanno sempre riportato alla mia infanzia, a mio nonno, e mi hanno fatto stare bene. Penso che il pane (raffermo) non sia un must have dell’anno 2021, ma un cibo eterno.

AMBRA CUSIMANO
PASTA
Uno dei prodotti italiani più conosciuti ed apprezzati al mondo. La pasta è buonissima e soprattutto versatile. Lunga o corta, ad ogni formato il suo condimento, ma siamo sempre liberi di scegliere ciò che più ci aggrada, tanto la pasta non ci giudicherà in alcun caso. Per me la pasta rimanda ad un bellissimo ricordo d’infanzia, quando con mia nonna preparavamo la pasta fresca insieme. Una volta secca la cucinavamo e la condivamo con salsa di pomodoro, basilico e tanto Parmigiano. Così un semplice piatto è diventato una tradizione che ha creato un legame indissolubile tra due persone.

ROBERTO CHIFARI
BIRRA
Ancora una volta scommetto sulla birra. Per me è e resta il prodotto di punta anche per l’anno appena concluso. La birra artigianale ha conosciuto una crescita senza eguali negli ultimi due anni. Il motivo del successo è semplice: piace a tutti, è di facile accesso ed esalta la piccola produzione italiana. Puntiamo forte su questo prodotto perché può darci grandi soddisfazioni. Basta crederci!

FILIPPO FIORITO
CHAMPAGNE
Parto da un evento: Champagne Experience, Modena 11 ottobre. A conclusione della manifestazione si incontra il board dell’organizzazione per dirsi, tra visi corrucciati e preoccupati, che non c’è più champagne in giro. Il prodotto sta finendo e per l’Italia, nei mesi a seguire, diventerà di sempre più difficile reperimento. È un paradosso che proprio a conclusione di una delle più importanti, forse la più importante manifestazione sullo champagne in Italia siano state dette quelle parole. Quindi gli italiani hanno iniziato a bere sempre più champagne? O se n’è importato meno per colpa dei timori legati alla pandemia e, dunque, per la paura di non riuscire a vendere le quantità acquistate? Sia come sia, da novembre in poi, effettivamente, molte etichette non sono più state sul mercato e chiunque abbia – o frequenti – una buona enoteca o un ristorante con una qualche selezione di champagne sa come alcuni prodotti siano diventati introvabili. Gli importatori hanno fatto pressione sulle maison per avere le bottiglie il prima possibile, gli agenti sono stati tartassati dagli ordini e i titolari delle varie attività dove si consumano le famose bollicine francesi si sono dovuti arrabattare per reperirne di nuovi in mancanza di quelli che avevano sempre trattato. Nel 2022 ne berremo ancora di più? È un processo, l’incremento del consumo di champagne in Italia, destinato a crescere o il dato del 2021 è legato alle ansie e ai timori di questi anni horribiles di pandemia? Lo scopriremo presto, intanto buoni festeggiamenti con un augurio che sia un anno pieno di bollicine.

FEDERICO LATTERI
UNA STORIA DA RACCONTARE
Nonostante il momento difficile, nell’ultimo anno il settore dell’enogastronomia non ha smesso di arricchirsi con nuove proposte. Tanti prodotti di qualità in grado di raccontarci un territorio e a volte una storia. Oggi, come non mai, si va alla ricerca di un’esperienza che non sia fatta semplicemente di gusto e olfatto, ma di contenuti emozionali. Le storie di chi ha abbandonato tutto per inseguire un sogno, di chi non ce l’ha fatta, ma ha riprovato tante volte e alla fine ha creato qualcosa, di chi ha cambiato totalmente vita, lasciando un lavoro sicuro per dedicarsi ad altro, non sono solamente vicende personali, ma fanno parte di ciò che un buon vino o un qualsiasi frutto della terra ci può regalare. Quest’anno sono tantissimi i casi che ci dimostrano come il racconto, soprattutto quello fatto di storie belle, ricche di significato, non è più una semplice introduzione, ma una parte integrante del prodotto, a volte potremmo dire il prodotto stesso, ciò che vogliamo comprare e condividere.

ALESSANDRA MELDOLESI
SOSTENIBILITA’
Sarebbe scontato dire che il mantra del 2022 sarà la sostenibilità, ambientale ed economica. La ristorazione sarà chiamata gioco-forza a centrare nuovi equilibri nel suo modus operandi, anche a causa della crisi delle vocazioni.Quindi per me il 2022 non potrà che essere l’anno dell’immaginazione e del rinascimento.

CLARA MINISSALE
CAFFE’
Finalmente tipologia, caratteristiche, sentori, origini e metodi di estrazione non sono più un argomento per pochi intimi. La cultura del caffè si estende ed espande e l’auspicio è che, a parte gli appassionati, sempre più bar e ristoranti inizino a prestare la giusta attenzione alla qualità di ciò che finsce nella tazzina.

MICHELE PIZZILLO
ROERO
Di territorio come il Roero, in Piemonte, probabilmente c’è n’è poco in giro per l’Italia. Un viaggio nelle terre del Roero è sicuramente un’immersione nella storia e nell’anima di un territorio bellissimo che Francesco Monchiero, presidente del Consorzio di tutela del Roero sintetizza in “baciato dal sole d’estate e accarezzato dalla neve d’inverno”. E, un altro vignaiolo che ha sempre guardato oltre il presente, Giovanni Negro, aggiunge l’impegno dei produttori nel tutelare il territorio da “corpi estranei” come l’utilizzo di prodotti chimici in vigna. Il Roero è sicuramente uno dei prodotti che caratterizzeranno il 2022. Intanto per il territorio coperto di vite e di una gran bella varietà di piante da frutta, con al centro il nocciolo e il pesco; l’inserimento nella lista dei paesaggi Patrimonio dell’Umanità tutelati dall’Unesco; l’impegno del Consorzio di Tutela del Roero – 231 soci di cui 146 produttori e 85 viticoltori. E, poi, la costanza nell’organizzare, da più di trent’anni, un premio giornalistico che porta alle terre del Roero all’incirca un mezzo migliaia di articoli pubblicati da media di tutto il mondo. Questa è la forza di un territorio viticolo unico – qualcuno lo ha paragonato alla Borgogna – che annovera la produzione di grandi vini rossi (esempio il Barolo e non solo) e il bianco Roero Arneis, sia pure da “fratello minore” del rosso, ma di grande qualità e, adesso, disponibile anche in versione riserva.

GIANLUCA ROSSETTI
PASTA
Grano tenero e uova, grano duro e acqua, la pasta può essere fatta in tantissimi modi ed è espressione massima di storia e tradizione di un luogo. Nel 2021 mi sento di dire che la mia parola è “pasta”, una macrocategoria più che un prodotto, ma quest’anno tante persone hanno riscoperto il piacere di un buon piatto di pasta, e questa non può essere che una bella notizia. Dopo le assurde battaglie al carboidrato, la pasta (così come la pizza) hanno riscoperto nuova vita, e questo è il potere e il bello della semplicità. Viva la pasta!

FOSCA TORTORELLI
AGRICOLTURA SINERGICA
“Agricoltura sinergica”
L’agricoltura sinergica è un metodo di coltivazione elaborato dall’agricoltrice spagnola Emilia Hazelip (1938-2003) a partire dagli anni 1980, adattando al clima mediterraneo i principi dell’agricoltura naturale estrapolati dall’agronomo giapponese Masanobu Fukuoka (1913-2008). Per l’agricoltura sinergica: “mentre la terra fa crescere le piante, le piante creano un suolo fertile”. Si tratta di un metodo per coltivare la terra rispettoso della natura, che incoraggia una produzione agricola che utilizzi l’auto-fertilità del suolo. In questo anno si è sicuramente prodotto di più in tal senso e nelle tante realtà ristorative e familiari, si è diffuso sempre più l’uso di ortaggi prodotti in tal modo.

MANUELA ZANNI
AGRUMI SICILIANI
Il prodotto del 2021 sono gli agrumi siciliani. Prezioso dono della Conca d’Oro, gli agrumi rappresentano un prodotto dal valore inestimabile e dalla indubbia importanza per l’economia isolana. Da siciliana doc quale sono non posso che essere orgogliosa dei doni della mia terra ed il mio proposito per il nuovo anno sarà esserne sempre più convinta ambasciatrice.

ALESSIA ZUPPELLI
VINO BIANCO
Giovane, forse troppo, con dei riflessi verdolini e una freschezza piuttosto spinta. Magari frizzantino. Questo è probabilmente l’identikit del vino bianco giovane così tanto richiesto in alcune occasioni che sta per finire nei magazzini delle cantine, negli scaffali della grande distribuzione e certamente nei frigoriferi delle attività di ristorazione. Quelle annate 2020 che in molti non hanno avuto il piacere di evolversi potrebbe rientrare nel novero dei prodotti che non avremo più il piacere di condividere. Sarà capitato di sicuro ai sommelier, e in generali agli operatori di sala, di sentirsi richiedere addirittura un vino bianco addirittura dell’anno corrente. Che questo 2021 possa portare via con sé falsi miti e dicerie sul vino e sul consumo di questa bevanda, lasciando in pace, invece, quelle etichette che hanno bisogno solo di riposare.

C.d.G.