Giornale online di enogastronomia • Direttore Fabrizio Carrera
Scenari

Inizia la ‘Guerra del latte’: “No al crollo dei prezzi”. Intanto hanno chiuso mille stalle

08 Novembre 2015
latte_coldiretti latte_coldiretti


(Il ministro Maurizio Martina al presidio degli allevatori della Coldiretti)

Difendere il lavoro, gli animali, le stalle e dire 'no' al crollo dei prezzi. Con questo obiettivo, oggi migliaia di allevatori della Coldiretti hanno lanciato la 'guerra del latte', prendendo d'assedio il centro di distribuzione dei prodotti della multinazionale del latte francese Lactalis a Ospedaletto Lodigiano. 

Gli allevatori sono arrivati, dalle prime ore del mattino, con mucche e un centinaio di trattori per dire basta al fatto che il latte italiano venga ''sottopagato''. Una rassicurazione è però subito giunta dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, che ha garantito il sostegno del governo alla lotta degli allevatori.

''Bisogna pagare il giusto prezzo del latte agli allevatori, perché così non si può andare avanti. La situazione è esasperata ed è tempo di assumersi responsabilità all'altezza del valore della filiera agroalimentare italiana'', ha detto il ministro incontrando i manifestanti. Ed ancora: ''Servono atti concreti – ha sottolineato – e per questo martedì incontrerò a Milano i rappresentanti di Assolatte''. Il governo, ha precisato, ''sta facendo tutto il possibile per tutelare i 35mila allevatori italiani con misure mai viste nel nostro paese'', come il decreto per il fondo latte da 500 milioni firmato proprio ieri. Ma l'attacco alla Lactalis ha avuto anche grande valenza simbolica: dopo aver conquistato i grandi marchi nazionali Parmalat, Galbani, Invernizzi e Locatelli, è diventata il primo gruppo del settore. Il colosso d'oltralpe, dopo aver fatto dunque ''campagna acquisti con i principali marchi del Made in Italy – è la denuncia di Coldiretti – ora fa affari sulle spalle dei produttori imponendo una politica dei prezzi al ribasso iniqua e squilibrata''. Gli allevatori chiedono, al contrario, il rispetto della legge 91 del luglio 2015 che, in esecuzione dei principi comunitari, impone che il prezzo del latte alla stalla debba essere commisurato ai costi di produzione. A ciò si aggiunge il fatto che le importazioni dall'estero, affermano gli allevatori, ''vengono spacciate come Made in Italy per la mancanza di norme trasparenti sull'etichettatura''.

Il Gruppo Lactalis Italia, da parte sua, fa sapere di rimanere ''aperto a ogni forma di dialogo, nella convinzione che solo in questo modo si possa superare questa difficile fase congiunturale'', ma precisando che ''la situazione di forte riduzione di prezzo del latte non può essere risolta dall'industria di trasformazione''. 
 
Nel 2015 hanno chiuso circa mille stalle, oltre il 60 per cento delle quali si trovava in montagna, con effetti irreversibili sull’occupazione, sull’economia, sull’ambiente e sulla qualità dei prodotti.  La conseguenza è che – sottolinea la Coldiretti – sono sopravvissute a fatica appena 35mila stalle che rischiano però di scomparire nei prossimi mesi perché gli allevatori non riescono a coprire neanche i costi per dare da mangiare agli animali.

 

Dalle frontiere italiane – continua la Coldiretti – passano ogni giorno 3,5 milioni di litri di latte sterile, ma anche concentrati, cagliate, semilavorati e polveri per essere imbustati o trasformati industrialmente e diventare magicamente mozzarelle, formaggi o latte italiani, all'insaputa dei consumatori. Nell’ultimo anno – denuncia la Coldiretti – hanno addirittura superato il milione di quintali le cosiddette cagliate importate dall’estero, che ora rappresentano circa 10 milioni di quintali equivalenti di latte, pari al 10 per cento dell’intera produzione italiana. Si tratta di prelavorati industriali che vengono soprattutto dall’Est Europa che consentono di produrre mozzarelle e formaggi di bassa qualità.
 
Considerato che a fronte di una produzione nazionale di circa 110 milioni di quintali di latte sono circa 86 milioni di quintali le importazioni di latte equivalente dall’estero, c’è il rischio concreto che il latte straniero possa per la prima volta superare quello tricolore. E per ogni milione di quintali di latte importato in più – denuncia la Coldiretti – scompaiono 17mila mucche e 1.200 occupati in agricoltura
 
“A rischio c’è un settore che rappresenta la voce più importante dell’agroalimentare italiano con un valore di 28 miliardi di euro con quasi 180 mila gli occupati nell’intera filiera” ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo nel sottolineare che “in gioco c’è un patrimonio del Made in Italy alimentare che ha garantito all’Italia primati a livello internazionale ma anche un ambiente ed un territorio unico che senza l’allevamento rischia l’abbandono ed il degrado.

C.d.G.